Iraq, il libro nero delle milizie al servizio degli USA

Redazione di Operai Contro, a baghdad le milizie al servizio degli USAammazzano e torturano Non ne parlano gli USA,che continuano a massacrare i civili con i democratici bombardamenti Non ne parla la piccola borghesia italiana che chiede ai Curdi di combattere per i carnefici americani I media inventano e propagano le atrocità dell’ISIS La realtà è diversa Le milizie che, secondo Amnesty International, sono protette dal governo di Bagdad, “che sta approvando crimini di guerra e sta alimentando un pericoloso ciclo di violenza settaria”. Le “procedure” attraverso le quali si uccide in modo deliberato. Lasciano senza fiato soprattutto le […]
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Redazione di Operai Contro,

a baghdad le milizie al servizio degli USAammazzano e torturano

Non ne parlano gli USA,che continuano a massacrare i civili con i democratici bombardamenti

Non ne parla la piccola borghesia italiana che chiede ai Curdi di combattere per i carnefici americani

I media inventano e propagano le atrocità dell’ISIS

La realtà è diversa

Le milizie che, secondo Amnesty International, sono protette dal governo di Bagdad, “che sta approvando crimini di guerra e sta alimentando un pericoloso ciclo di violenza settaria”.

Le “procedure” attraverso le quali si uccide in modo deliberato.

Lasciano senza fiato soprattutto le foto, i racconti dei familiari delle vittime. “Spesso si parte da un semplice controllo. Si chiedono i documenti. Poi si viene portati via. E dopo settimane i corpi vengono ritrovati: mani legate dietro la schiena, un colpo di pistola alla nuca”. Esecuzioni sommarie

Riporto parte di un articolo della Repubblica:ù

” Esecuzioni sommarie. A scorrere le pagine di “Impunità Assoluta: il potere delle milizie in Iraq”, il nuovo rapporto dell’Ong, si resta senza respiro. Per l’individuazione del contesto: un’intera regione in cui delle norme elementari della civile convivenza non ne è più nulla. Per l’analisi: delle “procedure” attraverso cui le milizie sciite uccidono in modo deliberato, omicidi protetti dal governo. Ma a togliere il respiro sono le fotografie, i racconti dei familiari delle vittime. “Spesso si parte da un semplice controllo. Si chiedono i documenti. Poi si viene portati via. E dopo i settimane i corpi vengono ritrovati: mani legate dietro la schiena, un colpo di pistola alla nuca”. Esecuzioni sommarie.

I regolamenti di conti. Ne parla Donatella Ravera, consulente di Amnesty International. “Il sostegno del governo al potere delle milizie deve finire immediatamente”. E la vendetta contro l’Is si trasforma in un modo per regolare conti aperti. Ancora Ravera: “Non chiamando le milizie a rispondere dei loro crimini di guerra e di altre gravi violazioni dei diritti umani, le autorità irachene hanno praticamente dato via libera alla loro violenza sfrenata contro i sunniti. Il nuovo governo del primo ministro Haider al-Abadi deve agire subito per riprendere il controllo delle milizie e ristabilire la legge”.

Le storie raccontate nel rapporto.
Parole che diventano macigni se si scorrono le storie contenute nel rapporto di Amnesty. Come quella di Salem, 40 anni uomo d’affari di Baghdad. Nove figli. Rapito a luglio. Le milizie si mettono in contatto con la famiglia, chiedono un riscatto, 47mila e 500 euro che vengono immediatamente pagati. Poi nessuna traccia. Il silenzio, l’anticamera dell’orrore: due settimane dopo il suo corpo viene ritrovato all’obitorio della capitale. Il cranio è fracassato, un colpo di pistola lo ha fatto esplodere. E le mani sono ancora legate dietro la schiena.

Parole impietose.
E se di Salem si conosce la storia, il punto è che non si può dire lo stesso di altre dozzine di persone rapite negli scorsi mesi. Di tanto in tanto, a squarciare il velo, il ritrovamento di un corpo. Sempre la stessa modalità di esecuzione, la stessa vigliacca ferocia. E i pochi tentativi di denuncia che arrivano dai cittadini iracheni. Parole impietose, che si alzano come una condanna, che chiamano tutti ad un’assunzione di responsabilità: “Ho perso un figlio e non voglio perdere gli altri. Niente può riportarmelo indietro e non posso mettere in pericolo tutti i miei figli. Nessuno sa cosa succederà. Non c’è legge, non c’è protezione”.

Ma quali sono queste milizie? Il rapporto di Amnesty cerca di fare chiarezza anche su  questo punto, individuano colpevoli e mandanti degli omicidi. “L’elenco delle milizie sciite ritenute responsabili della scia di rapimenti e uccisioni comprende ‘Asa’ib Alh al-Haq, le Brigade Badr, l’Esercito del Mahdi e Kata’ib Hizbullah”. Formazioni il cui potere è aumentato in modo esponenziale dallo scorso giugno, da quando il ritiro dell’esercito iracheno ha lasciato quasi un terzo del paese allo Stato Islamico. I numeri: ne fanno parte “decine di migliaia di persone” che, pur indossando uniformi militari, “operano al di fuori di qualsiasi contesto legale e senza alcuna supervisione da parte delle autorità”.

E le testimonianze sono decine. Come quella raccolta da un membro della milizia ‘Asa’ib Ahl al-Haq in un posto di blocco a nord di Baghdad. “Se prendiamo quei cani mentre scendono dalla zona di Tikrit, li ammazziamo. Loro vengono a Baghdad per compiere atti di terrorismo, dunque dobbiamo fermarli”. L’analisi di Antonella Rovera: “Le milizie sciite stanno prendendo selvaggiamente di mira i civili sunniti, ufficialmente con la scusa di combattere il terrorismo, ma con l’apparente obiettivo di punirli per l’ascesa dello Stato islamico e per i suoi orribili crimini”.

Torture e maltrattamenti. E, come se non bastasse, Amnesty rivela anche il grado di coinvolgimento delle forze regolari irachene in questa discesa negli inferi dell’assenza di diritto: “Abbiamo scoperto prove di torture e maltrattamenti ai danni dei detenuti così come di decessi in custodia di sunniti imprigionati ai sensi della legge antiterrorismo del 2005”. Utilizzo della corrente elettrica, ferite aperte, minacce di stupro. Un catalogo dell’orrore. “Uno dopo l’altro, i governi iracheni hanno mostrato un cinico disprezzo per i principi fondamentali dei diritti umani. Il nuovo governo, ora, deve cambiare direzione e porre in essere meccanismi efficaci per indagare sugli abusi commessi dalle milizie sciite e dalle forze irachene e chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni”, conclude Donatella Rovera. Una richiesta che, partita da Amnesty, dovrebbe trovare forza e risonanza in tutte le sedi e in tutte le istituzioni coinvolte.

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