La crisi? Finita: lo Stato faccia la Bad Bank

Redazione di operai contro, Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, per conto delle principali banche nazionali, si fa portavoce della Bad Bank italiana. Una banca, che non è una banca perché non ha sportelli e non ha depositi per il semplice fatto che nessuno ci metterebbe mai i propri risparmi. Essa dovrebbe acquisire tutti i crediti finora fatti dalle banche italiane a padroni che o sono falliti o stanno per fallire e pertanto hanno smesso di restituire i prestiti ricevuti. Azionisti della Cattiva Banca dovrebbero essere le stesse banche che vi trasferiranno la carta straccia dei crediti perduti […]
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Redazione di operai contro,

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, per conto delle principali banche nazionali, si fa portavoce della Bad Bank italiana. Una banca, che non è una banca perché non ha sportelli e non ha depositi per il semplice fatto che nessuno ci metterebbe mai i propri risparmi. Essa dovrebbe acquisire tutti i crediti finora fatti dalle banche italiane a padroni che o sono falliti o stanno per fallire e pertanto hanno smesso di restituire i prestiti ricevuti. Azionisti della Cattiva Banca dovrebbero essere le stesse banche che vi trasferiranno la carta straccia dei crediti perduti e lo Stato.

Sono parecchi mesi che la questione bolle in pentola e finora ci hanno detto che, al contrario degli altri casi europei (Spagna con la Sareb ed Irlanda con la Nama), l’Italia non ne avesse bisogno. Le sofferenze bancarie c’erano, ma le banche italiane erano abbastanza robuste da sopportarle ed avevano passato gli stress test. Non sappiamo se le cose fossero in realtà diverse o stiano prendendo una piega diversa. O semplicemente le varie banche vogliano scaricarsi dai bilanci tutti i crediti ormai inesistenti e addossare le perdite al bilancio dello Stato.

In ogni caso le cifre che emergono danno un’idea del livello della svalutazione che il capitale ha subito e sta ancora subendo nella Grande Crisi. Dietro a questi miliardi, va ricordato, vi stanno macchinari e fabbriche comprati a credito che avrebbero dovuto restituire il loro valore con gli interessi, ma nella crisi hanno invero cessato di funzionare. Bankitalia stima che a novembre scorso l’ammontare dei crediti in sofferenza avesse toccato i 181 miliardi di euro, il 50% in più di due anni fa.

primo

 

Se poi si guarda a tutti i crediti deteriorati rispetto al totale dei crediti concessi si è passati dal 5% di prima della crisi nel 2008 al 20% di oggi, una enormità che i banchieri si aspettano in crescita anche per tutto il 2015 e ciò non può che preoccuparli.

secondo

La cosa curiosa è che l’ultimo intervento in favore della Bad Bank in salsa italiana Visco l’abbia fatto, ovviamente nel segno della “ripresa e per agevolare le banche a rilasciare nuovi crediti alle aziende sane”, a un convegno sull’IRI. Cioè proprio l’istituto che nel 1933 venne istituito dal governo Mussolini per salvare banche e imprese nella crisi del ’29. Anche allora lo Stato si fece carico di crediti e azioni che non avevano più valore, mettendo una pezza al sistema del credito italiano in bancarotta. Seguiremo nei prossimi mesi gli sviluppi delle sofferenze del sistema del credito italiano, ma è certo che Mussolini almeno nel nome (IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale), ci azzeccò maggiormente: la moderna “Cattiva Banca” di Renzi suona male in partenza. Ma si sa che la seconda volta nella storia non può che essere una farsa.

R.P.

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