Fumata nera per i migranti

Caro Operai Contro, il vertice di Bruxelles è stato un dialogo tra sordi. Si è chiuso “senza porre rimedio strutturale all’emergenza immigrazione”; mentre decine di migliaia di immigrati vagano da un confine all’altro in cerca di una meta, e mentre continuano gli affogamenti nel Mediterraneo. Allego il sunto della giornata di Bruxelles, dall’articolo del Sole 24 ore. Saluti una lettrice.   BRUXELLES – È terminato con un impegno a un maggiore coordinamento, ma senza porre rimedio strutturale all’emergenza immigrazione il vertice straordinario che la Commissione europea ha organizzato ieri qui a Bruxelles. L’incontro, che ha raccolto fino a notte […]
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Caro Operai Contro,

il vertice di Bruxelles è stato un dialogo tra sordi. Si è chiuso “senza porre rimedio strutturale all’emergenza immigrazione”; mentre decine di migliaia di immigrati vagano da un confine all’altro in cerca di una meta, e mentre continuano gli affogamenti nel Mediterraneo. Allego il sunto della giornata di Bruxelles, dall’articolo del Sole 24 ore. Saluti una lettrice.

 

BRUXELLES – È terminato con un impegno a un maggiore coordinamento, ma senza porre rimedio strutturale all’emergenza immigrazione il vertice straordinario che la Commissione europea ha organizzato ieri qui a Bruxelles. L’incontro, che ha raccolto fino a notte fonda i leader di undici paesi europei, ha consentito di negoziare un piano d’azione in 17 punti. Tra le misure l’impegno a creare entro breve 100mila nuovi posti-letto per accogliere i profughi in arrivo dal Vicino Oriente.

“I paesi coinvolti non devono solo parlare di se stessi e l’uno dell’altro, ma anche tra loro”, ha spiegato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che ha organizzato il vertice in tutta fretta dopo che nell’ultima settimana è aumentato il caos nei Balcani occidentali. La decisione dell’Ungheria di costruire barriere ai propri confini, ha imposto a migliaia di migranti di optare per nuove rotte nel raggiungere il Nord Europa, mettendo in difficoltà in particolare Slovenia e Croazia.

Prima della riunione, ieri pomeriggio qui a Bruxelles, il premier sloveno Miro Cerar aveva avvertito: “Se non prendiamo decisioni concrete, credo che l’Europa inizierà a sgretolarsi”. Le autorità slovene calcolano che dal 17 ottobre, 62mila persone sono giunte nel piccolo paese, attraversando la Grecia, la ex Repubblica iugoslava di Macedonia, la Serbia e la Croazia. Terminata la riunione, lo stesso Cerar si è limitato a parlare di “passo nella giusta direzione”.

L’incontro di ieri sera è stato utile per permettere a 11 governi della regione di meglio coordinare le operazioni di accoglienza e meglio informarsi a vicenda dei flussi migratori. Ma il fenomeno dello scarica-barile, caratterizzato dalla scelta di molti stati di trasferire i migranti verso Nord, senza accoglierli sul proprio territorio, rischia di continuare. Le prese di posizione di molti governi hanno mostrato ieri gravi differenze di opinione tra i paesi della regione.

Il premier ungherese Viktor Orbán si è definito “un semplice osservatore”, lasciando intendere che continuerà a proteggere le sue frontiere dall’arrivo di migranti. Mentre i leader degli 11 paesi si riunivano ieri a Bruxelles, i polacchi davano in Parlamento la maggioranza assoluta al partito Giustizia e Diritto, un movimento nazionalista e anti-immigrazione che rischia di complicare non poco l’adozione di una strategia europea più solidale nel gestire l’emergenza rifugiati.

Da settimane ormai, l’Unione sta discutendo animatamente di una nuova politica dell’immigrazione. Negli ultimi mesi, i Ventotto hanno deciso con grande difficoltà il ricollocamento in emergenza tra tutti i paesi europei di 160mila rifugiati arrivati in Italia e in Grecia. La Commissione europea ha presentato una proposta di redistribuzione permanente, attualmente oggetto di difficile negoziato. Alcuni paesi dell’Est non ne vogliono sentir parlare, nonostante le pressioni di Berlino.

Tra le misure decise questa notte, c’è quella di creare circa 100mila nuovi posti-letto per accogliere i rifugiati: 20mila nei centri pubblici di accoglienza in Grecia; altri 20mila in luoghi privati sempre in Grecia; e altri 50mila nei paesi sulla rotta dei Balcani che da Sud porta verso Nord. Dal canto suo, la Slovenia beneficerà dell’invio “su base bilaterale” di 400 guardie-frontiera europee per aiutare Lubiana a meglio controllare le sue frontiere e a registrare i migranti in arrivo.

Il caos nei Balcani occidentali, a 20 anni dalla fine della guerra in ex Iugoslavia, sta mettendo pericolosamente a durissima prova il rapporto tra paesi segnati da differenze storiche, culturali, religiose. All’incontro di ieri sera hanno partecipato i leader di Germania, Austria, Grecia, Romania, Ungheria, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Serbia, Albania, e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Mancava la Turchia, importante paese di transito di molti siriani e iracheni.

 

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