CONTRO IL JOBS ACT, FRANCESCO DEVE RIENTRARE IN FIAT (CNH) TRATTORI MODENA

Francesco Ficiarà, è un operaio della Fiat Trattori di Modena da circa 20 anni. Francesco lavora(va) al reparto saldatura, qui organizzandosi insieme ai suoi colleghi è diventato punto di riferimento in fabbrica nella resistenza al quotidiano sfruttamento imposto dal padrone Fiat. Per anni si sono svolte lotte in quella fabbrica per la sicurezza e la salute di tutti gli operai contro le imposizioni dell’azienda sulla produzione, e spesso contro il lassismo e la complicità dei sindacati, lotte che hanno portato anche risultati apprezzabili materialmente dagli operai. A volte la coscienza e la determinazione del singolo spingono alla coesione sui […]
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Francesco Ficiarà, è un operaio della Fiat Trattori di Modena da circa 20 anni.

Francesco lavora(va) al reparto saldatura, qui organizzandosi insieme ai suoi colleghi

è diventato punto di riferimento in fabbrica nella resistenza al quotidiano sfruttamento

imposto dal padrone Fiat. Per anni si sono svolte lotte in quella fabbrica per la sicurezza e la salute

di tutti gli operai contro le imposizioni dell’azienda sulla produzione, e spesso contro il lassismo

e la complicità dei sindacati, lotte che hanno portato anche risultati apprezzabili materialmente dagli operai.

A volte la coscienza e la determinazione del singolo spingono alla coesione sui propri interessi un intera collettività operaia, e risultano superiori, a quella di cento o mille manifestanti in piazza.

Già nel lontano 1997 a fine luglio, prima delle ferie estive, Fiat licenzio’Francesco con la scusa di una mai provata “voluta lentezza recidiva nella produzione”. In realtà, la Fiat si decise a fare questo passo per stroncare una testa pensante dell’ azione sindacale e politica all’interno (e non solo all’interno) della sua fabbrica. Allora egli dovette affrontare tre gradi di giudizio per vedere riconosciute le sue ragioni e alla fine la Fiat dovette ingoiare il calice amaro della sconfitta e riamettere Francesco al lavoro.

 

 

 

Nel 2011 la Fiat ci riprova, ancora più determinata, ad espellere questa avanguardia politico-sindacale dai suoi effettivi: il clima nel paese in quel 28 ottobre 2011 non era certo a favore dei compagni questo clima entro’ anche nelle fabbriche usato puntualmente dai dirigenti Fiat e Lo Licenzia di Nuovo. Francesco ricorre d’urgenza. la magistratura del lavoro nel processo d’urgenza il 20 Gennaio 2012 non accetta le tesi della Fiat su tre insignificanti episodi in fabbrica tra Francesco e 3 esponenti aziendali, diatribe che si verificano tutti i giorni in ogni luogo di lavoro, con “epiteti” reciproci, tra operai/capi e padroni, dando di nuovo ragione a Francesco riammetendolo in fabbrica, stigmatizzando il comportamento della Fiat come origine della (giusta) “conflittualità” tra operai e quadri dell’azienda .

Condannata però la Fiat non reintegra Francesco, impedendogli di rientrare nella fabbrica, tale è la paura di avere un operaio coerente e combattivo fra i suoi ranghi. E Ricorre al processo ordinario. Siamo a Febb. 2012.

Per tre anni Francesco rifiuta le offerte economiche di Fiat per una sua liquidazione deluxe, e resiste alla pressione oggettiva della situazione.

Il 9 di Dicembre 2014 si conclude l’ordinaria, una giudice con una giravolta (della sentenza precedente) da ragione questa volta a  Fiat e dichiara “legittimo” il licenziamento: per far ciò non si attacca più Francesco dal lato politico-sindacale, ma dal punto di vista umano e della sua rispettabilità. Di tutti gli operai e delegati Fiom che hanno sfilato al processo come testimoni delle innumerevoli multe e sospensioni, comprese le ultime 3,  ricevute da Francesco, nel corso degli anni, come reazioni della Fiat alle lotte e agli scioperi interni ed esterni con picchetti, la giudice non ne tiene conto. In tempi di Jobs act viene naturale pensare la pericolosità estesa su tutti in tutti i luoghi di lavoro di una sentenza del genere, non facciamola passare.

In breve e per concludere, citiamo un solo esempio inaudito: nella sentenza si definisce l’epiteto “crumiro” rivolto ad una collega da Francesco (di risposta ad un epiteto dall’altra parte), come un atto di insubordinazione, talmente grave da giustificare, da solo, la perdita del lavoro. Insomma non si può attaccare sul lato politico dunque la Fiat cerca di sputtanare l’onorabilità dell’operaio, facendolo apparire come un distruttore delle “regole”, notoriamente da “bon-ton” e galatee che regnano nelle fabbriche.

Ora dopo questa battuta d’arresto (legale) non si può certo mollare, Francesco e i suoi compagni ricorrono in appello. L’appello costa e questa gabella (della borghesissima in-giustizia) è ancora più pesante per chi si trova a casa senza un salario. La solidarietà è un arma; così è scritto sullo striscione del nostro circolo e noi coerenti con questo motto vogliamo promuovere una serata benefit per aiutare con il calore della solidarietà ma anche con la materialità di risorse economiche la lotta impari di Francesco contro il moloch Fiat. Consci che se alla fine l’avrà vinta l’operaio Francesco e l’azienda Fiat avrà perso, a vincere saranno tutti gli operai che lottano, in questo paese del Jobs act, e a perdere saranno tutti i padroni, con i loro crumiri

CIRCOLO IQBAL MASIH Bologna

7-4-2015

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