La piattaforma delle elemosine

La FIOM si presenta nelle fabbriche con la nuova proposta di piattaforma per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Vuole il consenso degli operai noi voteremo no, e spieghiamo il perché. La bozza presentata a Cervia il 23/24 ottobre è una ipotesi di piattaforma che si discosta poco da quelle già presentate dagli altri due sindacati dei metalmeccanici (FIM e UILM).   Primo problema: Per responsabilità diretta dei gruppi dirigenti sindacali , gli operai metalmeccanici si presentano ai padroni con richieste diverse, diverse tempistiche contrattuali e divisi su come condurre le trattative. La Confindustria esulta. Il problema possono risolverlo […]
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La FIOM si presenta nelle fabbriche con la nuova proposta di piattaforma per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Vuole il consenso degli operai noi voteremo no, e spieghiamo il perché.

La bozza presentata a Cervia il 23/24 ottobre è una ipotesi di piattaforma che si discosta poco da quelle già presentate dagli altri due sindacati dei metalmeccanici (FIM e UILM).

 

Primo problema:

Per responsabilità diretta dei gruppi dirigenti sindacali , gli operai metalmeccanici si presentano ai padroni con richieste diverse, diverse tempistiche contrattuali e divisi su come condurre le trattative. La Confindustria esulta. Il problema possono risolverlo solo gli operai mandando a casa questi gruppi dirigenti, non ci serve l’unità sindacale al compromesso. Gli operai devono ricostruire la loro unità, coalizzarsi contro gli “imprenditori” e contro le parrocchie sindacali e le loro divisioni interessate. Un nuovo sindacalismo operaio è necessario.

 

Secondo problema:

Landini non sa fare il sindacato. Il sindacato esiste ed è forte se difende concretamente gli interessi degli operai, la parte generale della piattaforma va in tutt’altra direzione. Gli operai dovrebbero lottare per spingere le imprese, e cioè volgarmente, spingere i padroni “ad investire per incrementare la produttività”, e cioè volgarmente, spingerli ad aumentare lo sfruttamento, e con “il miglioramento della capacità competitiva” far fuori gli operai concorrenti. Con queste premesse in cui gli interessi operai vengono annegati nei profitti dei padroni cosa ci potevamo aspettare dalla piattaforma contrattuale?

 

Veniamo ai punti della piattaforma:

 

1) Innovazione e sperimentazione contrattuale….

La piattaforma FIOM rivendica l’applicazione dell’accordo sulle rappresentanze sindacali firmato con FIM e UILM con accordo interconfederale del 10 gennaio 2014 . Siamo rovinati, lottare per fare applicare un accordo che ci consegna mani e piedi, alle scelte di dirigenti sindacali compromessi.

 

2) Titolarità congiunta RSU……..

Anche questo punto come il precedente, riconferma la titolarità delle trattative a chi ha sottoscritto l’accordo sulla rappresentanza, aggiungendo la pericolosa condizione di uniformare la contrattazione aziendale alla piattaforma nazionale, evitando così che le RSU possano richiedere premi di produzioni che non siano legati a parametri di produttività: “al fine di perseguire obiettivi programmati di crescita della produttività …”. E facendo riferimento all’accordo sulle rappresentanze impone il “raffreddamento”, cioè la possibilità per il padrone di ricorrere a sanzioni contro le RSU, o contro gli operai che decidessero di scioperare oltre il contratto nazionale. La “libertà di sciopero” messa sotto tutela dei sindacalisti collaborazionisti!

 

3) Partecipazione negoziata……

Con questo punto la FIOM torna a ribadire il concetto di cooperazione nelle scelte aziendali da parte del sindacato, concetto tanto caro alla borghesia sindacale, che sostanzialmente reintroduce una compartecipazione nelle scelte aziendali da parte del sindacato per tentare di determinare la produzione e il prodotto e le politiche occupazionali, concetto che si è sempre rivelato una scelta ideologica che ha favorito sempre il padrone. Il padrone ammette una sola cooperazione, sostenere i suoi guadagni. Nella realtà la FIOM ha sempre firmato accordi che chiudevano le fabbriche attraverso l’uso degli ammortizzatori sociali, in barba al tanto decantato controllo delle politiche industriali.

 

4) Tavolo permanente per una produzione aziendale…….

