“Vittime di sfruttamento della Fiat”

Maria Baratto era un’operaia in cassa integrazione della Fiat di Nola: il gesto estremo risale a martedì scorso, è stata ritrovata soltanto ieri sera. Nel 2011 scrisse un articolo sui frequenti suicidi fra gli operai dello stabilimento di Pomigliano: “Barbarie industriale e sociale in cui la Fiat sta precipitando i lavoratori” ACERRA – Era in cassa integrazione, lavorava nel reparto logistico della Fiat a Nola: ha deciso di farla finita. Si tratta di una 47enne di Acerra, Maria Baratto, che si è uccisa con delle coltellate al ventre nella sua abitazione martedì scorso. Il corpo è stato ritrovato soltanto […]
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Maria Baratto era un’operaia in cassa integrazione della Fiat di Nola: il gesto estremo risale a martedì scorso, è stata ritrovata soltanto ieri sera. Nel 2011 scrisse un articolo sui frequenti suicidi fra gli operai dello stabilimento di Pomigliano: “Barbarie industriale e sociale in cui la Fiat sta precipitando i lavoratori”

ACERRA – Era in cassa integrazione, lavorava nel reparto logistico della Fiat a Nola: ha deciso di farla finita. Si tratta di una 47enne di Acerra, Maria Baratto, che si è uccisa con delle coltellate al ventre nella sua abitazione martedì scorso. Il corpo è stato ritrovato soltanto ieri sera, dopo l’allarme dato dai vicini.Maria faceva parte del Comitato Mogli degli Operai di Pomigliano d’Arco. Lo Slai Cobas della Fiat di Pomigliano d’Arco ha diffuso un comunicato dopo il tragico suicidio della donna, in cui viene riportato un suo scritto del 2011 riferito al suicidio di un operaio della Fiat Pomigliano ed al tentato suicidio di un altro operaio sempre della Fiat di Pomigliano. Un articolo che rappresenta “una forte accusa alla Fiat ed alle complicità istituzionali, politiche e sindacali che stanno contribuendo al fenomeno dei suicidi operai, da Pomigliano a Nola all’intero lavoro dipendente e fino ai piccoli commercianti. Appena lo scorso febbraio si è suicidato un altro operaio del reparto logistico fantasma di Nola: Giuseppe De Crescenzo impiccatosi nella sua casa di Afragola”.

“Non si  puo’ continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti – era l’articolo-denuncia della donna – l’intero quadro politico-istituzionale che, da sinistra a destra, ha coperto le insane politiche della fiat è responsabile di questi morti insieme alle centrali confederali. Dopo aver lucrato negli anni scorsi finanziamenti pubblici multimiliardari lo speculatore Marchionne chiude e ridimensiona le fabbriche italiane e delocalizza la produzione all’estero per fare profitti letteralmente sulla pelle dei lavoratori che sono costretti ormai da anni alla miseria di una cassa integrazione senza fine ed a un futuro di disoccupazione. A Pomigliano l’unica certezza dei cinquemila lavoratori consiste nella lettera di altri due anni di cassa integrazione speciale per cessazione di attività di Fiat Group Automobiles nella consapevolezza che buona parte di loro non saranno assunti da Fabbrica Italia”.

“Il tentato suicidio di oggi di Carmine P., cui auguriamo di tutto cuore di farcela – prosegue l’articolo – il suicidio di Agostino Bova dei giorni scorsi, che dopo aver avuto la lettera di licenziamento dalla Fiat per futili motivi è impazzito dalla disperazione ammazzando la moglie e tentando di ammazzare la figlia prima di togliersi la vita, sono solo la punta dell’iceberg della barbarie industriale e sociale in cui la Fiat sta precipitando i lavoratori.  Anche per questo la lotta dei lavoratori Fiat contro il piano Marchionne ed a tutela dei diritti e dell’occupazione rappresenta un forte presidio di tenuta democratica per l’intera società”. Firmato, Maria Baratto

E mercoledì prossimo, in occasione del presidio alla Regione Campania gloi operai commemoreranno Maria, Giuseppe e gli altri lavoratori vittime degli “omicidi bianchi da speculazione e sfruttamento della Fiat”.

 

da http://www.ildesk.it/newslong.php?id=7730



26/05/14

 

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1 Comment

  1. alanza53

    La dittatura economica borghese è responsabile della morte di Maria, come di tutte le morti sul lavoro e per il lavoro. Per i padroni il profitto viene prima di tutto, questo anche a costo della vita degli operai. Operai di Pomigliano, quello che subite in fabbrica, è inaccettabile: minacce, ricatti, e paura hanno preso il sopravvento, la decisa risposta che avete dato al referendum, voluto dalla Fiat e dai sindacati asserviti, vi aveva messo al centro dell’attenzione di molti operai di piccole e medie fabbriche, che vedevano in voi la possibilità di poter lottare contro l’arroganza dei padroni. Perchè scrivo questo? non capisco la scelta fatta da voi di andare a commemorare la morte di un’ operaia sotto la Regione. Il luogo più adatto è la fabbrica, entrare in massa in fabbrica tutti, occupati e quelli che stanno in CIG, è l’unico modo per rendere omaggio a Maria. Operai le rotture con la legalità borghese vanno portate avanti, è vostro dovere commemorare Maria nel luogo dove il padrone non la voleva, se non ora quando? Si può fare, si deve fare!