Contro Renzi: no al fronte nazionalista

Caro Operai Contro, è successo nei giorni scorsi, che Barroso presidente della Commissione europea, abbia risposto a Renzi sui contenuti della legge di stabilità ancora in bozza, prima quindi della sua stesura definitiva e prima che venisse ufficialmente spedita. Barroso per conto dell’Europa ha risposto quindi ad una bozza arrivatagli sottobanco. Ma non è di questo sketch da avanspettacolo, cui Renzi ci ha abituato che volevo parlare, anche se va detto che con la versione definitiva della legge di stabilità, Barroso si sarebbe incazzato di più, perché il testo è più evanescente rispetto il rientro dei parametri europei. Quello […]
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Caro Operai Contro,

è successo nei giorni scorsi, che Barroso presidente della Commissione europea, abbia risposto a Renzi sui contenuti della legge di stabilità ancora in bozza, prima quindi della sua stesura definitiva e prima che venisse ufficialmente spedita. Barroso per conto dell’Europa ha risposto quindi ad una bozza arrivatagli sottobanco. Ma non è di questo sketch da avanspettacolo, cui Renzi ci ha abituato che volevo parlare, anche se va detto che con la versione definitiva della legge di stabilità, Barroso si sarebbe incazzato di più, perché il testo è più evanescente rispetto il rientro dei parametri europei.

Quello che però ci tenevo a dire, è che non possiamo farci portare a spasso dal fatto che ” è l’Europa che chiede sacrifici “, come stanno facendo da un pò di giorni i telegiornali, presentando un Renzi vittima, che si batte contro i diktat dell’Ue.

Fino prova contraria in Italia tutte le misure, le decisioni, le leggi compresa quella di stabilità, vengono promulgate e fatte applicare dal governo e dalle istituzioni. Se questi devono obbedire o rispondere ad accordi presi con l’Europa, non sono affari che ci riguardano. Noi ci opponiamo a queste misure per quelle che sono e individuiamo il nostro nemico in che ce le impone.

Per noi i nostri padroni e il loro governo sono il nemico, la controparte. Sono loro che, autonomamente o in sintonia con l’Europa ci impongono sacrifici, ci licenziano, ci portano in rovina.

Renzi a capo del governo dei padroni e i mass media che lo sostengono, vorrebbero farci individuare altrove il nostro nemico, sperando di farci schierare in un fronte nazionalista con i padroni e la borghesia in Italia, contro i nostri interessi e contro gli operai degli altri paesi.

Vigiliamo e lavoriamo per non cadere in questa trappola

Costruiamo il Partito Operaio

Saluti operai.

Di seguito i punti della legge di stabilità in un articolo del “fatto quotidiano”.

Dalla finanziaria tagli per 6,1 miliardi alle amministrazioni dello Stato: dalla Difesa 500 milioni, 148 dall’Istruzione, 11,3 dalla salute. Toccati anche ricerca e fondi per la competitività. Il Ministero degli Esteri indenne: i tagli solo su contributi a organismi internazionali e insegnanti all’estero

Centodue milioni di euro in meno alla Giustizia, 36 sottratti all’amministrazione delle carceri e 15 alla prevenzione del dissesto idrogeologico nei prossimi tre anni. Perfino la scuola, totem renziano della svolta buona, paga un prezzo altissimo: 148milioni di euro nel 2015, 421 entro il 2017. Mancava solo la “bollinatura” della Ragioneria dello Stato per scrivere quel che già si temeva: la legge di stabilità 2015 che doveva essere “espansiva” impone in realtà tagli dolorosi a settori sensibili della spesa pubblica come la sicurezza, l’istruzione e la sanità. Comparti che verseranno alti contributi di sangue alla causa della tenuta dei conti, al vincolo europeo e alle nuove promesse come il bonus-bebé spuntato fuori dal cilindro di Renzi che ha costretto i tecnici della Ragioneria a riaprire di corsa il capitolo “coperture” su cui insiste la richiesta di chiarimenti di Bruxelles.

Il sigillo infine è arrivato, il testo definitivo è stato depositato alla Camera, dove inizierà il suo percorso parlamentare la prossima settimana. E dunque si possono fare nomi e cifre della cura dimagrante imposta dal governo alle amministrazioni centrali dello Stato, agli enti di rilevanza costituzionale come la Corte dei Conti e i Tar, e a quelli pubblici come Istat, Commercio estero e organismi internazionali. Le forbici incidono su tutto questo per 6,1 miliardi di euro ma non colpiscono allo stesso modo, tra la mano pesante dove proprio non l’aspetti – dalla ricerca all’Autorità Nazionale Anticorruzione – e quella leggera riservata a chi non versa mai un euro. Gran parte dei tagli intaccano spese e budget di Ministeri: 2,4 miliardi come riduzione di voci di spesa di diretta competenza dei dicasteri con portafoglio, 1,4 come misure di settore, 1,017 come riduzione delle dotazioni finanziarie. Ma è nei dettagli dell’operazione che si capisce con quanta cura ha operato il chirurgo. I tagli pluriennali a interi programmi e singole missioni, trascritti nelle tabelle allegate alla manovra, certificano che la scuola privata vale più di quella pubblica, che la lotta alla contraffazione si può fare con meno soldi, che Ebola e il terrorismo sono minacce ma solo per gli altri Paesi. Ecco le riduzioni più significative.

