Commento alla “Lettera alla sinistra italiana” di Oskar Lafontaine.

PER IL DIBATTITO Ricevo da Claudio e volentieri diffondo. Poche ma sentite parole che rimettono i puntini sulle i (ce n’è sempre bisogno). Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere.  Le facce di tolla non conoscono confini… e trovano sempre qualche gonzo (in Italia «Il Manifesto») che gli dà corda. E non per impiccarsi…. d.   Da Sinistrainrete del 19/10/15, riportata dal Manifesto del 15/10/2015 Il sig. Oskar Lafontaine, che si reputa un coerente ed avanzato leader della socialdemocrazia tedesca ed europea, se fosse veramente tale, prima di dare lezioni ai cugini italiani, che come lui […]
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PER IL DIBATTITO

Ricevo da Claudio e volentieri diffondo. Poche ma sentite parole che rimettono i puntini sulle i (ce n’è sempre bisogno).
Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere.  Le facce di tolla non conoscono confini… e trovano sempre qualche gonzo (in Italia «Il Manifesto») che gli dà corda. E non per impiccarsi….
d.

 

Da Sinistrainrete del 19/10/15, riportata dal Manifesto del 15/10/2015

Il sig. Oskar Lafontaine, che si reputa un coerente ed avanzato leader della socialdemocrazia tedesca ed europea, se fosse veramente tale, prima di dare lezioni ai cugini italiani, che come lui operano a sostegno del capitalismo e contro giovani e lavoratori, dovrebbe prima di tutto chiamare alla lotta i giovani e gli operai tedeschi per superare i bassissimi salari di fame imposti dal suo collega di partito Gerhard Schröder. In tal modo darebbe un significativo aiuto ai proletari tedeschi e a tutti i lavoratori europei.
In secondo luogo le sue indicazioni non possono essere ritenute d’un qualche aiuto, essendo insignificanti palliativi atti soltanto a sviare l’attenzione dall’obiettivo di lotta principale, che il sistema capitalistico di produzione, basato sullo sfruttamento della forza-lavoro, e che crea crescenti ingiustizie sociali, crisi e guerre.
Il sig. Lafontaine finge di non sapere che i costi delle svalutazioni competitive, che ci propone, vengono sempre pagati dagli operai e dalle classi povere del paese che le attua, attraverso l’aumento dei costi delle importazioni, petrolio in primis..
Inoltre, lui stesso dice che “lo Sme non č mai stato per­fetto, e che era domi­nato dalla Bundesbank”. Insomma, questo “sinistro” invece di suggerire qualcosa che spinga il movimento operaio e proletario in avanti, propone di tornare sotto il tallone della Bundesbank anziché della Bce!
Insomma, sig. Lafontaine, non ci venga a raccomandare corbellerie, per queste e per varare leggi su leggi a favore di aziende e profitto, e come tali contro giovani, operaie e proletari, abbiamo Matteo Renzi, e mi creda, ci basta.

Lettera alla sinistra italiana

Oskar Lafontaine

L’euro sta de-industrializzando gli stati europei a tutto vantaggio della Germania. L’esempio di Syriza dimostra l’impossibilitą di un governo di alternativa. La sinistra italiana deve unire le forze e lavorare a un nuovo sistema monetario

Care com­pa­gne, cari compagni,

la scon­fitta del governo greco gui­dato da Syriza davanti all’Eurogruppo ha por­tato la sini­stra euro­pea a doman­darsi quali pos­si­bi­litą abbia un governo gui­dato da un par­tito di sini­stra, o un governo in cui un par­tito di sini­stra sia coin­volto come part­ner di mino­ranza, di por­tare avanti una poli­tica di miglio­ra­mento della con­di­zione sociale di lavo­ra­trici e lavo­ra­tori, pen­sio­nate e pen­sio­nati, e delle pic­cole e medie imprese, nel qua­dro dell’Unione euro­pea e dei trat­tati europei.

La rispo­sta č chiara e bru­tale: non esi­stono pos­si­bi­litą per una poli­tica tesa al miglio­ra­mento della con­di­zione sociale della popo­la­zione, fin­tanto che la Bce, al di fuori di ogni con­trollo demo­cra­tico, č in grado di para­liz­zare il sistema ban­ca­rio di un paese sog­getto ai trat­tati europei.

Non esi­stono pos­si­bi­litą di met­tere in atto poli­ti­che di sini­stra se un governo cui la sini­stra par­te­cipi non dispone degli stru­menti tra­di­zio­nali di con­trollo macroe­co­no­mico, come la poli­tica dei tassi di inte­resse, la poli­tica dei cambi e una poli­tica di bilan­cio indipendenti.

Per miglio­rare la com­pe­ti­ti­vitą rela­tiva del pro­prio paese sotto l’ombrello dell’euro, restano al sin­golo paese sot­to­po­sto alle con­di­zioni dei trat­tati euro­pei solo la poli­tica sala­riale, la poli­tica sociale e le poli­ti­che del mer­cato del lavoro. Se l’economia pił forte, quella tede­sca, pra­tica il dum­ping sala­riale den­tro un’unione mone­ta­ria, gli altri paesi mem­bri non hanno altra scelta che appli­care tagli sala­riali, tagli sociali e sman­tel­lare i diritti dei lavo­ra­tori, cosģ come vuole l’ideologia neo­li­be­ri­sta. Se poi l’economia domi­nante gode di tassi di inte­resse reali pił bassi e dei van­taggi di una moneta sot­to­va­lu­tata, i suoi vicini euro­pei non hanno pra­ti­ca­mente alcuna pos­si­bi­litą. L’industria degli altri paesi per­derą sem­pre pił quote sul mer­cato euro­peo e non europeo.

