Elezioni amministrative in Spagna: astenuti il primo partito

Redazione di Operai Contro, anche in Spagna gli astensionisti sono il primo partito. Il 51% non è andato a votare. Il resto dei partiti si dividono il 49% dei voti Possono dire ciò che vogliono questa è la realtà Vi mando un articolo della Repubblica Un vostro affezionato lettore MADRID – Il duello tra la “vecchia” e la “nuova” politica in Spagna è appena iniziato, ma dai risultati di queste amministrative il quadro è chiaro:  le forze emerse dal basso, Podemos e Ciudadanos, entrano da protagoniste nelle istituzioni locali, il primo importante test in vista delle elezioni politiche di […]
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Redazione di Operai Contro,

anche in Spagna gli astensionisti sono il primo partito.

Il 51% non è andato a votare.

Il resto dei partiti si dividono il 49% dei voti

Possono dire ciò che vogliono questa è la realtà

Vi mando un articolo della Repubblica

Un vostro affezionato lettore

MADRID – Il duello tra la “vecchia” e la “nuova” politica in Spagna è appena iniziato, ma dai risultati di queste amministrative il quadro è chiaro:  le forze emerse dal basso, Podemos e Ciudadanos, entrano da protagoniste nelle istituzioni locali, il primo importante test in vista delle elezioni politiche di novembre.

A Madrid è stato un testa a testa fra Podemos e il Partito popolare: i popolari di Esperanza Aguirre hanno ottenuto la maggioranza dei seggi  mentre a Barcellona, la lista Barcelona in Comu formata attorno a Podemos della candidata sindaco Ada Colau arriva prima,11 seggi davanti a quella del sindaco uscente nazionalista catalano Xavier Trias con 10 seggi.
Sono risultati che fanno dichiarare al leader di Podemos, Pablo Iglesias: “Il risultato delle elezioni di oggi “segna l’inizio della fine del bipartitismo in Spagna. Pp e Psoe hanno registrato uno dei peggiori risultati della loro storia” e “il cambiamento ora è irreversibile”. Alle politiche di novembre Podemos, ha annunciato, “sfiderà il Pp” per il governo del paese.

Riguardo le “battaglie” di Madrid e Barcellona, i numeri sono comunque di importanza relativa nella corsa per il controllo delle due più grandi città: in assenza di maggioranza assoluta, le liste dovranno cercare di formare coalizioni. Una situazione che dovrebbe avvantaggiare Podemos, che potrebbe contare sull’appoggio del Psoe e di Ciudadanos. E quindi prendere quasi “algebricamente” Madrid dopo Barcellona. Sarebbe il trionfo strategico del leader Pablo Iglesias e della sua mossa: aderire a coalizioni più ampie e aprire all’elettorato moderato in vista delle politiche e del vero assalto al potere.

Gli spagnoli sono andati alle urne per rinnovare 8.122 municipalità oltre che per assegnare i seggi nei parlamenti di 13 delle 17 regioni del Paese. Quattro anni fa il Pp aveva ottenuto la maggioranza assoluta in otto regioni, oggi lo scenario è diverso. Con la necessità per il Pp di scendere a patti con altre forze politiche. Potrebbe rivelarsi ago della bilancia l’altro “partito del nuovo”, Ciudadanos, su posizioni liberal-alternative. Il movimento di Albert Rivera sarebbe pronto a trattative sia con il Pp sia con Podemos e Psoe per il governo in molte città e regioni del Paese. Quanto alle comunali, quattro anni fa il Partito popolare e il principale partito di opposizione di allora, i socialisti del Psoe, avevano ottenuto insieme il 65% dei voti. Bacino di consenso decisamente ridotto oggi alle urne, con gli exit poll accreditano le due forze politiche tradizionali di un complessivo 53%.

Buono il dato sull’affluenza, che alle ore 18 era in leggero aumento, di quasi mezzo punto percentuale rispetto alle precedenti elezioni amministrative e regionali del 2011. I votanti sono stati il 49,79% degli aventi diritto, contro il 49,19% nel 2011, secondo i dati diffusi dal ministero degli interni di Madrid.

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