TOGLI IL TIGRE DAL MOTORE. La manovra è tanto “espansiva” che finisce per colpire anche il Ministero dello Sviluppo Economico: in tre anni avrà a disposizione 20 milioni di euro in meno. Tra le voci rilevanti spiccano i 6,2 milioni sottratti alla “incentivazione del sistema produttivo”, che saliranno poi a 10 nel triennio 2015-2017. Non solo. Penalizzata è anche la promozione all’estero, l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione degli investimenti esteri che si vedranno tagliare fondi per oltre 1,5 milioni. Cinesi e ambulanti però ringraziano preventivamente il governo per quanto si prepara a fare sul made in Italy, voce di missione tanto cara ai politici da finire serenamente nel paniere dei tagli: la lotta alla contraffazione perderà 5milioni l’anno, 15milioni dal 2015 al 2017.

L’ITALIA GIOCA META’ IN DIFESA. Nella roulette russa dei tagli il Ministero della Difesa è chiamato allo sforzo maggiore. Da solo sosterrà quasi il 50% del miliardo attinto dalle dotazioni ministeriali. Nel dettaglio, su 550 milioni di euro di riduzione 496 arrivano direttamente dalla revisione delle spese per le Forze Armate e l’approvvigionamento militare. Il resto, dalla vendita di circa 1.200 immobili che a regime dovrebbe portare minori costi per 1,4 miliardi. La lista definitiva però ancora non c’è e il condizionale, dopo anni di annunci, è d’obbligo.

CONTRORDINE, LA SCUOLA SI TOCCA. Fresco di nomina l’aveva indicata come “il luogo da cui ripartire per uscire dalla crisi” (Ansa, 12/03/ 2014). Sulla scuola Renzi deve aver cambiato idea. Anche il Ministero dell’Istruzione finisce infatti nella rosa dei tagli e con una sforbiciata da 148,6 milioni di euro, suddivisi in 30 a carico dell’istruzione pre-scolastica, 36 alla scuola primaria, 17,6 alla secondaria di primo grado, 54,8 a carico di quella secondaria di secondo grado, 5,4 milioni per l’istruzione universitaria, un milione dalla ricerca. Nel prossimo triennio il taglio sarà di 421 milioni di euro, cioè 21 milioni più delle risorse destinate all’operazione-bandiera scuole sicure. Nelle tabelle col segno “più” davanti, viene invece confermato il contributo di 200 milioni di euro alle scuole non statali per il 2015. Quindi se ne tolgono 148 alla pubblica e se ne danno ancora di più a quella privata. Con anche 50 milioni di mancia.

IL FARDELLO GIUSTIZIA. Attenzione, c’è da riparare la giustizia. Matteo Renzi lo aveva scandito in tempi non sospetti. Era il 10 marzo e dal loggiato del Sacro convento di Assisi annunciava così l’intenzione di riformare processo civile e penale. Oggi si appresta a chiedere la fiducia sul primo provvedimento mentre l’altro è in alto mare. Nel frattempo è arrivata però la Legge di Stabilità. Che fare? Il governo ha deciso di sperimentare una soluzione nuova: per rendere il processo più veloce si sollevano i tribunali dal fardello dei fondi. La dotazione per il Ministero della Giustizia scende così di ben 64,1 milioni di euro che vengono sottratti alla giustizia civile e penale. Anche lo slancio verso una migliore amministrazione delle pene, sbandierato urbi et orbi da tutti gli ultimi governi, sbatte contro la riduzione di 36,1 milioni all’amministrazione penitenziaria.

LA BEFFA SICUREZZA. Gli italiani possono però tirare fin d’ora un sospiro di sollievo: il terrorismo che colpisce in Canada non sarà una minaccia per l’Italia, almeno per i prossimi tre anni. Lo dice il governo, lo controfirma il Capo dello Stato e ci mette anche il timbro la Ragioneria. Tutti d’accordo. Dev’essere per questo che al comparto sicurezza la legge di Stabilità non porta in dote un euro di più, semmai toglie 300 milioni nel giro dei prossimi tre anni. Per il 2015 sono così suddivisi: 74 milioni sono a carico dell’ordine pubblico e la sicurezza (42,7 della missione di contrasto e tutela dell’ordine pubblico e 32 per il coordinamento e la pianificazione tra forze di polizia), altri 17 sono sottratti al soccorso civile.

