La crisi del Sud America

articolo tratto da ilguastatore.it   (Articolo tradotto da Activist Post) Il crollo delle esportazioni di materie prime ed il rafforzamento del dollaro stanno spingenddo diversi stati verso una crisi nera. Il Brasile ed il Venezuela devono prepararsi a tempi molto duri. scritto da Michael Snyder il 10 agosto 2015 Durante gli anni del boom, i governi e le aziende Sudamericane si sono sovraccaricate di debiti. Considerato il fatto che la maggior parte dei debiti era denominata in dollari Americani, adesso in Sudamerica si sono accorti che ci vuole ben altro che la loro valuta locale per ripagare quei debiti […]
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articolo tratto da ilguastatore.it

 

(Articolo tradotto da Activist Post) Il crollo delle esportazioni di materie prime ed il rafforzamento del dollaro stanno spingenddo diversi stati verso una crisi nera. Il Brasile ed il Venezuela devono prepararsi a tempi molto duri.

scritto da Michael Snyder il 10 agosto 2015

Durante gli anni del boom, i governi e le aziende Sudamericane si sono sovraccaricate di debiti. Considerato il fatto che la maggior parte dei debiti era denominata in dollari Americani, adesso in Sudamerica si sono accorti che ci vuole ben altro che la loro valuta locale per ripagare quei debiti e i relativi interessi. Allo stesso tempo, c’è minore richiesta sui mercati internazionali di materie prime prodotte in Sud America. Il risultato è che i paesi dell’America Latina si stanno dirigendo verso una vera e propria crisi finanziaria che causerà anni di sofferenza per tutto il continente.

Una storia già vista

Se conoscete la storia finanziaria, allora saprete che questo identico scenario lo si è già vissuto precedentemente in altre parti del mondo. A seguire uno stralcio di un recente articolo della CNN…

Il rialzo del dollaro dovrebbe far tremare le gambe agli appassionati di storia. La sua ripresa agli inizi degli anni ’80 ha contribuito a scatenare la crisi del debito in America Latina. 15 anni dopo, il biglietto verde è risorto velocemente, causando il collasso delle economie del Sud Est Asiatico, come in Tailandia, dove si è avuta la corsa agli sportelli bancari.

In particolare, quello che sta accadendo oggi è molto simile agli eventi di inizio anni ’80. In quei tempi, i governi dell’America Latina nuotavano nei debiti, il dollaro Americano stava risalendo e i prezzi delle materie prime stavano crollando. Le condizioni perfette per una crisi del debito in America Latina, ed è esattamente quello che è successo…

Quando l’economia mondiale finì in recessione negli anni ’70 e ’80, ed il prezzo del petrolio volò alle stelle, si creò un punto di rottura per molti paesi della regione. I paesi in via di sviluppo si trovarono anche in una disperata mancanza di liquidità. I paesi esportatori di petrolio – pieni di soldi dopo l’aumento dei prezzi del 1973-74 – investirono il loro denaro nelle banche internazionali, che a loro volta “riciclarono” la maggior parte del capitale in prestiti ai governi LatinoAmericani. Il notevole aumento dei prezzi petroliferi costrinse molte nazioni a chiedere ulteriori prestiti per far fronte ai prezzi elevati, ed anche i paesi produttori di petrolio sfruttarono l’occasione per svilupparsi maggiormente. I produttori di petrolio erano convinti che i prezzi sarebbero rimasti alti, permettendogli così di ripagare i nuovi indebitamenti.

Con l’aumento dei tassi d’interesse in Usa ed Europa nel 1979, aumentarono anche gli importi dei debiti,rendendo più difficile per i paesi debitori ripagare i prestiti ricevuti. Il deterioramento del tasso di cambio col dollaro Americano, fece schizzare alle stelle i debiti contratti in valuta locale dai governi LatinoAmericani, causando anche una perdita del potere d’acquisto. La contrazione dell’economia mondiale nel 1981 provocò il crollo del costo delle materie prime ( di cui l’America Latina è il principale esportatore).

Purtroppo, si sono ripetuti ancora una volta gli stessi errori. Negli ultimi anni le nazioni Sudamericane hanno accumulato un enorme debito, ed ora che i prezzi delle materie prime stanno affondando mentre il dollaro Americano fluttua, tutto quel debito crea delle tremende emicranie.Ad, esempio, consideriamo quello che sta accadendo in Brasile…

Il crollo del real

Il real Brasiliano è precipitato a 3,34 per dollaro, la quota più bassa degli ultimi 12 anni, evidenziando la forte dipendenza del paese nei confronti della Cina per quanto riguarda le esportazioni di ferro grezzo ed altre materie prime.La svalutazione toglie il fiato alle aziende Brasiliane, gravate da 188 miliardi di $ di debiti contratti durante i tempi d’oro del boom delle materie prime. Il gruppo petrolifero Petrobas da solo è esposto per 52 miliardi di $ sui mercati obbligazionari Americani.

