AFGHANISTAN: LA GUERRA CONTRO L’OCCUPAZIONE

Redazione  di Operai Contro, la guerra contro gli occupanti va avanti in Afghanistan da più di 15 anni. Le stragi degli occupanti non hanno indebolito i partigiani. Gli occupanti non sanno come scappare. Il gangster Renzi non ha da essere contento, ma tanto in afghanistan con la tuta mimetica da fighetto lui non c’è. Un vostro lettore Cronaca La Stampa francesco semprini new york Nel giorno in cui si annuncia il rilancio dei negoziati di pace per l’Afghanistan, un nuovo attentato al centro di Kabul di matrice taleban fa ripiombare il Paese intero nel terrore. Ieri notte era giunta […]
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Redazione  di Operai Contro,

la guerra contro gli occupanti va avanti in Afghanistan da più di 15 anni. Le stragi degli occupanti non hanno indebolito i partigiani. Gli occupanti non sanno come scappare. Il gangster Renzi non ha da essere contento, ma tanto in afghanistan con la tuta mimetica da fighetto lui non c’è.

Un vostro lettore

Cronaca La Stampa

francesco semprini
new york

Nel giorno in cui si annuncia il rilancio dei negoziati di pace per l’Afghanistan, un nuovo attentato al centro di Kabul di matrice taleban fa ripiombare il Paese intero nel terrore. Ieri notte era giunta la notizia secondo cui il 16 gennaio prossimo si terrà il primo incontro del quartetto Afghanistan, Pakistan, Cina e Stati Uniti, per tentare di rimettere in moto il processo di pace afghano. Il via libera al tentativo di far ripartire il dialogo fra il governo di Kabul ed i talebani è venuto dalla Conferenza «Heart of Asia» tenuta il 9 dicembre ad Islamabad.

 

Nel luglio scorso le parti avevano tentato un avvicinamento durante un incontro a porte chiuse nella capitale pakistana, ed avevano deciso di incontrarsi di nuovo entro breve per un secondo round. Ma l’annuncio della morte del leader supremo taleban, Mullah Omar, avvenuta due anni prima ha fatto fallire la ripresa dl dialogo creando lotte intestine al movimento nato nelle scuole coraniche a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. Il 2016 però vedrà un ripresa del dialogo grazie ad una intensa attività diplomatica afghano-pachistana, a cui ha collaborato anche il premier indiano Narendra Modi che si è recato a Kabul e a Lahore (Pakistan centrale). Il volo della colomba di pace verso il martoriato Pese dell’Asia centrale viene però minacciato dalla violenza dei talebani.

 

Nella capitale un kamikaze inviato dai talebani ha fatto esplodere l’auto su cui viaggiava davanti al ristorante francese «Le Jardin» nel quartiere residenziale di Taimani, con un bilancio di due morti, fra cui un bambino, e più di 15 feriti. Il portavoce taleban, Zabihullah Mujahid, ha immediatamente rivendicato l’operazione su Twitter in cui ha confermato che l’obiettivo era il ristorante, e che «numerosi invasori» erano stati uccisi.

 

Il bilancio delle vittime, come spesso avviene nelle rivendicazioni degli insorti, non coincide con le informazioni ufficiali. Subito dopo l’attentato, ingenti forze di sicurezza sono giunte sul posto isolando l’area, e secondo una fonte delle polizia una persona in fuga con una divisa da agente è stata arrestata. I numerosi feriti, invece, sono stati trasferiti nel vicino ospedale di Emergency di Gino Strada. Un bambino di 12 anni, che si trovava fra di essi, è deceduto però poco dopo il ricovero.

 

Il presidente Ashraf Ghani, che con il coordinatore del governo Abdullah Abdullah si era recato in visita nella provincia di Panjshir, ha condannato con forza l’attacco. Nei giorni passati era stato il generale John Campbell, capo della missione Nato Resolute Support, a denunciare le labili condizioni di sicurezza nel Paese e chiede di mantenere lo sforzo bellico di 9.800 uomini anche dopo il 2016. I taleban hanno recuperato vigore e controllo del territorio, e anche Al Qaeda si è riaffacciata nel Paese riaprendo campi di addestramento.

 

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