Men­tre l’industria tede­sca pro­duce oggi tanto quanto pro­du­ceva prima della crisi finan­zia­ria, secondo i dati Euro­stat, la Fran­cia ha perso circa il 15% della sua pro­du­zione indu­striale, l’Italia il 30%, la Spa­gna il 35% e la Gre­cia il 40%.

La destra euro­pea si č raf­for­zata anche per­ché mette in discus­sione l’Euro e i trat­tati euro­pei, e per­ché nei paesi mem­bri cre­sce la con­sa­pe­vo­lezza che i trat­tati euro­pei e il sistema mone­ta­rio euro­peo sof­frano di alcuni difetti costitutivi.

Come dimo­stra l’esempio tede­sco, la destra euro­pea non si pre­oc­cupa della com­pres­sione dei salari, dello sman­tel­la­mento dei diritti dei lavo­ra­tori e delle poli­ti­che di auste­ritą pił severe. La destra vuole tor­nare allo Stato nazio­nale, offrendo perņ solu­zioni eco­no­mi­che che rap­pre­sen­tano una variante nazio­na­li­stica delle poli­ti­che neo­li­be­ri­ste e che por­te­reb­bero agli stessi risul­tati: aumento della disoc­cu­pa­zione, aumento del lavoro pre­ca­rio e declino della classe media.

La sini­stra euro­pea non ha tro­vato alcuna rispo­sta a que­sta sfida, come dimo­stra soprat­tutto l’esempio greco.

Atten­dere la for­ma­zione di una mag­gio­ranza di sini­stra in tutti i 19 Stati mem­bri č un po’ come aspet­tare Godot, un autoin­ganno poli­tico, soprat­tutto per­ché i par­titi social­de­mo­cra­tici e socia­li­sti d’Europa hanno preso a modello la poli­tica neoliberista.

Un partito di sinistra deve porre come condizione alla sua partecipazione al governo la fine delle politiche di austeritą.

Tut­ta­via ciņ č pos­si­bile solo se in Europa prende forma una costi­tu­zione mone­ta­ria che con­servi la coe­sione euro­pea, ma che ria­pra ai sin­goli paesi la pos­si­bi­litą di ricor­rere a poli­ti­che capaci di aumen­tare la cre­scita e i posti di lavoro; anche se la pił grande eco­no­mia opera in con­di­zioni di dum­ping salariale.

Pre­sup­po­sto impre­scin­di­bile a que­sto scopo č il ritorno a un sistema mone­ta­rio euro­peo (Sme) miglio­rato, che con­senta nuo­va­mente di ricor­rere alla riva­lu­ta­zione e alla sva­lu­ta­zione. Tale sistema resti­tui­rebbe ai sin­goli paesi un ampio con­trollo sulle rispet­tive ban­che cen­trali e offri­rebbe loro i mar­gini di mano­vra neces­sari per con­se­guire una cre­scita costante e l’aumento dell’occupazione attra­verso mag­giori inve­sti­menti pub­blici, cosģ come per con­tra­stare, tra­mite la sva­lu­ta­zione, l’ingiusto dum­ping sala­riale ope­rato dalla Ger­ma­nia o da un altro Stato membro.

Que­sto sistema ha fun­zio­nato per molti anni e ha impe­dito l’emergere di gravi squi­li­bri eco­no­mici, come ne esi­stono attual­mente nell’Unione europea.

Rivol­gen­domi ai sin­da­cati ita­liani, tengo a sot­to­li­neare che lo Sme non č mai stato per­fetto, domi­nato come era dalla Bun­de­sbank. Ma nel sistema Euro la per­dita del potere d’acquisto delle lavo­ra­trici e dei lavo­ra­tori attra­verso salari pił bassi (sva­lu­ta­zione interna) č maggiore.

A me, osser­va­tore tede­sco, risulta molto dif­fi­cile capire per­ché l’Italia uffi­ciale assi­sta pił o meno pas­si­va­mente alla per­dita del 30% delle quote di mer­cato delle sue industrie.

Sil­vio Ber­lu­sconi e Beppe Grillo hanno messo sģ in discus­sione il sistema Euro, ma ciņ non ha impe­dito all’Eurogruppo di imporre il modello delle poli­ti­che neo­li­be­ri­ste alla poli­tica italiana.

Oggi la sinistra italiana č necessaria come non mai.

La per­dita di quote di mer­cato, l’aumento della disoc­cu­pa­zione e del lavoro pre­ca­rio, con la con­se­guente com­pres­sione dei salari, pos­sono rien­trare nei miopi inte­ressi delle imprese ita­liane, ma la sini­stra ita­liana non puņ pił stare a guar­dare que­sto pro­cesso di de-industrializzazione.

Lo svi­luppo in Gre­cia e in Spa­gna, in Ger­ma­nia e in Fran­cia, dimo­stra come la fram­men­ta­zione della sini­stra possa essere supe­rata non solo con un pro­cesso di uni­fi­ca­zione tra i par­titi di sini­stra esi­stenti ma soprat­tutto con l’incontro di tante ener­gie inno­va­tive fuori dal cir­cuito poli­tico tradizionale.

Solo una sini­stra suf­fi­cien­te­mente forte nei rispet­tivi Stati nazio­nali potrą cam­biare la poli­tica euro­pea. La sini­stra euro­pea ha biso­gno ora di una sini­stra forte in Italia.

Vi saluto calo­ro­sa­mente dalla Ger­ma­nia e vi auguro ogni suc­cesso per il pro­cesso di costru­zione di una nuova sini­stra italiana.

* Oskar Lafon­taine è stato mini­stro delle Finanze della Ger­ma­nia ed č l’ex pre­si­dente del Par­tito social­de­mo­cra­tico tede­sco (Spd) e del Par­tito della Sini­stra (die Linke)

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