Ad oggi, il Brasile rappresenta la settima economia del pianeta.E così una grave crisi finanziaria in Brasile avrebbe serie ripercussioni.Ed è esattamente quello che sta per succedere. Secondo le proiezioni il debito del governo Brasiliano verrà presto ridotto a livello spazzatura, i mercati azionari Brasiliani sono già entrati in “territorio correttivo “, e le previsioni economiche indicano che l’economia Brasiliana si sta dirigendo verso la peggiore recessione degli ultimi 25 anni…

Il Brasile deve prepararsi a tempi molto duri, le banche Brasiliane prevedono un’altra contrazione nel 2016, evidenziando come, per la prima volta dai tempi della Grande Depressione, l’economia del paese sia arretrata consecutivamente per due anni.

Lo scorso venerdì, Nelson Teixeira del gruppo finanziario Svizzero Credit Suisse, ha rivisto al ribasso le già cupe previsioni per il PIL Brasiliano, spostando la cifra da -1,8% a -2,4%.Nelle proiezioni del FMI il 2015 sarà un anno di recessione anche per seconda economia del Sud America ( Argentina ), così come per la terza ( Venezuela ).Ed al momento è il Venezuela a trovarsi nella situazione peggiore. Secondo un recente articolo di Bloomberg, appare inevitabile un default da parte del governo Venezuelano nell’immediato futuro…

Il sito economico Zero Hedge racconta che il Professor Ricardo Hausmann dell’Harvard University, lo scorso anno ha contestato la decisione del Venezuela di continuare a pagare gli interessi ai detentori di titoli obbligazionari mentre il paese affonda sempre più nella crisi, suggerendo di non pagare più il debito. Ora, dice che il Venezuela l’anno prossimo non avrà altra scelta che dichiarare fallimento.Le considerazioni di Hausmann giungono mentre l’ulteriore crollo dei prezzi petroliferi e la mancanza di dollari alimentano le preoccupazioni che il Venezuela rimarrà presto senza soldi per onorare il debito. I titoli del paese sono precipitati l’anno scorso dopo che Hausmann, ex Ministro della Programmazione dopo il fallito colpo di stato di Chavez nel 1992,ha fatto aleggiare lo spettro del default, dicendo che secondo lui “non esistono principi morali” per cui il governo debba dare la precedenza al pagamento del debito mentre i cittadini sono costretti ad affrontare carenze di ogni tipo, dai farmaci di prima necessità alla carta igienica.Attualmente il tasso d’inflazione in Venezuela ha raggiunto la sbalorditiva cifra del 68,5%, ed il paese sta affondando in un vero e proprio collasso economico.

Il caos economico comincia ad esplodere in tutto il pianeta, e la depressione in cui stiamo entrando avrà una portata realmente globale.Al momento, molti negli Stati Uniti sono convinti che non verranno toccati da quello che accade nel resto del mondo. Ma la verità è che anche qui ci si trova sull’orlo di una grave crisi finanziaria, probabilmente peggiore di quella del 2008.E allora, cosa pensate succederà in Sud America?

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1 Comment

  1. Sempar

    parte qualche volo pindarico grottesco sul Venezuela da parte dei soliti intellettualoni di Harvard “made in USA” (annotatevi “l’anno prossimo dichiarerà fallimento”, ne riparliamo ad agosto 2016) che dimenticano le privatizzazioni selvagge con entrate risibili per le concessioni di Stato nel periodo pre-Chavez;

    il fatto che a metà degli anni ’80 il Venezuela fu sottoposto al regime del FMI, come avviene oggi per la Grecia;

    il fatto che la popolazione nell’89 insorse subendo repressioni naziste da parte dell’esercito capitanato da Italo del Valle Alliegri, di chiara origine italiana, incriminato nel 2011 per crimini contro l’umanità;

    il fatto che i governi Lusichi prima e Perez poi impegnarono TUTTA la riserva aurea di Stato;

    il fatto che i conti pubblici sono decisamente più controllati ed in salute dei decenni ’80-’90 grazie all’intervento della presidenza Socialista