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Voglio dar conto di una serie di vicende di quest’estate, cominciamo con ordine. SIT IN  AL COMUNE DI LEONFORTE. I lavoratori precari dei “cantieri di servizi”hanno occupato gli spazi pubblici antistanti il municipio di Leonforte (Enna); contestano il probabile non rinnovo del contratto precario, per lavori di servizi dello stesso comune. Sono circa 200 persone che rischiano di rimanere in mezzo alla strada. Alla regione mancano i soldi, e quando la coperta è troppo corta, i piedi possono rimanere scoperti. Chi sa perché, di solito, sono sempre i piedi dei poveri cristi a rimanere scoperti! Come sempre l’opinione pubblica […]
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Voglio dar conto di una serie di vicende di quest’estate, cominciamo con ordine.

SIT IN  AL COMUNE DI LEONFORTE. I lavoratori precari dei “cantieri di servizi”hanno occupato gli spazi pubblici antistanti il municipio di Leonforte (Enna); contestano il probabile non rinnovo del contratto precario, per lavori di servizi dello stesso comune. Sono circa 200 persone che rischiano di rimanere in mezzo alla strada. Alla regione mancano i soldi, e quando la coperta è troppo corta, i piedi possono rimanere scoperti. Chi sa perché, di solito, sono sempre i piedi dei poveri cristi a rimanere scoperti! Come sempre l’opinione pubblica è divisa, i ben pensanti, spesso con la pancia piena, puntano il dito sull’eccessivo assistenzialismo che attanaglia l’economia siciliana, una vergogna. Di vergognoso, a mio avviso , vi è l’incapacità del territorio, ricco di risorse, di sostenere l’esigua popolazione rimasta dopo gli innumerevoli flussi migratori! È  la legge del mercato, la ricchezza reale non coincide quasi mai con quella dei suoi abitanti, e la Sicilia non sfugge a questa regola.

LA TELENOVELA DEL BILANCIO DEL BILANCIO DELLA REGIONE SICILIANA. Ad oggi ( 12/07/14), ancora non è stato approvato, in via definitiva , il bilancio di spesa per l’anno 2014. In verità ogni tanto gli amministratori dell’Isola, tirati dalla giacca dai tanti precari di turno, approvano pezzi di finanziaria regionale, ma poi emergono altre emergenze e altri buchi da tappare. Uno stillicidio senza fine. Intanto, però, gli amministratori locali continuano ad essere i più pagati e privilegiati d’Italia, per loro i soldi si trovano sempre.

LA VICENDA ENI DI GELA. È la vicenda che sta avendo maggior risalto nei mass media, anche nazionali: l’Eni si ripropone di ridimensionare, per poi, eventualmente, dismettere, la raffineria di Gela, migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Per difendere i posti di lavoro tutti si stanno mobilitando, tutti solidarizzano con gli operai: dal presidente Crocetta alla chiesa locale, tutti in difesa del posto di lavoro. Certo sono coscienti che dal lavoro degli operai deriva anche il loro lauto stipendio, anche la bella vita che conducono è a rischio! Ma dov’erano questi personaggi quando, per decenni, si è distrutto uno dei golfi più belli della Sicilia, per produrre le materie prime necessarie per tutte le altre industrie italiane? Chi ripagherà le innumerevoli morti di cancro, le malformazioni e tutte le altre malattie legate al ciclo di lavorazioni degli idrocarburi, ma anche della chimica pesante? Basta fare un giro da quelle parti e “respirare a pieni polmoni” per rendersi conto della situazione! Per decenni a Gela, ma anche in tutti “poli di sviluppo industriale”, si è ceduto al ricatto del “pane in cambio di salute”, le popolazioni sono state indotte a ritenere queste attività come delle benedizioni, un’opportunità per uscire dal sottosviluppo. Intanto si sono inquinate le acque, i terreni e l’aria, impedendo, di fatto, l’agricoltura e le altre attività primarie. Poi quando, dal loro punto di vista, il gioco non vale la candela, arrivederci e grazie, ci sono altre popolazioni disponibili al ricatto di cui sopra. “I profitti sono nostri i c… in c.lo sono vostri”. Intanto la chiesa indirà  “una giornata di preghiera” in occasione  dell’incontro con il ministero dello sviluppo economico a Roma, per trovare una soluzione alla vicenda, anche il Padre Eterno è chiamato in causa! Che patetici personaggi abbracciano “le cause degli operai”. Certo se ci fosse un Partito Operaio gli stessi si libererebbero di questi abbracci mortali e imporrebbero la loro linea: “non vogliamo lavorare con la morte alle spalle, abbiamo diritto alla salute, vogliamo lavorare per il bene comune e non per i profitti”.

ANCORA IL CEMENTO DEPOTENZIATO. In provincia di Agrigento è crollato un ponte costruito quattro anni fa, ci sono stati solo dei feriti perché il ponte era molto basso, ma una statale principale è interrotta con notevoli disagi per la popolazione. Sembra scontato l’uso di cemento depotenziato, la magistratura ha aperto un’inchiesta “contro ignoti”! Il viadotto forse si è eretto da solo e, per caso, ha utilizzato cemento di scarsa qualità, i progettisti le ditte appaltatrici di un’opera pubblica sono “ignoti”? non c’è nulla da fare la borghesia sa ben proteggere i propri figli!

PIERO DEMARCO

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