ILLUSI PARALLELISMI TRA ROMA E BERLINO

Oggi il governo Renzi, come i tecnici predecessori prima di lui Monti e Letta, è l’attore impegnato nella farsa tutta europea della lotta del capitale per la “crescita” ed il “rilancio”. Anche Roma, china ai dettami di Bruxelles (non potrebbe fare altrimenti), prova a rimettere in moto la carta della crescita dei consumi interni, con il fine di aumentare il prodotto interno lordo (PIL). Si fa, insomma, quello che a suo tempo ha fatto la Germania, scimmiottando comportamenti macroeconomici che poco hanno a che spartire con il nostro Paese, fatto per il 90% di piccola e media impresa. Il […]
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Oggi il governo Renzi, come i tecnici predecessori prima di lui Monti e
Letta, è l’attore impegnato nella farsa tutta europea della lotta del
capitale per la “crescita” ed il “rilancio”.

Anche Roma, china ai dettami di Bruxelles (non potrebbe fare
altrimenti), prova a rimettere in moto la carta della crescita dei
consumi interni, con il fine di aumentare il prodotto interno lordo
(PIL). Si fa, insomma, quello che a suo tempo ha fatto la Germania,
scimmiottando comportamenti macroeconomici che poco hanno a che spartire
con il nostro Paese, fatto per il 90% di piccola e media impresa. Il
famoso “piccolo è bello” nostrano che andava scanzonato di moda fino a
qualche anno fa, insieme ad altre amenità come la globale “new economy”.

La Germania ha approvato pochi giorni fa una legge inerente al salario
minimo, fissato in 8,50 euro l’ora; l’Italia ne è sprovvista e non pare
avere in agenda nulla di simile. Inoltre, va ricordato come il
provvedimento tedesco sia parziale ed escluda, ad esempio, contratti di
collaborazione e stagionali: la politica dei “minijob” e della “Hartz 4”
di socialdemocratica memoria (era l’epoca del governo “rossoverde” di
Schroder) non si arresta e si espande.

La Germania da diversi anni chiude anni con segni positivi nel PIL (
2011 a +3,1%, 2012 +0,9%, 2013 +0,4% ) ; l’Italia snocciola ogni anno
stime di ripresa da capogiro, puntualmente corrette a stretto giro di
rapporti dell’ISTAT su dati congiunturali.

Roma ha investito molto nel proprio Paese anche durante l’apice della
crisi partita nel 2008 e solo da poco punta sulle esportazioni: il
recente rapporto dell’ISTAT conferma che a mantenere in attività la
produzione nostrana sono le commesse oltre confine (con un segno + quasi
a doppia cifra). I consumi interni di Berlino stanno tornando a
crescere, seppure a basse cifre, solamente da un paio di anni (+0,9%
quelli delle famiglie e +1,1% quelli pubblici).

La Germania fa registrare un deficit di bilancio miliardario aumentando
le spese dello Stato del 2,8% a fronte di un incremento di entrate del
2,5%; l’Italia continua a viaggiare sui binari delle “lacrime e sangue”
tagliando risorse anche sui fondamentali dello stato sociale come casa,
istruzione e salute: all’edilizia scolastica, cavallo di battaglia della
propaganda renziana, sono arrivati solo 800 milioni di euro a fronte di
stanziamenti previsti in 2 miliardi circa.

Il contentino del bonus di 640 euro intassabili l’anno ai lavoratori
dipendenti tra 8000 e 26000 euro di reddito (i famosi 80 euro dai quali,
è bene ricordarlo, sono esclusi incapienti, disoccupati, pensionati e
cassaintegrati) sarà finanziato con il taglio alle spese per la sanità
di 2,4 miliardi di euro spalmati in due anni. In Germania la sanità è sì
privata, ma il contributo singolo del lavoratore dipendente lo paga
interamente il padrone (il lavoratore può a sua facoltà aggiungervi il
4,5% di ulteriori trattenute).

Operai quando i mezzi di disinformazione del padrone e i politicanti vi
indicano che “ci sono segni di ripresa” illuminati dalla sacra via di
Berlino, ricordate anche queste informazioni.

Saluti Operai da Pavia

M.L.

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