STORIE DI VITA:  PRIMA TI AVVELENANO POI TI METTONO IL COLTELLO ALLA GOLA.

Redazione di Operai contro, ancora una volta faccio “parlare” mia sorella, prestandole la tastiera, per farle raccontare le vicissitudini di chi si trova ad avere un grave problema di salute. Un vero schifo. Al solito tutto ciò che sarà raccontato, è reale, per questo continuerò a firmarmi “Una bracciante”. PIERO DEMARCO PRIMA TI AVVELENANO POI TI METTONO IL COLTELLO ALLA GOLA. Quando ti danno certe notizie, il mondo ti cade addosso, ma si rimane ancora più sconvolti nell’impatto con chi ti deve risolvere il tuo problema di salute. Se si tratta, come nel mio caso, di un carcinoma maligno, […]
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Redazione di Operai contro,

ancora una volta faccio “parlare” mia sorella, prestandole la tastiera, per farle raccontare le vicissitudini di chi si trova ad avere un grave problema di salute. Un vero schifo. Al solito tutto ciò che sarà raccontato, è reale, per questo continuerò a firmarmi “Una bracciante”.

PIERO DEMARCO

PRIMA TI AVVELENANO POI TI METTONO IL COLTELLO ALLA GOLA.

Quando ti danno certe notizie, il mondo ti cade addosso, ma si rimane ancora più sconvolti nell’impatto con chi ti deve risolvere il tuo problema di salute. Se si tratta, come nel mio caso, di un carcinoma maligno, è ancora più angosciante. In quel preciso momento smetti di essere una persona e inizi a essere una malattia, un problema da risolvere, ma anche un’opportunità di lavoro e guadagno per molti che operano nella sanità. Una cosa è sentir parlare di certi problemi, un’altra è viverli sulla propria pelle: la tua vita non ti appartiene più ma è messa nelle mani di altre persone e solo loro possono ridartela. E non sempre e gratis. Così l’ospedale all’avanguardia nella cura del tumore al seno cui mi ero rivolta mi dice: “Signora, lei ha sicuramente un cancro maligno, ma qui c’è una lista di attesa di uno due mesi,le diamo dei numeri di altri medici, se è possibile accelerare i tempi”. In pratica mi hanno scaricata, dopo che mi avevano seguita per anni!  Mi  somiglia  molto al banchiere che non può prestare i soldi e ti manda da uno strozzino. Come può una persona che ha un cancro nel suo corpo aspettare dei mesi per essere operata? Perché c’è la totale opacità nelle liste di attesa? Su cosa si basano, perché c’è gente che mi precede, se il mio caso è grave? Queste domande ti arrovellano il cervello e ti lasciano in uno stato di profonda angoscia.

Mi rivolgo, allora, a uno dei medici che mi avevano indicato, un luminare, mi dicono, del ramo, che lavora in una clinica privata convenzionata. La visita (tangente) per “accedere ai suoi servizi” mi costa 250 euro, ma lui si mostra sempre gentile ed esauriente nelle spiegazioni. Chi sa perché i medici quando sono pagati hanno un altro approccio rispetto a quando ti visitano nelle strutture pubbliche! Mi rincuora, mi da delle speranze, ma mi dice che se si deve rispettare la famosa lista di attesa c’è almeno un mese, un mese e mezzo di attesa,ci sono donne più fregate di me perché sono più giovani e più gravi. Lui, però, mi consigliava di accelerare i tempi, non si sa mai come certi mali possono evolversi. Allora, com’è consuetudine in questi casi, anch’io ho pronunciato la parolina magica: “Ma a pagamento?”. “La settimana prossima- mi risponde- ti costa circa 5500 euro tutto compreso”. “È tutto legale, per carità”, ci tiene a precisare. In quel preciso momento mi sono sentita messa un coltello alla gola: come può una persona che ha un male che gli sta corrodendo il corpo aspettare tanto tempo a cuor leggero! Perché se paghi le liste di attesa, si annullano? Perché dopo essere stata avvelenata da tutte le schifezze che si usano in agricoltura, devo essere sottoposta a questo ricatto e a questo strazio? Dopo aver fatto arricchire tante persone con il nostro lavoro, altri potranno beneficiare dai nostri problemi di salute. Infine, perché dopo aver pagato tante tasse grazie anche alle strisce paga gonfiate, devo sborsare dei soldi se voglio avere ancora delle possibilità di vita!  E’ inutile, però, chiedere giustizia: a una mia collega, ancora più esposta di me ai fitofarmaci, nel giro di poco tempo ha avuto lo sviluppo di due tumori di tipo aggressivo. Ha fatto richiesta d’invalidità per cause di lavoro ma non l’è stata riconosciuta. Secondo la legge i fitofarmaci fanno bene, allora perché usare le protezioni quando fanno i trattamenti?

Il ricatto cui sono stata sottoposta mi pone un’altra angoscia: come trovare i soldi per l’intervento, una persona che vive solo del necessario per “strappare la giornata”, difficilmente si trova soldi da parte. A chi chiedere, come recuperare i soldi necessari? È brutto far dipendere la propria vita da fattori economici, molti ricorrono agli strozzini per questo. La gente sembra rassegnata, solo se hai denaro, vai avanti ma non è giusto!

Per fortuna riesco a recuperare la cifra necessaria per l’intervento, lo comunico al medico per programmare il da farsi. Da quel momento l’atteggiamento dei medici e dei paramedici cambia, lo so per l’esperienza vissuta da mia sorella. Se ti affidi al servizio sanitario nazionale, aspettando i suoi tempi sei trattata come una sfigata: cazzo non sei riuscita neanche a trovare dei soldi per cercare di salvarti la vita, non meriti ne rispetto ma neanche considerazione!

Alla fine mi sono operata, il medico mi ha detto che, dal punto di vista chirurgico tutto è andato bene, tutto il male è stato tolto, ma era un tumore aggressivo, se non fossi intervenuta in tempo, probabilmente, non ci sarebbe stato nulla da fare, la mia sorte sarebbe stata segnata. In definitiva il Servizio Sanitario Nazionale mi avrebbe condannata a morte! Se fossi stata ancora più disperata, se nessuno mi avesse aiutata per me non ci sarebbe stato futuro. Quante persone si sono trovate in queste condizioni? Perché si deve accettare con rassegnazione questo stato di cose? Mi rispondono: i tumori sono troppi costano troppo alla collettività, ma non è colpa di chi si ammala se ci sono nei cibi, nell’acqua e nell’aria tutte queste sostanze nocive, perché non escono i soldi quelli che li mettono in circolo!

Adesso, probabilmente, mi aspetto lo strazio delle dopo operazioni di chi ha avuto un cancro, tutto dipenderà dal tipo di carcinoma e dei risultati dell’esame istologico, mi assicurano, però, che tutto è a carico del Servizio Sanitario Nazionale, bontà loro!

Epilogo della mia storia, quando ho comunicato all’ospedale pubblico, che mi aveva seguito per la prevenzione,  che mi ero già operata e quindi non avrei più fatto gli esami previsti, la segretaria mi ha risposto: “Noi pensavamo che tu ti rivolgessi comunque alla mutua, se eri disposta a pagare anche noi ti avremmo operato subito”. “Con noi, però, ti sarebbe costato mille euro in più, in definitiva ti è andata bene.” Che schifo, tutto ha un prezzo e tutto è in vendita, anche le nostre vite!

UNA BRACCIANTE

 

 

 

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