3 Comments

  1. piero

    allora è dura leggere 18 pagine ma io invito di armarsi della giusta pazienza (rivoluzionaria) perchè è un’analisi che offre molti spunti interessanti.Io stesso in molti miei o articoli ho fatto riferimento a questo scritto quando sostengo che “é necessario produrre per il soddisfacimento DIRETTO (valore d’uso) dei bisogni e non per il profitto. allo stesso modo vorrei fare delle riflessioni, per rilanciare, se possibile, il dibattito.
    – l’analisi non fa alcun riferimento concreto sulle strategie, ma queste le deve acquisire il PARTITO OPERAIO strada facendo, ma discutere di come deve essere strutturata la società che vogliamo è utile e doveroso;
    – la terminologia può non essere opportuna, come molto spesso è stato anche ribadito dai documenti ufficiali del PARTITO OPERAIO. se si vuole espandere il consenso, può non essere opportuno usare certi termini non comprensibili e facilmente fraintendibili. L’importante è realizzare le stesse cose ma chiamarle in modo diverso.
    – la scritto non dice nulla su come tecnicamente deve essere attuata la produzione, ma questo lo ritengo un merito intellettuale, finalmente un economista che non si crede omniscente!
    – l’aspetto positivo è l’obbiettivo di liberarsi dal lavoro per permettere la partecipazione diretta di tutti alla vita politica, non più politici professione.

  2. luigi

    Ciao Piero,.
    hai ragione 18 pagine sono dure da leggere.
    Ho cercato di farlo ed è stato molto utile il tuo commento
    A mio parere l’aspetto che il Partito Operaio ha saputo cogliere è quello di liberarsi dal lavoro salariato oggi.
    Nello scritto ” CHI SIAMO” che tenta di dare una spiegazione del perché di Operai Contro telematico è scritto:
    ” Se il padrone, nella grande crisi, non ha altra soluzione che licenziare una parte di noi mentre spinge per gli altri, oltre ogni limite lo sfruttamento, questo vuol dire che è arrivato il momento della resa dei conti: se per la società del capitale è diventato, in qualche modo inutilizzabile, anche il lavoro salariato è tempo che si attacchi l’utilità del padrone stesso e del suo sistema sociale”

    Piero questa lotta contro il padrone stesso e il suo sistema sociale, mi sembra importante e può essere un punto del programma.
    Non piangiamo più se il padrone vuole licenziarci, non invochiamo più la CIG, non inviamo più lettere al Papa, ma incominciamo a porci il problema di come abbattere il capitalismo.

    Su questo obiettivo deve, a mio parere, ricercarsi oggi l’unità degli operai, ed incominciare a costruire la nostra organizzazione

  3. piero

    sono daccordo con te, caro luigi,questo articolo è la dimostrazione che questo telematico ha prodotto, e produce tanto materiale teorico, bisogna conoscerlo e farlo diffondere. Quanti operai sono coscienti dell’organizzazione di una società “sovietica”? Bisogna dire,però, che per attuare, anche solo in parte, ciò che è delineato dallo scritto, bisognerebbe creare un’aggregazione tra le forze produttive non facilmente realizzabile allo stato attuale. Ma questo, come giustamente dici tu, va costruito sul campo rifiutando con decisione la cultura della delega e costruendo, sul territorio il partito operaio.