CONTRO IL LAVORO SALARIATO

Redazione di operai contro Il primo maggio è la cosiddetta “festa del lavoro”, o peggio, “dei lavoratori”. Ci attende la solita serie di stronzate sul lavoro, sul “diritto” al lavoro. Borghesi e piccolo borghesi insieme ai sindacati si affanneranno a sbraitare il “diritto al lavoro”, il lavoro quale strumento per arricchire la società. Noi invece riportiamo qualche passo di un libro scritto nel 1880 da Paul Lafargue: Il diritto alla pigrizia. Una strana follia possiede le classi operaie delle nazioni dove regna la civiltà capitalista. Questa follia trascina al suo seguito miserie individuali e sociali che da secoli torturano […]
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Redazione di operai contro

Il primo maggio è la cosiddetta “festa del lavoro”, o peggio, “dei lavoratori”.

Ci attende la solita serie di stronzate sul lavoro, sul “diritto” al lavoro.

Borghesi e piccolo borghesi insieme ai sindacati si affanneranno a sbraitare il “diritto al lavoro”, il lavoro quale strumento per arricchire la società.

Noi invece riportiamo qualche passo di un libro scritto nel 1880 da Paul Lafargue:

Il diritto alla pigrizia.

Una strana follia possiede le classi operaie delle nazioni dove regna la civiltà capitalista. Questa follia trascina al suo seguito miserie individuali e sociali che da secoli torturano la triste umanità. Questa follia è l’amore per il lavoro, la passione nociva del lavoro, spinta fino all’esaurimento delle forze vitali dell’individuo e della sua progenie. Invece di reagire contro questa aberrazione mentale i preti, gli economisti, i moralisti, hanno sacro-santificato il lavoro.

Nell’appendice del libro aggiunge:

Gli antichi filosofi disputavano sull’origine delle idee, ma erano d’accordo se si trattava di aborrire il lavoro.

“La natura”,dice Platone nella sua utopia sociale, nella sua Repubblica modello, “la natura non ha creato né ciabattino né fabbro. Simili occupazioni deteriorano la gente che li esercita, vili mercenari, miserabili senza nome, che sono esclusi dal loro stato anche dai diritti politici. Quanto ai commercianti abituati a mentire e ingannare, li sopporteremo nella città soltanto come un male necessario. Il cittadino che si sarà degradato con il commercio della bottega sarà perseguito per questo delitto. Se convinto delle sue colpe, sarà condannato ad un anno di prigione. La punizione sarà doppia ad ogni recidiva.

Cicerone da “Dei doveri”:

“Cosa può uscire di onorabile da una bottega?”, professa Cicerone , “e cosa può produrre di onesto il commercio? Tutto ciò che si chiama bottega è indegno di un uomo onesto, […] non potendo i commercianti guadagnare senza mentire, e nulla è più vergognoso della menzogna!  Dunque, si deve guardare come un qualcosa di basso e vile il mestiere di tutti coloro che vendono la loro pena e la loro industriosità, poiché chiunque dà il suo lavoro per denaro vende se stesso e si mette al rango degli schiavi.

Lafarge poi aggiunge:

Proletari abbrutiti dal dogma del lavoro, ascoltate la lingua di questi filosofi che vi vengono celati con una cura gelosa: un cittadino che dà il suo lavoro per denaro si degrada al rango degli schiavi, commette un crimine, che merita anni di prigione.

L’ipocrisia cristiana ed l’ulitarismo capitalista non avevano ancora pervertito questi filosofi delle antiche Repubbliche. Professando da uomini liberi essi esprimevano candidamente il loro pensiero.

Noi oggi, nel 2000, invece siamo invasi da moralisti, intellettuali, economisti e leccapiedi vari della borghesia che hanno scavalcato i filosofi del passato e li hanno sostituiti con le loro teorie sul lavoro.

Sarebbe ora che gli operai la smettessero di chiedere “il lavoro”…

SD

 

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