TUTTI A BOMBARDARE

Redazione di Operai Contro, ormai è un rito mondiale. Qualsiasi governo di dittatori grande e piccolo che ha aerei e bombe, può divertirsi a bombardare l’ISIS. Ora c’è la conferma del Pentagono: aerei iraniani hanno partecipato ai raid contro l’Isis in Iraq. Un intervento avvenuto a più riprese nella zona di Diyala e condotto da vecchi caccia F4 Phantom mobilitati in una regione dove i militanti rappresentano una minaccia. La mossa si inserisce nell’azione di supporto garantita dai mullah al governo amico e sottolinea, di nuovo, come Usa e Iran si trovino allineate in nome dell’alleanza per fermare il […]
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Redazione di Operai Contro,

ormai è un rito mondiale.

Qualsiasi governo di dittatori grande e piccolo che ha aerei e bombe, può divertirsi a bombardare l’ISIS.

Ora c’è la conferma del Pentagono: aerei iraniani hanno partecipato ai raid contro l’Isis in Iraq. Un intervento avvenuto a più riprese nella zona di Diyala e condotto da vecchi caccia F4 Phantom mobilitati in una regione dove i militanti rappresentano una minaccia.

La mossa si inserisce nell’azione di supporto garantita dai mullah al governo amico e sottolinea, di nuovo, come Usa e Iran si trovino allineate in nome dell’alleanza per fermare il Califfo. Dopo l’offensiva jihadista di questa estate, Teheran ha risposto ampliando il proprio ruolo militare al fianco degli sciiti e di Bagdad.
Nuclei di pasdaran hanno assistito le milizie anti-Isis coordinando alcune operazioni importanti. Un impegno rimarcato dalla presenza del generale Qasem Soleimani, il responsabile della Divisione Qods e gestore del dossier Iraq per conto del regime.
Ed è in questo frangente che si è concretizzata la prima collaborazione tra i due nemici: gli iraniani presenti sul fronte terrestre mentre gli Usa hanno offerto il loro ombrello aereo.
Successivamente Teheran ha fornito all’Iraq alcuni Sukhoi impiegati contro le colonne dell’Isis e si è sostenuto che a pilotarli fossero sempre dei pasdaran. È ormai evidente la situazione particolare nella quale si sono cacciati gli Stati Uniti. In Siria sono – formalmente – ostili al regime di Assad e continuano a ipotizzare nuovi programmi d’assistenza ai ribelli siriani, ma allo stesso tempo si ritrovano insieme ai governativi nel bombardare le località tenute dall’Isis. Cosa avvenuta più volte a Raqqa: difficile non pensare a qualche forma di “contatto” preventivo per evitare incidenti in cieli troppo affollati di caccia e droni. Non sembra dunque azzardato ipotizzare uno scenario identico con gli iraniani in Iraq, anche se ieri il portavoce del Pentagono lo ha escluso.

Francesco il vescovo di Roma è capo religioso della crociata contro i giovani mussulmani deve cercare di rompere di meno.

In ogni caso ciò che viene evidenziato dalla guerra mondiale contro l’ISIS è questo:

quasi cento paesi bombardano, ma non riescono a vincere

Un lettore

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