Anche questo un punto, assolutamente fantasioso, la FIOM “rivendica” la riorganizzazione di prodotti e di sistemi produttivi nell’ambito di una riconversione ecologica. Come se il profitto non fosse il perno dei processi produttivi, come se i padroni non sapessero ricavare profitto dal mercato. Nella realtà su questo terreno la Fiom segue la piccola borghesia che per i propri interessi, fantastica di costruire un mondo migliore con piccoli aggiustamenti su cosa produrre ; non sul come gli operai sono costretti a produrre.

Finalmente si parla di soldi

 

5) Contrattazione annua del salario

Veniamo ora alla parte più importante della piattaforma, la contrattazione salariale annuale, quella che riguarda gli aumenti salariali. La vera “carne” che interessa gli operai. Nella parte che riguarda le rivendicazioni salariali ci sono ben tre questioni di estrema importanza e che sono delle vere e proprie trappole per il portafoglio degli operai.

 

A – La direzione della FIOM è più realista del Re, richiede che gli aumenti vengano definiti ogni anno per aderire meglio alle disponibilità dei padroni. Nessuno ci racconti che ogni anno si conquisteranno gli aumenti con scioperi e lotte. Si risolverà tutto, se va bene, con un aumento miserabile il primo anno, poi si vedrà.

B – La quantità di richiesta del (3%) “degli attuali minimi salariali” ma il 3% sta ben al di sotto della soglia dell’inflazione, oramai arrivata oltre il 5% per gli anni di riferimento. Come conseguenza il salario scenderà ancora, al di là delle dichiarazioni del governo e dell’ISTAT che dichiarano apertamente la deflazione. Sappiamo benissimo che i prezzi aumentano da un giorno all’altro. Un chilo di pane in media, che ieri costava 3,60 euro, oggi costa 3,80 euro, in barba al tanto dichiarato controllo dei prezzi. Il salario non segue più costo reale della vita, ma ci si deve adeguare all’“andamento del settore della produzione aziendale”

 

C – Conglobamento nel minimo salariale del terzo elemento, con questa genialità gli operai ed i lavoratori di fatto si aumentano il salario con le proprie spettanze, una questione già vissuta tempo fa con la conglobazione dell’E.D.R. nella busta paga.

La richiesta salariale è sotto l’inflazione, non recupera la perdita del potere di acquisto nemmeno degli ultimi due anni. Landini come i suoi interlocutori di FIM e UILM è per chiedere un’elemosina, la difesa del salario è franata, ma almeno ci risparmino le prediche televisive sull’area di povertà che coinvolge “il mondo del lavoro”.

 

6) Orario di lavoro

La linea tratteggiata dalla FIOM sulla questione della durata e delle modalità d’uso dell’orario di lavoro riporta indietro l’orologio agli anni 60, qui la borghesia sindacale dà il meglio di sé nel farsi coprotagonista degli interessi del padrone, dichiarando nella piattaforma di voler saturare gli impianti e aumentare la produzione per sostenere la piena occupazione. L’introduzione della 4 squadra per 18 turni settimanali, significa l’estensione della settimana lavorativa 7 giorni su 7, condizione caratteristica per le produzioni a ciclo continuo. Oggi, di fatto, grazie a questa “acuta pensata” , anche chi non è coinvolto nel ciclo continuo ,per ragioni determinate dalle scelte aziendali, può vedersi costretto alla settimana lavorativa su sette giorni. Ma non è finita qui, si rivendica l’utilizzo della fruizione dei riposi lavorati nell’arco di tutta la vita lavorativa, così da determinare l’utilizzo della banca ore per sempre.

 

Questo meccanismo proposto dalla FIOM, introduce il pieno utilizzo di sabati e domeniche, per far fronte a commesse o ordini impellenti, tutto gestito e deciso da gruppi dirigenti aziendali che usano gli operai a propria discrezione: quando la fabbrica ha uno scarico di lavoro si utilizzano le giornate lavorate di sabato o di domenica per stare a casa. Un elastico produttivo pagato, lavori quando è necessario, quando c’è lo scarico di lavoro stai a casa utilizzando le ore accumulate. Eliminando così anche le maggiorazioni dello straordinario, due piccioni con la classica fava.

 

Questa non è una piattaforma di difesa degli interessi degli operai, è un tentativo di raccogliere le briciole che possono cadere dal tavolo, dove banchettano gli industriali, dove i profitti devono essere garantiti e aumentati.

La critica deve travolgere un sindacalismo che ha fallito su tutta la linea. Ricominciare daccapo, imporre un sindacalismo degli operai.

È chiaro che il nostro disaccordo è totale, votiamo no.

 

Il partito operaio                                  [email protected]                         6 novembre 2015

Da diffondere come volantino

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