Piccola borghesia sfruttata

Redazione di Operai Contro, Sono più  di 15000 i “giovani italiani” che utilizzano il sistema della “vacanza lavoro” per ottenere la proroga del visto di soggiorno in l’Australia. Per la maggior parte sono giovani laureati che sperano di poter trovare un lavoro corrispondente al proprio status sociale ma, purtroppo per le loro belle speranze, la realtà dei fatti è molto diversa. Per ottenere il rinnovo del visto annuale la legge Australiana sul lavoro obbliga i richiedenti a svolgere per tre mesi un lavoro come operai nelle zone agricole del paese. E i padroni delle fattorie in cui i giovani […]
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Redazione di Operai Contro,

Sono più  di 15000 i “giovani italiani” che utilizzano il sistema della “vacanza lavoro” per ottenere la proroga del visto di soggiorno in l’Australia.

Per la maggior parte sono giovani laureati che sperano di poter trovare un lavoro corrispondente al proprio status sociale ma, purtroppo per le loro belle speranze, la realtà dei fatti è molto diversa.

Per ottenere il rinnovo del visto annuale la legge Australiana sul lavoro obbliga i richiedenti a svolgere per tre mesi un lavoro come operai nelle zone agricole del paese. E i padroni delle fattorie in cui i giovani trovano impiego non hanno remore nello sfruttare al massimo la forza lavoro utilizzata. Paghe molto al di sotto di quelle di un lavoratore Australiano, giornate lavorative di 12/13 ore con qualsiasi condizione climatica , abusi verbali se non addirittura sessuali, ricatti di ogni genere e tipo. La stessa condizione che i padroni Italiani applicano agli operai emigrati in Italia.

Come milioni di loro coetanei che stanno lasciando l’Africa o l’Asia in cerca di un lavoro nella “civile” Europa e che devono fare i conti con un livello di sfruttamento  bestiale che i padroni impongono loro, così anche per i “giovani Italiani” che migrano in Australia le condizioni di lavoro non sono poi così diverse.

Ma è diverso il metodo; per i “giovani Italiani” si tratta di subire questo trattamento per un breve periodo, mentre invece per gli operai migranti nei paesi imperialisti è destinato a durare nel tempo e non è per nulla  una forma di “vacanza lavoro”.

Ma il trattamento riservato agli “Australiani” sui giornali Italiani (Corriere della sera in testa) è descritto come una vera e propria barbarie. Per gli scribacchini imperialisti è una vergogna che “Laureati Italiani” debbano sottostare a delle condizioni di lavoro inumane e da capestro, mentre per questi pennivendoli prezzolati è del tutto normale che queste condizioni vengano applicate agli operai provenienti dall’Africa, dall’Asia o dall’America del sud che lavorano in Italia.

Ma per gli imbrattacarte nazionalisti difendere la propria piccola borghesia è  una necessità inderogabile. Non hanno mai scritto una riga di denuncia per le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i migranti Africani che lavorano nei fondi agricoli della Campania o della Calabria utilizzati come bestie da soma per la raccolta dei pomodori per 12/13 ore di fila, o per i Rumeni, i Bengalesi o i Pakistani che vengono impiegati nelle concerie del Veneto per un salario da fame e in condizioni ambientali insopportabili, ma basta che un “giovane Italiano” della loro stessa classe sociale venga impiegato in lavori non all’altezza della propria condizione sociale e allora ecco che gli articoli di denuncia cominciano a fioccare su tutti i giornali e sui social network.

I padroni e la borghesia utilizzano tutti i mezzi  possibili per difendere i loro profitti compromessi dalla crisi di accumulazione, servendosi di ogni strumento possibile a loro disposizione : giornali, televisioni, radio, usandoli come arnesi di propaganda per arrivare al loro scopo fondamentale, la difesa del loro interesse economico nazionale, ma i loro fini sono l’antitesi degli interessi degli operai.

 

D.C. operaio di Milano

 

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