LA GUERRA IN LIBIA

Mentre continua la guerra del nel Mediterraneo contro gli immigrati, in Libia si estende la guerra civile. Riportiamo una cronaca dal Fattoquotidiano  “fuori controlli” l’incendio di un deposito di benzina a Tripoli. Un razzo ha colpito stanotte unserbatoio di carburante a 10 miglia dalla capitale libica, causando un incendio che non è ancora stato domato. “I vigili del fuoco hanno lasciato definitivamente il sito”, ha detto il portavoce della compagnia nazionale di petrolio Noc, spiegando come non siano riusciti a circoscrivere le fiammee sono stati costretti ad abbandonare il luogo dove ora si teme un’esplosione, con effetti fino a un raggio di 3-5 […]
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Mentre continua la guerra del nel Mediterraneo contro gli immigrati, in Libia si estende la guerra civile.

Riportiamo una cronaca dal Fattoquotidiano

 “fuori controlli” l’incendio di un deposito di benzina a Tripoli. Un razzo ha colpito stanotte unserbatoio di carburante a 10 miglia dalla capitale libica, causando un incendio che non è ancora stato domato. “I vigili del fuoco hanno lasciato definitivamente il sito”, ha detto il portavoce della compagnia nazionale di petrolio Noc, spiegando come non siano riusciti a circoscrivere le fiammee sono stati costretti ad abbandonare il luogo dove ora si teme un’esplosione, con effetti fino a un raggio di 3-5 km.

I residenti sono stati invitati ad abbandonare la zona, teatro negli ultimi giorni di scontri tra milizie rivali. Il portavoce della Compagnia petrolifera nazionale, Mohammed al-Harari, ha riferito che il deposito ha una capacità di 6 milioni di litri e che se le fiamme non saranno domate potrebbero incendiare i vicini depositi di gas liquido.

Il lancio del razzi è solo l’ultimo episodio dei disordini generati dal caos in cui è crollata la Libia nelle ultime settimane. Il Paese è di fatto ripiombato in una sanguinosa guerra civile: sono 97 le vittime soltanto nelle ultime due settimane. Il governo di Tripoli ha lanciato questa mattina un appello per un aiuto internazionale dopo che numerose petroliere hanno preso fuoco a causa degli scontri tra milizie rivali per il controllo dell’aeroporto nella capitale. In un comunicato pubblicato sul proprio sito, il governo ha spiegato che i combattimenti tra milizie rivali hanno causato un incendio che potrebbe innescare un “disastro umanitario e ambientale“. I media hanno avvertito i residenti di evacuare le aree vicine all’aeroporto.

Dopo che nei giorni scorsi aveva chiesto ai suoi cittadini di lasciare il paese (la stessa cosa ha fattoRegno Unito, Francia e Olanda, mentre sabato gli Stati Uniti avevano chiuso la loro sede e trasferito il personale in Tunisia), la Germania ha richiamato il personale diplomatico. Lo ha affermato oggi a Berlinoun portavoce del ministero degli Esteri in conferenza stampa, parlando di “evacuazione”. L’ambasciata a Tripoli, tuttavia, “non è ancora” chiusa, e impiegati locali sono tuttora in servizio. A causa della pericolosità della situazione, Berlino aveva invitato i cittadini tedeschi a lasciare il paese nel weekend, mettendo in guardia dal sito del ministero dal “rischio di rapimenti e attentati”. Sgomberata anche la sede diplomatica austriaca.

Ieri oltre 100 italiani, sotto protezione, hanno lasciato la Libia. Lo rende noto un comunicato del Ministero degli Esteri. Avevano manifestato l’intenzione di allontanarsi dal Paese, dopo l’aggravarsi degli scontri tra miliziani ed esercito, soprattutto nei pressi dell’aeroporto della capitale. Almeno 38 persone sono morte a Bengasi, mentre altri 23 lavoratori egiziani sono stati uccisi da un missile nella capitale.

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