IL NAZIONALISMO DI CAPPELLINI DELLA FIOM PIAGGIO

Le dichiarazioni rilasciate dal delegato sindacale della Fiom piaggio Massimo Cappellini sono dichiarazioni scioviniste che rappresentano in pieno la politica nazionalista del sindacato. Chiedere di mettere un tetto all’importazione di veicoli dal Far East (Cina e aree dell’estremo oriente) apre la strada alla concetto di difesa nazionale del lavoro già fatto proprio dal fascismo negli anni 20 ( battaglia del grano che vide l’imposizione dei dazi sulle importazioni dei cereali, e difesa della lira con la famosa  quota 90 ). Per il signor Massimo Cappellini tutte le misure atte a risollevare il capitale nazionale ed a garantire ad esso  […]
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Le dichiarazioni rilasciate dal delegato sindacale della Fiom piaggio Massimo Cappellini sono dichiarazioni scioviniste che rappresentano in pieno la politica nazionalista del sindacato. Chiedere di mettere un tetto all’importazione di veicoli dal Far East (Cina e aree dell’estremo oriente) apre la strada alla concetto di difesa nazionale del lavoro già fatto proprio dal fascismo negli anni 20 ( battaglia del grano che vide l’imposizione dei dazi sulle importazioni dei cereali, e difesa della lira con la famosa  quota 90 ). Per il signor Massimo Cappellini tutte le misure atte a risollevare il capitale nazionale ed a garantire ad esso  il massimo utilizzo e conseguente sfruttamento della forza lavoro operaia sono provvedimenti che possono salvare il padronato italiano. Egli si fa interprete di un concetto,che nella Fiom nei quadri sindacali nei delegati di fabbrica  piccolo borghesi di questo sindacato e da un po’ di tempo che sta maturando, e ora comincia  a venire in luce,
e i padroni e il capo del governo stanno abbracciando in pieno e non vedono l’ora che si effettui questa saldatura di intenti. Significativo in questo senso è lo striscione della rsu dei dipendenti Nokia contro la chiusura degli uffici di Cassina de Pecchi da parte di Nokia Siemens; “ Nokia Siemens networks il lavoro resti in Italia”, gli stessi impiegati della Nokia che ora reclamano a gran voce il lavoro  e che voglio che il lavoro resti in Italia non hanno mai scioperato per gli eroici operai della Jabil in lotta per la difesa della loro fabbrica, nemmeno quando le fabbriche della zona Lambrate hanno bloccato la statale padana superiore durante uno sciopero, e nemmeno hanno mai solidarizzato con gli operai della Dielle in presidio a pochi metri da loro che stanno difendendo il loro posto di lavoro. Il quadro è significativo di come la piccola borghesia sposi gli interessi del capitale nazionale per difendere i propri interessi.
Questi fatti sono  parte integrante del piano del lavoro tanto invocato della CGIL per bocca del proprio segretario nazionale
“ Creare ad attività di risanamento, bonifica, ovvero di messa in sicurezza del territorio e di  nuovi posti di lavoro legati dei beni culturali; allo sviluppo dell’innovazione tecnologica nella tutela dei beni artistici; alla riforma e al rinnovamento della pubblica amministrazione e del welfare; alla economia della conoscenza; all’innovazione e alla sostenibilità delle reti infrastrutturali (edilizia, energia, trasporti ecc.. ecc..” piano del lavoro che prevede una sfilza di opere pubbliche confacenti alle necessità del padronato Italiano.
Lo stesso che fece il fascismo negli anni 30 del secolo scorso, per cercare di risolvere la crisi del 29,un programma nazionale di lavori pubblici che prevedeva un investimento pari a 37 miliardi di Lire di allora e comincio con la bonifica paludi dell’agro pontino.
Questo però  non è più la base di propaganda  nazionalista più o meno strisciante a cui siamo sottoposti quotidianamente da parte dei mass media, ma sono i prodromi dell’avvento di una forma fascista che non si manifesterà certo come la precedente (con sfoggio di camice nere fez e quant’altro) ma si svilupperà con  le stesse caratteristiche sostanziali, difesa del lavoro italiano contro gli stranieri che rubano il lavoro, abbassamento dei salari, peggioramento delle condizioni normative, aumento dei ritmi di lavoro, licenziamenti per gli operai combattivi e intercambiabilità del posto di lavoro, e, appunto, un grande piano del lavoro per la piena occupazione. Tutte questioni che appunto, sono state già introdotte con l’assenso del sindacato e che con il piano di Renzi  contenute nel job act stanno venendo in luce.
Ora tocca agli operai non cadere in questa trappola e gli operai della Piaggio in particolare, se continueranno a farsi rappresentare dal delegato della Fiom Massimo Cappellini, non faranno molta strada, perché è espressione di una classe sociale, la piccola borghesia, che nei momenti di crisi per salvare il proprio tornaconto individuale è pronta ad abbracciare il capitale e schiacciare gli operai, ma gli operai sono una classe internazionale che non ha patria ed è sottoposta alle stesse condizioni di sfruttamento dal proprio capitale nazionale dalla Cina all’America, passando per la vecchia europa, perciò è meglio che gli operai della piaggio diano una pedana nel fondoschiena a questo prezzolato signore e non si facciano più rappresentare da quanti hanno in mente di  sostenere il nazionalismo Italiano per salvare il proprio posto di lavoro.

D.C. operaio della INNSE

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