La Shoah di ieri cancella quella in corso

Caro Operai Contro, con la giornata della memoria si celebra la Shoah storica. Nessuno osa chiamare con lo stesso nome la Shoah attuale che si sta consumando con milioni di persone costrette a trasmigrare da un continente all’altro, da uno Stato all’altro. Nessuno si danna perché si sappiano le ragioni di questo nuovo olocausto. La società dei padroni taglia corto dandone la colpa al “terrorismo”. Quanti migranti sono affogati e quanti ne affogano ogni giorno nei mari, sotto gli occhi di governi, politici e loro apparati che, con la compiacente e ricca pletora sociale, solennemente celebrano “La giornata della […]
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Caro Operai Contro,

con la giornata della memoria si celebra la Shoah storica. Nessuno osa chiamare con lo stesso nome la Shoah attuale che si sta consumando con milioni di persone costrette a trasmigrare da un continente all’altro, da uno Stato all’altro. Nessuno si danna perché si sappiano le ragioni di questo nuovo olocausto. La società dei padroni taglia corto dandone la colpa al “terrorismo”.

Quanti migranti sono affogati e quanti ne affogano ogni giorno nei mari, sotto gli occhi di governi, politici e loro apparati che, con la compiacente e ricca pletora sociale, solennemente celebrano “La giornata della memoria?”.

I macellai di oggi, assolvono se stessi, prendendo le distanze dai macellai di ieri.

Nessuno può più parlare dei naufragi come di una “fatalità”. Sono il frutto di una lunga e deliberata mancanza politica dell’accoglienza. I responsabili delle vittime  dei naufragi, non sono meno responsabili dei macellai dei campi di concentramento.

L’informazione della società dei padroni, tiene ben separate le due questioni.

Quante trasmissioni sulla Shoah in questi giorni? Nessun conduttore, nessun dibattito insinua il sospetto che l’attuale Shoah si sta consumando non meno disastrosa, in campi di concentramento, fatti in primis dalle quotidiane tragedie in mare, e poi da migliaia di profughi a piedi fino a 20 gradi sotto zero, camminare per settimane o mesi, fra bivacchi improvvisati verso un confine e cambiare rotta, vagando perché respinti.

La chiusura delle frontiere non è che il tentativo di quei paesi europei che, non potendo contare sugli affogamenti in mare, vogliono fermare gli ingressi, circoscrivere nei confini nazionali gli emigranti, e riservare loro una soluzione a prescindere, sia dagli altri paesi, ma soprattutto dalla cosidetta “accoglienza umanitaria”.

Saluti Ornella Vasca

 

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