LA BUONA SCUOLA E’ QUELLA IN MACERIE

PER IL DIBATTITO Cari compagni, provo a dire la mia sulla scuola. Per oltre 15 anni ho lavorato  come lavoratore socialmente utile in un liceo scientifico, di Roma, come “bidello” ultraprecario, cioè con contratto annuale,  addetto alle pulizie, alla sorveglianza e alle piccole manutenzioni. Ne ho viste di cotte e di crude. Cominciamo dalla fine: 1) gli esami di maturità? Un rito che si consuma, dove i professori (docenti, si badi bene) svolgono il compito di matematica appena dettato dal ministero, lo distribuiscono ai ragazzi che lo copiano.  Le altre materie? Aria fritta, tutta una messinscena: domande e risposte […]
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PER IL DIBATTITO

Cari compagni, provo a dire la mia sulla scuola.

Per oltre 15 anni ho lavorato  come lavoratore socialmente utile in un liceo scientifico, di Roma, come “bidello” ultraprecario, cioè con contratto annuale,  addetto alle pulizie, alla sorveglianza e alle piccole manutenzioni. Ne ho viste di cotte e di crude.

Cominciamo dalla fine: 1) gli esami di maturità? Un rito che si consuma, dove i professori (docenti, si badi bene) svolgono il compito di matematica appena dettato dal ministero, lo distribuiscono ai ragazzi che lo copiano.  Le altre materie? Aria fritta, tutta una messinscena: domande e risposte scontate; 2) il modo di seguire le lezioni? Tra una lettura del corriere dello sport e un video pornografico sul telefonino; 3) l’impegno dei “docenti”? il minimo sindacale tra un’assenza per malattia, per la 104, per ferie,  per permessi ministeriali e così via;  4) il preside? Un colluso con la segreteria e questa con le varie ditte di pulizie e di quelle che riforniscono il materiale di cancelleria; 5) gli impiegati? Poveri cristi che si danno da fare fra scartoffie e circolari ministeriali; 6) i bidelli? Una categoria di giovanissimi pensionati lasciati pascolare fra i corridoi degli istituti; 7) le strutture? Beh, tra appalti e sub sub appalti cosa volete che arrivi per sistemare realmente gli istituti e la  manutenzione ordinaria e straordinaria? 8) gli arredi? Stesso dicasi con l’aggravante che i ragazzi se ne fottono di tutto e di tutti e rompono a tutto spiano, tanto paga Pagliarone, cioè quei poveri fessi di proletari che come generazioni che si rinnovano prima hanno sgobbato per far studiare gli attuali “docenti” e oggi lavorano per i futuri docenti o amministratori  delegati, impiegati di livello superiore nella Pubblica Amministrazione e via di questo passo.

Non conosco di prima mano le università, ma in più di 50 anni di militanza politica ho imparato a capire innanzitutto che lo studio è fatto di due metodi: a) per diplomarsi o laurearsi; b) per capire. Molto difficilmente i due metodi si integrano. E i sindacati degli insegnanti? Cioè i rappresentanti degli addetti alla cultura? Rappresentanti di una casta con la consapevolezza di stare un gradino al di sopra della plebe proletaria; figli di ceto medio alto. Si fosse mai verificato uno sciopero degli insegnanti a sostegno di una vertenza degli operai, di morti o caduti sul lavoro. Altrimenti detto una categoria privilegiata che ha l’ingrato compito di educare le nuove generazioni a una vita in un  modo di produzione che garantisce  diritto di parola, democrazia e benessere, criticabile ma come il migliore dei mondi possibili.  Van bene le battaglie “verdi”, “animaliste” di opinione, comunque poco impegnative.

I poveri precari della scuola? Sperpetui che agognano per tutta la vita l’assunzione stabile e mai che la categoria abbia fatto seri scioperi per la loro assunzione. Quando finalmente arrivano a essere di ruolo, sono stanchi e stressati a tal punto  che si ammalano di depressione e vanno in analisi.

Ad un certo punto si dà il caso che il modo di produzione entra in una crisi seria e profonda senza vie di uscita. Non può più garantire quelle guarentigie fino ad oggi offerte. Bisogna privatizzare o comunque introdurre criteri di privatizzazione nella scuola dice il burattino Renzi, mosso dalle necessità del capitale di ridurre al minimo il costo della scuola “pubblica”. Come la mettiamo? Difendere la scuola statale? Statale di chi e per chi? Ecco il punto .

Benvenuti nell’inferno della precarietà, della selezione, delle forche caudine  modo di produzione in crisi. Il preside come un direttore di un’azienda privata? Gli operai da sempre lavorano ….sotto padrone. Nessun conforto per il proletariato, perché mal comune non fa mezzo gaudio come suona un reazionario proverbio, ma COMUNE MALE. Benvenuti a bordo, dunque. Misuriamoci insieme con la crisi, con il job act, con la cancellazione dell’articolo 18, con l’aumento dei carichi di lavoro, con la riduzione dei salari, con l’impoverimento generale delle categorie del lavoro dipendente, con i tagli alla sanità oltre che alla scuola..

Michele Castaldo

 

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