DEMOCRAZIA: GOVERNO DEL POPOLO, MA QUALE POPOLO?

Ripubblichiamo PER IL DIBATTITO. Anche per queste elezioni si sta giungendo alle battute finali, fra qualche settimana si voterà per le elezioni europee, ma anche, in alcuni luoghi, per le comunali. Gli appelli per il voto si sprecano, non votare significa “rinunciare a un diritto democratico che i nostri padri hanno conquistato con il sangue”, ci dicono fino alla nausea. Già la democrazia. Tempo addietro, in occasione delle elezioni politiche feci delle considerazioni sugli aspetti teorici, irrealizzati, della democrazia. http://www.operaicontro.it/?p=9755707641. Cosa c’è di aggiungere rispetto allora? Be se le democrazie locali o nazionali sono, nei fatti, delle scatole vuote, […]
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Ripubblichiamo PER IL DIBATTITO.

Anche per queste elezioni si sta giungendo alle battute finali, fra qualche settimana si voterà per le elezioni europee, ma anche, in alcuni luoghi, per le comunali. Gli appelli per il voto si sprecano, non votare significa “rinunciare a un diritto democratico che i nostri padri hanno conquistato con il sangue”, ci dicono fino alla nausea. Già la democrazia. Tempo addietro, in occasione delle elezioni politiche feci delle considerazioni sugli aspetti teorici, irrealizzati, della democrazia. http://www.operaicontro.it/?p=9755707641. Cosa c’è di aggiungere rispetto allora? Be se le democrazie locali o nazionali sono, nei fatti, delle scatole vuote, le istituzioni europee sono delle INUTILI scatole vuote, per il popolo, non democratiche, neanche dal punto di vista formale. Già perché la base della democrazia borghese rappresentativa imporrebbe che il popolo elegga DIRETTAMENTE, attraverso il suffragio universale, dei rappresentanti di un organismo che abbia dei poteri reali, in teoria. Nelle istituzioni europee, invece, si eleggono dei rappresentanti per il Parlamento Europeo che non ha, nei fatti, alcun potere reale, poiché è la Commissione Europea ad avere il reale potere esecutivo e legislativo.

Qualche ingenuo e sprovveduto potrebbe pensare “ma possibile che certa gente sia tanto incompetente da proporre qualcosa non realmente democratico”, in realtà la borghesia non è per nulla sprovveduta ma istituisce delle sovrastrutture a lei adatte, ma da l’illusione al popolo di contare qualcosa, offrendo la possibilità di delegare. L’istituzione europea rispecchia fedelmente questo schema: le borghesie nazionali più forti, nel dopoguerra, hanno sentito la necessità di massimizzare i loro profitti contrapponendosi alle altre realtà mondiali, allora hanno incominciato a riempire di chiacchiere la gente parlando di “Europa dei popoli, dei diritti, DEL LIBERO SCAMBIO”. In realtà a loro interessava solo quest’aspetto, per il profitto, ma avevano bisogno del consenso popolare per attuare i loro piani.  Quante balle, il libero scambio si può avere solo quando ciascuna comunità soddisfa i propri bisogni e scambia le eccedenze produttive, ma questo non è stato ancora realizzato.

Sarebbe sbagliato, però, pensare che in Europa si girino i pollici, o meglio, si “Pettinano le bambole”, questa gente lavora freneticamente per guadagnarsi il pane, devono salvaguardare gli interessi di chi li sostiene e gli permette di fare la bella vita. Le direttive europee non sono acqua fresca, incidono sui processi produttivi, condizionano le economie locali, creano disquilibri inimmaginabili, a rimetterci è sempre il popolo.  Che cosa hanno provocato le PAC (Politiche Agricole Comunitarie), in Europa? L’abbandono di tanti territori delle aree più marginali, il ritorno del latifondo, immensi flussi migratori interni come conseguenze dell’impoverimento delle popolazioni locali! E tutto questo per cosa? Per favorire le agricolture e le economie degli stati più forti! Col passare del tempo, senza alcun passaggio democratico, l’Europa diventa sempre più invasiva nelle realtà locali, a scapito delle sovranità nazionali!  Facciamo un esempio per renderci conto: se uno stato volesse abolire e rendere illegali gli additivi o pesticidi dall’agricoltura non lo potrebbe fare, perche ciò limiterebbe la circolazione delle merci! Altro che Europa dei popoli e dei diritti!

Per quale motivo gli operai, i lavoratori, i cassaintegrati, i precari dovrebbero avvallare questo stato di cose con il loro voto? Gli operai e proletari non hanno patrie, solo quando si libereranno del lavoro salariato, potranno fraternizzare con i loro simili di altre nazioni.

