LA LOTTA PER LA CASA NELLE PERIFERIE BOLOGNESI

Redazione di OperaiContro, La primaria lotta del lavoro si scontra inevitabilmente con quella della casa: molto semplicemente, senza percepire un reddito fisso non è possibile sostenere un canone di locazione o le rate del mutuo. Già l’opera “Stato e Rivoluzione” di Lenin, riprendendo “La questione delle abitazioni” di Engels esamina come la questione abitativa discenda dal lavoro salariato, attraverso la vendita di forza-lavoro. È sostanzialmente anche questo ciò che da luglio dello scorso anno a questa parte sta tenacemente sostenendo un piccolo, ma in costante crescita, comitato auto-organizzato di inquilini nel quartiere periferico di San Donato, a Bologna. Il […]
Condividi:
Redazione di OperaiContro,
La primaria lotta del lavoro si scontra inevitabilmente con quella della casa: molto semplicemente, senza percepire un reddito fisso non è possibile sostenere un canone di locazione o le rate del mutuo.
Già l’opera “Stato e Rivoluzione” di Lenin, riprendendo “La questione delle abitazioni” di Engels esamina come la questione abitativa discenda dal lavoro salariato, attraverso la vendita di forza-lavoro.
È sostanzialmente anche questo ciò che da luglio dello scorso anno a questa parte sta tenacemente sostenendo un piccolo, ma in costante crescita, comitato auto-organizzato di inquilini nel quartiere periferico di San Donato, a Bologna. Il “Comitato Inquilini di Via Gandusio” organizza famiglie di ogni provenienza, senza distinzione alcuna, accomunandosi intorno a tre punti fondamentali che intrecciano l’immediata emergenza abitativa con un discorso politico ben più articolato.
L’Ente preposto alla gestione degli alloggi ex ERP ed IACP, oggi ACER BOLOGNA, ha sdoganato la precarietà anche nei contratti di affitto delle case popolari, imponendo locazioni provvisorie e non rinnovabili che possono avere durata di 1 anno, 18 mesi o 3 anni: al termine di tale periodo, anche a seguito di aumenti di canone ed utenze del 300% si viene considerati alla stregua di occupanti abusivi e costretti nell’arco di 30 giorni a sgomberare l’abitazione.
Il Comitato Inquilini di Via Gandusio propugna l’abolizione dei contratti provvisori ed assegnazioni definitive.
Nell’intera città di Bologna si viaggia ormai ad una media di almeno 6 sfratti al giorno, nonostante il patrimonio immobiliare di ACER sia ben al di sopra delle migliaia di richieste formalizzate presso il Comune: le case restano sfitte (in alcuni casi riscontrati anche da quasi 20 anni… ) e l’Ente prosegue a testa bassa il suo piano di alienazione delle proprietà, tuttora in corso per centinaia di abitazioni. L’Assessore alla Casa del Comune, Riccardo Malagoli, a metà gennaio sottoscriveva ipocritamente insieme ad omologhi di altre città un appello al Ministro delle Infrastrutture Lupi per una legge di proroga degli sfratti… salvo poi metterla in pratica senza pietà, minacciandone anche sotto la neve.
Il Comitato Inquilini di Via Gandusio propugna l’immediato blocco degli sfratti stante l’emergenza abitativa.
Va bene evidenziato inoltre che le cosiddette “case popolari” sono state costruite con le tasse sui salari del proletariato: ACER sta gestendo un patrimonio che non è di sua proprietà, ma del proletariato! Dal 1963 al 1996 le buste paga degli operai sono state tassate anche dal fondo GESCAL appositamente creato per la realizzazione e manutenzione dell’edilizia popolare. Questi fondi si sono poi insabbiati nei vari passaggi tra soppressioni ed accorpamento di vari Enti, ma di certo non possono essersi volatilizzati: è proprio di poco tempo fa la decisione della Regione Lazio di riutilizzare i fondi derivati dalla GESCAL per l’edilizia popolare. In Emilia-Romagna istituzioni e sindacati firmatari di convenzioni sostengono che tali capitali si sono esauriti, senza peraltro addurne prova, sintomo di malafede. Vada inoltre aggiunto che Enti come ACER hanno la possibilità di emettere ed acquistare obbligazioni, allargando il campo di azione alla pericolosa speculazione finanziaria sulla pelle della classe operaia.
Il Comitato Inquilini di Via Gandusio vuole sapere esattamente che fine abbia fatto l’ingente mole dei fondi GESCAL interamente costruita dal lavoro salariato degli operai. Che il potere dunque sia operaio.
Sarà bene intrecciare ovunque l’emergenza della casa con la questione politica della condizione degli operai: non c’è altra via per la liberazione dalla schiavitù, compresa la garanzia di un tetto sopra la testa per tutti. Sempre e per sempre.
Saluti Operai da Bologna,
m.l.
PROFILO FACEBOOK E CONTATTI: Comitato Inquilini Via Gandusio
Condividi:

1 Comment

  1. alanza53

    M.l. Condivido: secondo una ricerca Eurispes il fondo GESCAL NEL 1994 ERA DI CIRCA 21 MILA MILIARDI. FRANCESCO COSSIGA CON UN DPR 390/90 ARTICOLO 128 STORNO’ 200 MILIARDI DAL FONDO GESCAL PER FINANZIARE L’EMERGENZA DROGA, FINANZIANDO COSI LE COMUNITA’ PRIVATE. ALTRI MILIARDI FURONO DIROTTATI ALL’INPS, DISSANGUATA DALLE CONTINUE RICHIESTE DI CIG DA PARTE DEI PADRONI. CON IL FONDO GESCAL SI POSSONO COSTRUIRE MIGLIAIA E MIGLIAIA DI CASE, I COMUNI E GLI ENTI PREPOSTI GESTISCONO UN PATRIMONIO ECONOMICO E IMMOBILIARE CHE APPARTIENE AGLI OPERAI. CON LE OCCUPAZIONI CI PRENDIAMO SOLO UNA PICCOLISSIMA PARTE DI QUELLO CHE CI APPARTIENE. 10, 100, 1000 OCCUPAZIONI DI CASE E DI FABBRICHE