CHI C’È DIETRO I CAPORALI?

Redazione,  Non ci sono caporali senza padroni, lo chiariamo subito. Nelle campagne i caporali esistono perché i capitalisti agrari hanno bisogno di essi. I caporali sono il braccio destro dei capitalisti agrari per la fornitura e la gestione della forza lavoro bracciantile. I caporali concorrono con i padroni allo sfruttamento selvaggio della forza lavoro bracciantile e si appropriano di una fetta del profitto ottenuto dal loro sfruttamento. Ma se i padroni non esistessero anche i caporali non esisterebbero. E se i padroni non volessero servirsi di essi, essi non esisterebbero ugualmente. Anche quando accade che i caporali “impongono” la […]
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Redazione,

 Non ci sono caporali senza padroni, lo chiariamo subito. Nelle campagne i caporali esistono perché i capitalisti agrari hanno bisogno di essi. I caporali sono il braccio destro dei capitalisti agrari per la fornitura e la gestione della forza lavoro bracciantile. I caporali concorrono con i padroni allo sfruttamento selvaggio della forza lavoro bracciantile e si appropriano di una fetta del profitto ottenuto dal loro sfruttamento. Ma se i padroni non esistessero anche i caporali non esisterebbero. E se i padroni non volessero servirsi di essi, essi non esisterebbero ugualmente. Anche quando accade che i caporali “impongono” la propria presenza ai padroni, lo possono fare solo perché quei padroni esistono e hanno bisogno di braccianti per farli lavorare nei loro terreni in proprietà e/o in affitto. Quindi, i caporali esistono in quanto ci sono i capitalisti agrari e in quanto almeno una parte (variabile a seconda dei diversi territori) di essi li utilizza per i propri interessi.

Chiariamo altresì che i padroni sfruttano comunque gli operai agricoli, i braccianti, anche se li reclutano direttamente o attingendo a liste di collocamento, quindi senza l’aiuto dei caporali, anche se li pagano secondo la tariffa sindacale. I capitalisti agrari sfruttano gli operai agricoli perché intrattengono con essi un tipo “particolare” di rapporto economico: la produzione materiale di merci, ottenuta con la forza delle braccia degli operai agricoli, in cambio di un salario, che remunera solo una minima parte del lavoro manuale fornito in un determinato periodo di tempo. Tutto il lavoro non pagato costituisce plus lavoro che produce valore (plus valore) di cui si appropria il padrone. Così si forma il profitto che il capitalista agrario in larga parte tiene per sé e in parte distribuisce ad altre figure sociali funzionali alla “gestione del lavoro”: ad esempio il ragioniere che gli tiene la contabilità oppure il caporale che gli fornisce manodopera. E che il caporale trattenga per sé una porzione del salario del bracciante come prezzo dell’“assunzione” e del trasporto in pullman, ricevendola dal padrone o direttamente dal bracciante, e un’altra sua porzioncina come prezzo maggiorato (da 2 a 5 euro) per un panino o una bottiglia di acqua, non significa affatto che egli agisca in proprio: può trattenere parte di salario solo perché esistono padroni e braccianti, capitale e lavoro salariato.

Tenendo conto di queste premesse, è evidente come sia un’aperta mistificazione la condanna a più voci dei caporali come unica causa delle morti di braccianti nelle campagne pugliesi, dello sfruttamento dei braccianti, delle dure condizioni di lavoro alle quali sono sottoposti, dell’illegalità nelle campagne, dei bassi salari e così via. Quest’estate un coro unanime si è levato in Puglia contro i caporali, parlare male di essi è diventata una moda: imprenditori agricoli (“nobile” definizione dei moderni schiavisti dei campi), dirigenti delle organizzazioni agricole, sindacalisti che non vedevano l’ora di esibirsi nell’arte parolaia di cui sono maestri, giornalisti che suonano la grancassa, attori, preti, direttori di banca, cantanti… tutti contro i caporali! Tutti attenti a guardare e a far guardare il dito e non la luna! Tutti attenti a smarcarsi dai caporali e dal caporalato! Tutti attenti a salvare e giustificare i capitalisti “costretti” a ricorrere ai caporali! Tutti attenti a lodare i capitalisti onesti! Tutti attenti a far finta di ignorare che i braccianti morti nelle campagne pugliesi sono deceduti non perché ammazzati dai caporali ma a causa delle inumane condizioni di lavoro sotto i tendoni-serra di uva da tavola o nei campi bollenti di pomodoro (diversamente da altre volte, in cui braccianti sono morti per incidenti causati dai furgoni dei caporali, dove erano stipati come sardine, lanciati a tutta velocità per raggiungere in tempo i campi di lavoro)! Tutti attenti a nascondere che nelle attuali condizioni del mercato italiano, europeo e mondiale i capitalisti agrari pugliesi (e non solo) si rivolgono ai caporali perché hanno bisogno di forza lavoro da spremere in cambio di pochi soldi e di silenzio per essere competitivi e superare la concorrenza. I caporali sono in grado di mettere a disposizione, in breve tempo e tutti insieme, molti operai, bianchi e neri, tutti facilmente ricattabili e perciò pronti ad accettare le condizioni più dure di lavoro e a basso prezzo. Gli operai neri, spesso clandestini e comunque senza altre prospettive, accettano di piegarsi allo sfruttamento più sfrenato (3 euro per riempire un cassone di 3 q di pomodoro da industria, cioè 15-20 euro o meno al giorno!) piuttosto che ritornare nei propri Paesi o morire di fame. Gli operai bianchi, donne soprattutto, accettano di compiere quattro-sei ore di viaggio al giorno e di sudare dieci e più ore nei campi per racimolare quattro soldi che servono per far sopravvivere la famiglia ma non si possono guadagnare nei paesi di origine.