Cosa avverrebbe, però, se la borghesia fosse presa da un raptus di sincerità: “Non raccontiamoci balle – direbbe – tutte le sovrastrutture, sovranazionali, nazionali o locali hanno lo scopo di difendere il profitto, ma intanto diamo l’illusione al popolo di contare qualcosa con le farse delle elezioni. Se anche la gente non vota, non ci interessa granché, queste istituzioni si possono reggere anche su una minoranza. Se anche giocano a fare i rivoluzionari o i comunisti sui Social – Network non ci spaventa, li abbiamo creato apposta, l’importante che la gente non si aggreghi e non rompa le palle nella realtà, questo si che ci spaventa”

Allora è proprio questo che bisogna fare, aggregarsi nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nelle piazze. Altrimenti anche il NON VOTO può diventare UN’INUTILE SCATOLA VUOTA.

PIERO DEMARCO

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4 Comments

  1. piero

    Scrivo su questo articolo perchè voglio rispondere ad alcuni commenti apparsi sulla precedente pubblicazione, ma voglio anche inserirmi sul dibattito della vicenda elettrolux, andiamo con ordine.
    Cari Luigi e Sempar, non ho usato per caso il termine aggregazione, perchè ritengo che questa preceda l’organizzazione: dei gruppi si uniscono, si confrontano e cercano di darsi degli obiettivi comuni. L’organizzazione si ha in una fase successiva, se le persone trovano il modo di strutturare le finalità comuni. Sarebbe bello se gli operai, i precari, i cassintetegrati ecc. fossero già nella fase organizzativa, allo stato attuale è già tanto se si AGGREGANO IN UN LUOGO FISICO per confrontarsi.
    Riguardo alla vicenda Elettrolux voglio dire, è vero non c’è coscienza di classe, probabilmente non si otterrà nulla, sarebbe stato opportuno attuare delle forme di lotta più incisive, ma senza coscienza di classe ciò non è possibile, allora che fare arrendersi agli eventi? La coscienza di classe, però, non nasce sugli alberi o non cala dall’alto come uno spirito santo, bisogna crearla sul territorio, con azione concrete di rottura. L’azione delle due delegate vanno in questo senso: si sono rifiutate pubblicamente di aumentare lo sfruttamento, più coscienza di classe di questa! Chiunque compie un gesto di rottura si pone, nei fatti,in una condizione di avanguardia. Sicuramente ai padroni non è piaciuto questo gesto ed hanno paura che venga imitato. L’importante è agire, smuovere le acque, altrimenti diventano stagnanti.
    Infine una considerazione, perchè, non iniziare a pensare delle azioni di lotta contro “il pano del lavoro” se questo verrà attuato allora si che gli operai, ma anche le altre categorie lavorative saranno sempre più ricattabili, e saranno c.zi amari.

  2. Sempar

    Caro Piero, nuovamente mi trovi d’accordo. È vero e ribadisco: è molto difficile aggregarsi. Nel lavoro di anni insieme a compagne e compagni notiamo sempre più spesso come la determinazione, quando non addirittura la giusta scintilla per le lotte, venga da chi è più socialmente debole, migranti in primis.
    Questo è ancora il Paese che genericamente rimpiange gli anni ’80 “con le buste paga decenti, che potevi fare due settimane di ferie, riempire il carrello della spesa e uscire a mangiare almeno una volta a settimana”; gli anni della strafottente svendita del debito pubblico che hanno insegnato alle nuove generazioni di allora a collaborare col padrone perchè tanto “lo stipendio è buono”. Qualcuno si azzarda anche ad ammettere di pensare che “rubava Craxi, ma stavamo in sostanza bene tutti quanti”.
    Molte e molti hanno dimenticato centinaia di migliaia di proletari ridotti a stenti, quando non buttati in trincea per la guerra dei padroni: accadeva fino a 70 anni fa, un insignificante battito di tempo storicamente parlando. L’AGGREGAZIONE, come ben sottolinei caro Pietro, la dobbiamo imparare nuovamente e da zero. Ironicamente, da chi “viene in casa nostra”. E questa espressione è rivelatoria dell’atteggiamento reazionario.
    Molti sostenitori della Lega (e non solo…) ad esempio ripetono come un mantra autoconvincitorio “io non sono razzista, però…” Il fatto di trovare di fronte a sè persone che soffrono fame e povertà è oggi più che mai, nel pieno della crisi globale, una luttuosa premonizione di un futuro sempre più verosimile; l’Uomo cerca istintivamente un riparo dalle cause del dolore e, se proprio è costretto a patirne, di allontanarsene il prima possibile.
    A questo atavico comportamento l’unico atteggiamento risolutivo passa dal materialismo dialettico e dalla conoscenza di sè e dell’altro, fornendo tutti gli strumenti per comprendere ed affrontare questa “paura del buio” (curiosamente, qui declinata nella paura del “negro”…)
    Propagandare e fomentare il razzismo blocca non solo lo sviluppo culturale e di classe dell’individuo, ma mina anche la stabilità psicologica, facendo leva sulle dinamiche proprie dell’infanzia: non avendo strumenti per analizzare razionalmente la realtà, ne si inventa una propria che fungerà da baluardo fantastico nella negazione degli eventi reali e sue cause ed effetti.
    Anche questi meccanismi, psicologici ancor prima che politici, vanno considerati per potere effettivamente realizzare una sacrosanta e cosciente AGGREGAZIONE.
    Non è affatto facile spiegare che il padrone con i suoi strumenti (partiti politici, sindacati, mass media) propaganda paura diffusa per la propria sopravvivenza…

