I riflettori sulla violenza durante la manifestazione nazionale del 6 novembre nascondono un’altra agenda politica

Per il dibattito Jan Buelens e Joke Callewaert | solidaire.org Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare 14/11/2014 La manifestazione del 6 novembre continua ad agitare gli animi. Non tanto perché è stata la più grande mobilitazione anti-governativa dal 1986, ma a causa dello scontro con la polizia a margine della manifestazione. Il rapporto tra il numero di manifestanti e il numero di persone coinvolte nello scontro dovrebbe incoraggiare un certo pragmatismo. Questo scontro è stato utilizzato concretamente per accelerare l’adozione di una serie di misure previste nell’accordo di governo. Rafforzamento delle attività di […]
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Per il dibattito

Jan Buelens e Joke Callewaert | solidaire.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/11/2014

La manifestazione del 6 novembre continua ad agitare gli animi. Non tanto perché è stata la più grande mobilitazione anti-governativa dal 1986, ma a causa dello scontro con la polizia a margine della manifestazione. Il rapporto tra il numero di manifestanti e il numero di persone coinvolte nello scontro dovrebbe incoraggiare un certo pragmatismo.
Questo scontro è stato utilizzato concretamente per accelerare l’adozione di una serie di misure previste nell’accordo di governo.

Rafforzamento delle attività di ordine pubblico, in teoria e in pratica

Finora, abbiamo dedicato molta attenzione al risvolto (anti)sociale dell’accordo di governo e molto meno, ed erroneamente, al risvolto (anti)democratico.
Tuttavia, la realtà ci obbliga rapidamente a interessarci di questo aspetto.

La dichiarazione del governo è una minaccia per i diritti democratici. Sfruttando la preoccupazione dell’opinione pubblica sul’approdo dello jihadismo in Europa, il governo ha messo a punto un piano globale contro la “radicalizzazione”. Il piano prevede la creazione di un Consiglio di sicurezza nazionale, la possibilità di intervento da parte dell’esercito, il rafforzamento dei compiti connessi al mantenimento dell’ordine di polizia e la restrizione delle possibilità di controllane l’intervento.

Il Consiglio di sicurezza è lo strumento di centralizzazione del potere e, soprattutto, di informazione, mai visto in precedenza. Gli eccessi della NSA (Consiglio di Sicurezza USA), rivelati da Snowden, dovrebbero comunque invitare alla cautela. La nozione eccessivamente vaga di radicalizzazione dischiude altresì sviluppi pericolosi. Pertanto, non è escluso che possa essere applicato a chiunque resista. Inoltre, si scopre che il governo intende basare la sua legittimità escusivamente sui risultati elettorali del 25 maggio e non sul processo democratico di verifica e negoziazione permanente con i diversi attori della società. In questa logica, l’opposizione alle misure governative è immediatamente qualificata come “opposizione alla democrazia”. Quando sarà tacciata di essere “radicale”? Finora, il diritto a protestare resta in vigore, ma per quanto tempo?

Più che ad altri ministri, viene assegnato un potere del tutto inedito al ministro degli Interni, rinominato ministro degli Interni e della sicurezza. Non è un caso che la N-VA abbia voluto fin dall’inizio che l’incarico venisse assegnato a Jan Jambon che è, per usare un eufemismo, molto a destra della N-VA.

Nella prossima mobilitazione, Jan Jambon vuole “sedersi lui stesso al comando”. Eppure il mantenimento dell’ordine pubblico compete all’autonomia comunale. Jambon può intervenire solo se il rapporto tra la polizia locale e quella federale entra in causa e solo in determinate condizioni. Il modo rapido con cui Jambon agisce è oggi inaccettabile.

Lo stesso copione sbrigativo si ravvede nel modo in cui viene messo alla berlina il sindaco di Bruxelles, Yvan Mayeur, anche prima che venga effettuata una indagine seria o una verifica adeguata. Inoltre, il modo in cui il sindaco di Anversa disconosce il suo collega di Bruxelles è inaudito, ed è chiaro che dietro le quinte c’è il primo ministro.

