Lo stupidario di Kerry: «Usa allineati con il Papa sulle priorità della diplomazia»

Redazione di Operai Contro, vi invio lo stupidario  di Kerry (Segretario di stato americano) Non si può dire niente di più stupido. L’intervistatore di Kerry è  Massimo Franco del Corriere della Sera Un lettore dal Corriere In Francesco vede una delle personalità più influenti, dal punto di vista geopolitico. «Il Papa», spiega John Kerry, «si trova in una posizione davvero unica per richiamare le parti in conflitto alla pace e alla riconciliazione. E facendolo, dimostra una delle mie convinzioni più profonde: che gli attori religiosi possono giocare un ruolo fondamentale nel contenere le forze del caos e stabilire un ordine […]
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Redazione di Operai Contro,

vi invio lo stupidario  di Kerry (Segretario di stato americano)

Non si può dire niente di più stupido.

L’intervistatore di Kerry è  Massimo Franco del Corriere della Sera

Un lettore

dal Corriere

In Francesco vede una delle personalità più influenti, dal punto di vista geopolitico. «Il Papa», spiega John Kerry, «si trova in una posizione davvero unica per richiamare le parti in conflitto alla pace e alla riconciliazione. E facendolo, dimostra una delle mie convinzioni più profonde: che gli attori religiosi possono giocare un ruolo fondamentale nel contenere le forze del caos e stabilire un ordine mondiale più giusto». Il «ministro degli Esteri» americano riconosce al Pontefice argentino un ruolo strategico nei rapporti tra Washington e L’Avana. «La sua iniziativa diplomatica è stata molto utile per fare evolvere le relazioni tra i due Paesi. E riflette la leadership e il dinamismo di papa Francesco nella politica globale. Siamo incoraggiati dal progresso che registriamo col governo di Cuba su molti fronti diplomatici». Ancora, ammette di essere «rimasto profondamente e favorevolmente colpito dalla simmetria tra le priorità diplomatiche del santo Padre e quelle della nostra Amministrazione». E a chi, tra gli intellettuali statunitensi, ha definito l’America «post-cristiana», risponde: «Gli Stati Uniti rimangono una delle società più religiose del mondo, e il suo paesaggio religioso continua ad essere in movimento. Il pluralismo religioso è una fonte della sua forza».

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