LA SALUTE SI TOCCA, I DIRITTI PURE. La Lorenzin aveva puntato i piedi: no alla riduzione del 3%. Prima di lei tutti i senatori Pd della Commissione Salute avevano chiesto al loro segretario che “il settore sia al centro dell’azione di governo”. Lui non ha dato retta né al ministro né ai parlamentari della sua maggioranza. Così la cifra in tabella alla voce Ministero della Salute è di 11,3 milioni, tagli che saliranno a 33,3 nel giro di tra anni. La parte del leone la farà il settore della prevenzione con quasi 11 milioni di euro per i prossimi tre anni. La conferma contabile, finalmente, che l’emergenza Ebola non c’è e non ci sarà fino a tutto il 2017. Dopo si vedrà. A seguire il dicastero dei Trasporti con 11,2 milioni di euro per i prossimi tre anni. Otto milioni, giusto per non dimenticarsi dei più deboli, arrivano dal capitolo “diritto alla mobilità”. Pure il ministero del Lavoro viene tagliato: la sforbiciata è di 4,6 milioni nel 2015. Se poi tocca mettere in piedi la riforma dei centri per l’impiego pazienza, si dirà che mancano i soldi.

CAMPIONI DI SALTO DEL TAGLIO. La Farnesina ancora una volta passa col rosso e non paga dazio. L’abilità delle Feluche in questo sport è ormai proverbiale: li scansano come birilli e li girano al volo su altri. Nel caso specifico, il Ministero degli Esteri salta del tutto il turno grazie alla promessa, trascritta nelle legge di stabilità, di una prossima riforma del indennità di servizio all’estero. Roba che sulla carta dovrebbe portare circa 108 milioni di euro in tre anni, a partire da luglio 2015, ma su cui si litiga da mesi e prevalgono dubbi sull’effettivo risparmio. Intanto però il conto lo pagano subito altri, ad esempio gli organismi terzi cui il il Ministero eroga contributi per conto dello Stato come la Fao, il Fondo per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Programma alimentare mondiale dell’Onu (Pam) etc. Dei 25 milioni di risparmio ben 20 saranno sotto la voce Onu e altri 3 sotto la casella Osce. In poche parole quel che non si risparmia sui costi strutturali dell’amministrazione lo si toglie ai poveri, in forma di minore contribuzione ai progetti mondiali di cooperazione e sviluppo. La scampano i mega ambasciatori, non gli insegnanti all’estero che subiranno un taglio di 3,7 milioni di euro nel 2015 e di 5,1 per il successivo biennio.

PIOVE SUL BAGNATO. Un mezzo raggio di sole per gli ultimi alluvionati d’Italia. Mezzo, dopo che lo Sblocca Italia ha ridotto del 50% i fondi annunciati per Genova. E i prossimi alluvionati? Chissà, di doman non v’è certezza. Il governo ha confermato nel dd Stabilità il differimento del pagamento delle tasse per le vittime della calamità del 10-14 ottobre. Ma con la stessa legge ha deciso di tagliare i fondi per la tutela del territorio in tutto il resto del Paese, compresi quelli per la prevenzione e la sistemazione delle aree in dissesto idrogeologico. Il taglio fa parte degli 8,3 milioni spuntati al budget del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, per ogni anno da qui al 2017. Tra le voci di dettaglio 2,3 milioni per tre anni ridurranno il programma di missione “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”. Lo stesso fondo subisce anche la decurtazione di 3,5 milioni a carico del Ministero dell’Ambiente. Tagli che si ripeteranno per tre anni consecutivi, per una riduzione complessiva di 15 milioni di euro fino al 2017. Se poi scatta l’emergenza e nessuno risponde si saprà il perché: nella tabella è previsto anche un taglio di 1,4 milioni alle dotazioni del soccorso civile, stavolta sul fronte dell’Ambiente.

DAI GIUDICI CONTABILI ALL’ANAC. La spending review targata Renzi, come detto, non si limita ai soli ministeri. Nel mirino sono finiti anche 43 enti e organismi pubblici. Questi contribuiranno alla riduzione delle spese per poco più di 22 milioni di euro. L’Istat, ad esempio, si vedrà ridurre i trasferimenti, a decorrere dal 2015, per 2 milioni. Mentre per l’Agea la riduzione di risorse sarà di 3 milioni. Stesso taglio per la valorizzazione dell’istituto di tecnologia. Infine, 10 milioni arriveranno complessivamente dal taglio ai bilanci di organi a rilevanza costituzionale: circa 6 saranno dalla Corte dei conti e 3,2 da Consiglio di Stato e Tar. Perfino la dotazione dell’Autorità Anticorruzione di Cantone si vede tagliare 100mila euro dalla dotazione prevista per i prossimi tre anni. Certo non una cifra enorme rispetto a 5,2 milioni che ancora si aspettano. Ma resta emblematica. Renzi ha tagliato corto sulle coperture sostenendo che “due miliardi si trovano anche domattina”. Ma se ha cercato 100mila euro all’anticorruzione, dove l’emergenza è continua, forse non è poi così vero.

FINE

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