IL SINDACO DEI PADRONI

Redazione di O.C. La borghesia milanese ha risolto il problema del controllo dell’amministrazione comunale. Se prima doveva ricorrere alla forma di mediazione di partito, per formare il comitato di gestione che curava i loro affari, nominando un burocrate a difesa dei loro interessi, con tutti i rischi che le mediazioni con i partiti comportano. Dall’elezione della giunta Albertini in poi, la borghesia milanese ha deciso di intervenire esplicitamente nel controllo diretto della città, gestendo così direttamente al meglio i propri affari. Nella corsa alla poltrona di sindaco di Milano corrono in campi avversi due bei borghesi, che hanno curato […]
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Redazione di O.C.

La borghesia milanese ha risolto il problema del controllo dell’amministrazione comunale. Se prima doveva ricorrere alla forma di mediazione di partito, per formare il comitato di gestione che curava i loro affari, nominando un burocrate a difesa dei loro interessi, con tutti i rischi che le mediazioni con i partiti comportano. Dall’elezione della giunta Albertini in poi, la borghesia milanese ha deciso di intervenire esplicitamente nel controllo diretto della città, gestendo così direttamente al meglio i propri affari.
Nella corsa alla poltrona di sindaco di Milano corrono in campi avversi due bei borghesi, che hanno curato gli interessi dei padroni, prima nelle loro attività private: Giuseppe Sala come amministratore delegato prima di gomme Pirelli, poi come direttore generale di Telecom e come senior advisor per Nomura Bank e infine come commissario unico e amministratore delegato per conto del governo, per l’Expo 2015. Diventando di seguito membro del C.D.A. di Cassa Depositi e Prestiti. Con un passato anche di general menager del comune di Milano, con l’amministrazione del sindaco Letizia Moratti.
Stefano Parisi, viceversa, ha cominciato la sua attività professionale all’ufficio studi della CGIL, per poi sviluppare la sua carriera di burocrate nell’amministrazione statale dal 1984 al 1997. Facendo carriera come funzionario amministrativo, per arrivare alla carica di capo del dipartimento per gli Affari economici della presidenza del Consiglio dei ministri.
Nel 1997 divenne city maneger del sindaco Albertini (a lui si deve l’accordo del patto su Milano che introduceva il capestro dei contratti a termine e la retribuzione ridotta in deroga ai contratti nazionali).
Dal 2000 al 2004 divenne presidente di confindustria, per poi diventare amministratore delegato di FastWeb ricevendo anche un avviso di garanzia per essere stato coinvolto nello scandalo Fastweb-Telecom .
Questi sono i borghesi che vogliono la poltrona di sindaco di Milano per meglio gestire i loro affari e gli affari della cricca dei padroni loro amici.
Sala ricorrendo alla farsa delle primarie per accalappiare i voti della piccola borghesia radicl chic.
Parisi, nominato da Berlusconi e da Salvini per curare meglio gli interessi dei propri datori di lavoro.
Nel nome del bene della città stringeranno in un abbraccio mortale chiunque vada a votare per loro e per la loro cricca.
Gli operai e i proletari milanesi non hanno nulla a che spartire ne’ con questi figuri ne’ tanto meno con chi li vorrebbe spingere al voto come una massa di buoi mandati al macello per una lista più di “sinistra”.
Lo scontro per il controllo del comune di Milano e degli affari che ne deriveranno riguarda la classe dominante. Sono tutti interni alle classi superiori, grande, media e piccola borghesia.
Gli interessi degli operai e dei proletari sono diametralmente opposti a quelli dei padroni e dei loro servi, per noi operai il voto non porta nessun guadagno, non avremo nessun beneficio da alcuno di questi candidati ne da nessuna amministrazione, se non altre legnate sul groppone per gli affari delle classi borghesi.

Cordiali saluti

Un operaio di Milano astensionista.

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