LA 3 GUERRA MONDIALE IN PALESTINA

Redazione di Operai Contro, la terza guerra mondiale si sviluppa con diversi focolai – Ucraine , Russia e Polonia – Iraq, Siria – Afghanistan, Pakistan – Libia, Egitto – Palestina Le guerre di annessione dei padroni russi, le crociate del sanguinario Obama contro i giovani mussulmani, sono destinate a fallire O la guerra farà scoppiare la rivoluzione o la rivoluzione fermerà la guerra. vi invio una cronaca da Gerusalemme, Città occupata dagli Israeliani Un osservatore Cronaca Nove morti israeliani in due settimane. Di oggi l’ultimo attentato in una sinagoga di Gerusalemme, dove due palestinesi hanno fatto irruzione attaccando i fedeli […]
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Redazione di Operai Contro,

la terza guerra mondiale si sviluppa con diversi focolai

– Ucraine , Russia e Polonia

– Iraq, Siria

– Afghanistan, Pakistan

– Libia, Egitto

– Palestina

Le guerre di annessione dei padroni russi, le crociate del sanguinario Obama contro i giovani mussulmani, sono destinate a fallire

O la guerra farà scoppiare la rivoluzione o la rivoluzione fermerà la guerra.

vi invio una cronaca da Gerusalemme, Città occupata dagli Israeliani

Un osservatore

Cronaca
Nove morti israeliani in due settimane. Di oggi l’ultimo attentato in una sinagoga di Gerusalemme, dove due palestinesi hanno fatto irruzione attaccando i fedeli che pregavano all’interno con coltelli, asce e pistole, e uccidendo quattro israeliani. Con la rivendicazione di Hamas che grida all’”atto eroico” mentre il leader dello Stato d’Israele Benjamin Netanyahu promette di “reagire duramente”. Continua a infiammarsi il clima tra ebrei e palestinesi. Durante l’ultimo attacco di questa mattina, la polizia ha ucciso i due aggressori in una sparatoria in cui sono rimaste ferite otto persone, fra cui sei agenti. La sinagoga colpita si trova nel quartiere ultraortodosso Har Nof. I due attentatori, Ghassan Abu Jamal e suo cugino Udayy Abu Jamal, provenivano da Gerusalemme est ed erano stati rilasciati dalle prigioni israeliane nel 2011, in cambio della liberazione del soldato Gilad Shalit.

Intanto un comunicato ufficiale di Hamas citato dal sito del quotidiano israeliano YediotAhronot, ha rivendicato l’attentato. Uno dei leader, Mushir al-Masri, ha definito l’attacco una “reazione naturale” all’uccisione dell’autista di autobus Yusuf Hassan al-Ramouni, trovato impiccato al capolinea di Har Hotzvim domenica notte. Per la sua morte l’esito dell’autopsia parla di suicidio”. “Hamas – si legge ancora nella nota – chiede la continuazione di azioni di vendetta”. Anche l’ex ministro degli Esteri di Hamas, Mahmoud al-Zahar, ha commentato l’attentato, scrivendo su Twitter che gli attentatori sono “benedetti“.

Ho provato a scappare. L’uomo con il coltello mi si è avvicinato. Fra noi c’erano una sedia e il tavolo, ha preso il mio scialle da preghiera, io l’ho lasciato lì e sono scappato”, racconta alla tv israeliana Channel 2 un testimone che si trovava nella sinagoga al momento dell’attacco. Si tratta dell’attacco con più vittime a Gerusalemme da anni e probabilmente inasprirà le tensioni e i timori di violenze in città, dove la situazione è già tesa in relazione agli scontri per l’accesso alla Spianata delle moschee. Recentemente, in relazione alle tensioni per la Spianata, gli attacchi da parte di palestinesi contro israeliani sono aumentati.

“Il presidente palestinese Mahmoud Abbas sta intenzionalmente trasformando il conflitto arabo-israeliano in una guerra di religione tra ebrei e musulmani”. È l’accusa del ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, aggiungendo che Abbas incoraggia questo tipo di attacchi definendo gli ebrei “impuri” e inadatti alla preghiera sul Monte del Tempio. Un atteggiamento che “deve essere denunciato dalla comunità internazionale”, ha concluso Leiberman. Pronta la condanna del segretario di Stato americano, John Kerry: “Atto di puro terrore e di insensata brutalità e violenza”, sono le parole del segretario Usa.

La scorsa settimana le tensioni sembravano essersi placate a seguito di un incontro fra il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il segretario di Stato americano John Kerry e il re Abdullah II di Giordania ad Amman. Si era trattato di un tentativo di ripristinare la calma dopo mesi di confronti violenti proprio intorno alla Spianata delle moschee, luogo sacro sia per gli ebrei che per i musulmani. Allora israeliani e palestinesi avevano detto che avrebbero intrapreso azioni mirate a ridurre la tensione e a evitare un’escalation.

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