Se è interessante capire chi sono i caporali (delinquenti per scelta, noti mafiosi, ex capibraccianti, padroncini di mezzi di trasporto, italiani o stranieri, comunque gente senza scrupoli), ancora più interessante è capire quali sono i padroni che stanno realmente dietro i caporali.

Un’inchiesta condotta nel 2013 dai giornalisti del programma “Cash investigation”, la versione francese di “Report”, trasmesso sul canale “France 2”, nelle campagne di Foggia e di Nardò (Le), accusò senza mezzi termini Auchan, Carrefour, Intermarché, Lecasìno, Leclerc, Lidl e le altre più grandi catene di supermercati e ipermercati d’Europa di vendere prodotti raccolti sfruttando braccianti africani ridotti in stato di schiavitù e costretti a vivere in autentiche bidonville in piena campagna pugliese. I consigli di amministrazione di queste multinazionali commerciali aggiornano ogni anno i propri codici etici lunghi decine di pagine, arricchendoli di belle parole come “senso di responsabilità” e “rispetto dei diritti umani” e specificando che i fornitori ai quali si rivolgono non violano assolutamente le leggi sul lavoro. Ma la strada che porta ad accumulare enormi profitti sul lavoro dei moderni schiavi salariati non ha nulla di etico!

L’inchiesta francese smentiva, fra l’altro, la verginità etica di un fornitore di broccoli biologici di un centro Auchan di Parigi, Pierpaolo Passalacqua. Passalacqua è un grosso capitalista agrario foggiano. È titolare delle “Aziende Agricole Passalacqua”, 450 ettari ad Apricena, ed esporta i suoi prodotti in mezza Europa: Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Olanda, ecc. Nella home page del sito internet del gruppo, sotto il titolo “Crediamo nei valori” c’è scritto: “Sono i valori etici che da oltre 30 anni ispirano l’attività delle nostre aziende agricole, valori che garantiscono elevati standard qualitativi”. Ebbene, l’inchiesta ha smentito Passalacqua dimostrando che i braccianti che si spaccano la schiena nelle sue campagne non prendono 10 euro l’ora come egli assicurava, ma 2,70 euro l’ora, per raccogliere broccoli biologici tutta la giornata. Gli stessi broccoli che finiscono sugli scaffali dei supermercati Auchan in Francia.

Moltissimi capitalisti agrari, foggiani e non solo, ricorrono ai caporali per assicurarsi tutti gli schiavi salariati che servono loro. Qualcuno invece si presenta come capitalista onesto ed etico e cerca di spendere l’“onestà” per essere meglio accetto e più competitivo, di usare l’“eticità” per ritagliarsi una fetta di mercato tra piccolo-borghesi moralisti e benpensanti. Le istituzioni cercano di farsi belle con progetti tipo quello del “pomodoro etico” varato nel 2014 dalla Regione Puglia: le aziende, agricole e industriali, in grado di dimostrare di non aver utilizzato nei cicli di produzione manodopera non inquadrata contrattualmente, avrebbero potuto ottenere il bollino “Equapuglia no lavoro nero”, un “marchio di legalità” che sarebbe comparso sulle confezioni di pelato trasformato in Capitanata. Ma pressoché nessuna delle aziende grandi o piccole del Tavoliere foggiano ha accettato la proposta del bollino, altrimenti sarebbero andate fuori mercato!

Ecco, qua c’è il succo di tutto: per i capitalisti agrari e industriali l’importante è non andare fuori mercato, reggere la concorrenza, essere competitivi, fare profitto. Per loro tutto il resto è funzionale a tale obiettivo. Serve schiavizzare i braccianti, neri e bianchi, stranieri e italiani? Benissimo! Serve far ricorso ai caporali? Benissimo! Gli operai neri vivono in bidonville peggiori di quelle delle periferie delle metropoli africane? E chi se ne frega! Le operaie italiane si alzano alle tre di notte e fanno tre-quattro ore di viaggio, vessate, minacciate e a volte violentate dai caporali? E chi se ne frega! Per i padroni il fine, cioè il profitto, ha sempre giustificato i mezzi. Perché dovrebbe essere diverso per i padroni che stanno dietro i caporali?

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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1 Comment

  1. luigi

    Alcuni padroni si lamentano: “Aziende Agrinsieme Puglia: “Soggetti senza scrupoli usano i caporali”. „”Gli agricoltori, quelli veri, sono vittime del caporalato al pari dei braccianti e degli operai agricoli che ricorrono ai caporali”. Agrinsieme Puglia, il coordinamento delle organizzazioni agricole Cia (Confederazione italiana agricoltori), Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare (Legacoop, Confcooperative, Agci ) e Copagri, condanna fermamente il caporalato con un comunicato diramato ogg“
    Poveri padroni si lamentano di essere sfruttati dai caporali. Le Aziende Agrinsieme Puglia utilizzano i caporali.
    Hanno ragione quelli che hanno scritto senza padroni non avremmo i caporali. Alle volte i padroni fanno in proprio il mestiere di caporali. Basta andare nella piazza della stazione di Foggia, la mattina alle 4. I grandi capitalisti assumono i caporali. Una volta gli agrari in Puglia i caporali li chiamavano mazzieri. Il nemico dei braccianti è sempre il padrone