Manipolazione dell’opinione pubblica sullo sciopero del “24 novembre”

In vista dello sciopero previsto in quattro province, tra cui Anversa, per lunedì 24 novembre, sono state prese misure di rafforzamento dell’ordine pubblico. Subito dopo gli scontri del 6 novembre, sono circolate voci su un possibile ripetersi di scontri il 24 novembre, creando una vera e propria psicosi di paura, e suggerendo che potrebbe scapparci il morto. Tuttavia, è stato volutamente taciuto che si trattava di un’azione completamente diversa, vale a dire uno sciopero. Ci sarà comunque un “impressionante servizio d’ordine” e “non svelo le altre misure che verranno adottate”, ha detto De Wever.

Manipolando l’opinione pubblica, il ministro Jambon e il sindaco De Wever cercano di spaventare e di scoraggiare le persone dalla partecipazione ad azioni sociali. Inoltre, anche se i due uomini dichiarano solennemente che rispettano il diritto di sciopero e la libertà di espressione, la psicosi creata mina il contenuto della dichiarazione. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito a più riprese che non si può indurre un “congelamento” dei diritti e delle libertà fondamentali.

Questa manipolazione dell’opinione pubblica è accompagnata da un’offensiva ideologica

Wever ha qualificato lo sciopero come “sciopero politico”: suggerisce che si tratti dello sciopero di una parte politica, che non ha nulla a che fare con le misure sulle pensioni, il mancato adeguamento dell’indice, l’aumento degli adempimenti burocratici o di altre misure che riguardano molti cittadini e famiglie. In questo modo, si vuole rompere l’ampio movimento di opposizione. Lo sciopero è di fatto organizzato contro l’accordo del governo, ma questo tipo di manifestazioni sono perfettamente legali in Belgio. La gente ha il diritto di far sentire la propria voce. Inoltre, De Wever dichiara nella stessa intervista di rifiutare l’etichetta di “amico delle grandi imprese e nemico dei lavoratori”. “Tale discorso è quasi criminale”, ha aggiunto in modo sottile. Stigmatizzare un discorso politico come “quasi criminale” è repressivo e problematico alla luce del diritto fondamentale della libertà di espressione. In questo modo, De Wever non punta esclusivamente su un’azione sociale, ma anche sul dibattito politico.

Thatcher si o Thatcher no?

Se il parallelismo del governo attuale con il regime Thatcher viene spazzato con un gesto della mano, il caso vuole che Thatcher fu la prima a qualificare lo sciopero dei minatori come “sciopero politico”, colpendo così tutti i diritti sociali e democratici. Thatcher ha minato il diritto di sciopero, imponendo limitazioni drastiche al diritto di manifestazione. In questo contesto, in cui non è previsto il diritto di mobilitarsi, dovremmo forse capire il sindaco di Anversa che si oppone alla “mobilitazione prevista” del 24 novembre ad Anversa. Questo è un segnale di prevenzione del sindaco per impedire l’organizzazione di proteste nei prossimi mesi. Thatcher chiedeva sempre l’intervento dei militari per la “sicurezza interna”. De Wever non esclude questa pista, lo aveva già detto l’anno scorso durante delle proteste ad Anversa. Come detto sopra, l’accordo di governo prevede questa possibilità.

Ironia della sorte, è stata la volta del Belgio a prestare la presidenza semestrale del Consiglio d’Europa. Fondato dopo la seconda guerra mondiale per garantire il rispetto dei diritti umani, è artefice della creazione della Corte europea dei diritti dell’uomo. Se alcuni politici prendono questi diritti alla leggera, la reputazione del Belgio sarebbe particolarmente colpita, a meno che naturalmente si nutra l’ambizione di uscita del Belgio dalla giurisdizione della Corte europea dei diritti dell’uomo come ha proposto l’alleato di Bart De Wever, Cameron, per il Regno Unito. Tutti gli attori democratici hanno interesse a seguire da vicino l’evoluzione del nostro paese.

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