  3. piero

    Caro Sempar, la cosa che mi fa più rabbia del razzismo è che, molto spesso i razzisti vanno a messa e si ritengono superiori per essere “cristiani”, quindi superiori perchè appartenenti alla razza “eletta”, rappresentano la “civilltà”. Balle, le differenze non sono nel colore della pelle o della religione, ma dal ruolo. Anche Balotelli è stato un immigrato, e allora? In realtà è il nostro sistema socioeconomico che istituisce dei ruoli, delle differenze nel momento in cui si parla degli imprenditori come gente superiore, mentre gli operai, uomini in carne ed ossa, sono FORZA LAVORO, FATTORI PRODUTTIVI non persone, ma gente che deve produrre il PROFITTO. Noi consideriamo gli immigrati nostri fratelli, perchè non accettiamo la distinzione tra le persone, vogliamo un mondo dove tutti siano considerati UOMINI senza aggettivi. Sarebbe bello se gli immigrati nel PARTITO OPERAIO si sentissero A CASA loro.

  4. alanza53

    L’ Europa non è una scatola vuota. I capitalisti europei fanno fronte comune contro i capitalisti di altri paesi La crisi del sistema capitalista contrappone l’imperialismo europeo a quello mondiale. Questo non vuole dire che i padroni europei non siano in guerra fra di loro per conquistare quote di mercato. Per i padroni noi schiavi salariati non siamo degli uomini, ci equiparano a delle merci e la merce forza lavoro è una merce speciale da cui si ricava il profitto; i padroni ci definiscono “Capitale umano”, risorse umane. i padroni a livello mondiale per cercare di resistere più a lungo nella crisi, portano al di sotto dei limiti di sopravvivenza le condizioni di vita di milioni di operai. tutto questo non basta per uscire dalla crisi. le crisi sono insite nel sistema capitalista, perchè si base sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. da questa crisi si esce in un solo modo, con la guerra, e questo non è una novità, crisi 1907=1° guerra mondiale, crisi 1929= 2° guerra mondiale, senza dimenticarci i massacri precedenti alle due guerre. Chi può fermare il nuovo massacro che i padroni si apprestano a fare? Gli schiavi salariati organizzati sono gli unici che possono invertire questa tendenza: con il voto? la “democrazia è quella forma di dittatura dove ogni cinque anni cambia il dittatore”, rivendicando più diritti? cosi nascondiamo i soprusi che subiamo? Schiavi, per liberarci dalle catene bisogna rompere con la legalità borghese, operai i padroni ci hanno già dichiarato guerra, ci licenziano, ci riducono i salari e chi ha la sfortuna di lavorare deve subire ritmi insostenibili, minacce e deve rischiare la vita per potere lavorare. fame, morti e feriti a senso unico, ci deve essere chiaro che non è finita qui; la pantagruelica fame di profitto dei padroni non ha limiti e non si fermeranno di fronte a niente, a costo di scatenare la 3° guerra mondiale. Operai basta, le fabbriche, che sono i luoghi dello sfruttamento, devono diventare luoghi di organizzazione per costruire l’esercito sociale di liberazione dalla schiavitù del lavoro salariato, prendiamo nelle nostre mani il nostro futuro, non deleghiamo nessuno alla difesa dei nostri interessi. chi scrive non è un intellettuale ma uno schiavo, figlio di uno schiavo morto sul lavoro, ho sofferto la fame, non in guerra ma sotto la dittatura economica borghese. COSTRUIAMO IL PARTITO OPERAIO, L’UNICO STRUMENTO UTILE PER LIBERARCI DALLA SCHIAVITU’ DEL LAVORO SALARIATO, E PER FERMARE LA TENDENZA ALLA GUERRA DELL’ IMPERIALISMO EUROPEO E MONDIALE