Le morti striscianti del caro sanità

Caro Operai Contro, mentre Renzi si vanta aver abbassato le tasse ai ricchi, sono sempre più numerose le persone che non possono curarsi perché povere. I dati ufficiali parlano del 10%, ma a mio parere sono molti di più. Questa è sicuramente la causa principale per cui nel 2015 in Italia, sono morte 54mila persone in più del 2014. Il rapporto Istat sugli indicatori demografici 2015, ha confermato le stime dei mesi scorsi: in Italia l’anno scorso i decessi hanno toccato quota 653mila, 54mila in più del 2014 (+9,1%). Con un tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, […]
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Caro Operai Contro,

mentre Renzi si vanta aver abbassato le tasse ai ricchi, sono sempre più numerose le persone che non possono curarsi perché povere. I dati ufficiali parlano del 10%, ma a mio parere sono molti di più. Questa è sicuramente la causa principale per cui nel 2015 in Italia, sono morte 54mila persone in più del 2014.

Il rapporto Istat sugli indicatori demografici 2015, ha confermato le stime dei mesi scorsi: in Italia l’anno scorso i decessi hanno toccato quota 653mila, 54mila in più del 2014 (+9,1%). Con un tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, che è risultato il più alto dal secondo dopoguerra in poi.

Saluti da una lettrice

 

ANSA

Il 10% degli italiani rinuncia a curarsi.

I dato del Rapporto 2015 curato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.

Differenze da una regione all’altra

L’ITALIA è sempre più divisa nell’accesso alle cure e quasi un cittadino su 10 rinuncia a curarsi per motivi economici, legati al costo dei ticket, e per le lunghe liste di attesa. La denuncia arriva dal Rapporto 2015 dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, curato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.

Un cittadino su 4, fra gli oltre 26mila che si sono rivolti al Tribunale nel 2015, lamenta difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie per liste di attesa (oltre il 58%) e per ticket (31%). In particolare sono i residenti in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sicilia e Veneto a lamentarsi di attendere troppo per visite ed esami. Al Sud si riscontra la maggior quota di rinunce (11,2%); al Centro è il 7,4% dei residenti a non curarsi ed al Nord il 4,1%. L’attesa poi non è uguale per tutti: per una visita ortopedica i tempi minimi si registrano al Nord (un mese), quelli massimi al Centro (2 mesi), e per una visita cardiologica con ECG si va dal minimo di 42,8 giorni nel Nord-Ovest al massimo di 88 al Centro.

Fino a 115 giorni per un’ecografia. Ed ancora: per l’ecografia completa all’addome si attende da un minimo di 57 giorni nel Nord Est ad un massimo di 115 giorni al Centro; per la riabilitazione motoria si va dai quasi 13 giorni del Nord Est ai quasi 69 giorni del Sud. In generale, su un campione di 16 prestazioni sanitarie, i tempi minimi di attesa si registrano tutti al Nord, mentre i tempi massimi, in 12 casi su 16, sono segnalati al Centro. Nel Sud, ed in particolare in Puglia e Campania, i cittadini ricorrono più di frequente agli specialisti privati per aggirare il problema dei tempi troppo lunghi nel pubblico.

Se il ticket cambia da una regione all’altra. Anche sui ticket si registrano notevoli differenze da una regione all’altra: sulle stesse 16 prestazioni i ticket più bassi nel pubblico si registrano prevalentemente nel Nord Est, quelli più elevati nel Sud. Critica l’istantanea scattata dal Rapporto Tdm sull’accesso a cure e prestazioni di vario genere, ma anche sulla prevenzione che “si fa a macchia di leopardo, con un Sud che arranca e regioni come Lazio e Veneto che fanno passi indietro rispetto al passato”. Altrettanto diversificato di regione in regione è anche l’accesso ai farmaci innovativi, soprattutto per i tumori e l’epatite C. E nelle Regioni in cui il cittadino sborsa di più, per effetto dell’aumento della spesa privata per le prestazioni e della tassazione, i livelli essenziali sono meno garantiti che altrove.

“Ridurre le diseguaglianze”. “E’ ora di passare dai piani di rientro dal debito ai piani di rientro nei Livelli Essenziali di Assistenza, cruciali – afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tdm di Cittadinanzattiva – per la salute dei cittadini e la riduzione delle diseguaglianze. Per andare dietro alla sola tenuta dei conti, oggi alcune regioni in piano di rientro hanno un’offerta dei servizi persino al di sotto degli standard fissati al livello nazionale, ma con livelli di Irpef altissimi e ingiustificabili dai servizi resi”.

 

 

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