DISOCCUPATI CON IL FUCILE IN SPALLA

Caro Direttore, Mario Draghi governatore della Banca centrale europea, si lamenta perché l’inflazione è troppo bassa, ecco la sua frase: “un inflazione contenuta per troppo tempo, aumenta i tassi reali proprio nei paesi maggiormente sotto pressione”. Draghi assicura che il consiglio della Bce è unanime ” a ricorrere anche a strumenti non convenzionale per contrastare il rischio di inflazione bassa”. “Strumenti non convenzionali”?! Quando l’inflazione era alta ci han tagliato i salari perché spendavamo troppo? Ma allora come dovrebbe essere questo cazzo di inflazione secondo lor signori? Ha ragione quel lettore che ieri scriveva “facciamola finita col lavoro salariato”. […]
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Caro Direttore,

Mario Draghi governatore della Banca centrale europea, si lamenta perché l’inflazione è troppo bassa, ecco la sua frase: “un inflazione contenuta per troppo tempo, aumenta i tassi reali proprio nei paesi maggiormente sotto pressione”.

Draghi assicura che il consiglio della Bce è unanime ” a ricorrere anche a strumenti non convenzionale per contrastare il rischio di inflazione bassa”.

“Strumenti non convenzionali”?!

Quando l’inflazione era alta ci han tagliato i salari perché spendavamo troppo?

Ma allora come dovrebbe essere questo cazzo di inflazione secondo lor signori?

Ha ragione quel lettore che ieri scriveva “facciamola finita col lavoro salariato”.

Nel mirino di Draghi ci sono anche i disoccupati, colpevoli di essere tali.

Dopo aver rilevata “inaccettabile” la disoccupazione troppo alta nell’eurozona, Draghi ha precisato che “non saremo compiacenti sotto la pressione della disoccupazione e le pressioni geopolitiche che potrebbero materializzarsi”.

Secondo me vuol dire: disoccupati, c’è un occupazione per voi col fucile in spalla, qualora i vari focolai di guerra nel mondo si dovessero espandere.

Se il fucile in spalla è la soluzione del problema, lo useremo per farla finita col lavoro salariato.

Saluti Oxervator

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2 Comments

  1. luigi

    Esercito industriale di riserva
    Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
    Espressione con la quale Karl Marx indica, nel I libro del Capitale [1], la massa dei disoccupati in una economia capitalistica e la sua funzione.

    Il filosofo-economista nota due caratteristiche apparentemente paradossali (se osservate dal punto di vista della lotta di classe) del fenomeno della disoccupazione.

    Innanzitutto è la stessa opera subordinata degli operai che concorre a rendere in parte eccedente il proprio stesso lavoro. Sono gli operai infatti, costretti a produrre plusvalore di cui si appropriano i capitalisti, plusvalore grazie al quale il capitalista può tentare, una volta raggiunto il limite oltre il quale gli è impossibile abbassare i salari, di combattere la concorrenza rinnovando i processi produttivi, quindi risparmiando manodopera [2], così come il loro stesso lavoro subordinato produce le macchine che sostituiscono in parte il lavoro loro o di altri operai.

    I capitalisti, obbligati dalla concorrenza ad aumentare la produttività, ossia a diminuire il costo unitario delle merci prodotte, sono così costretti ad aumentare l’uso delle macchine modificando la composizione del proprio capitale, aumentando la quota del capitale costante (macchinari, acquisti di materie prime) a scapito di quella del capitale variabile (salari). Ma d’altro canto i capitalisti non ricavano, come credono, plusvalore dalla quantità di capitale investito ma dal lavoro operaio che hanno comunque, come per qualsiasi loro voce di spesa, interesse a pagare il meno possibile, tendenzialmente non più del livello di sussistenza. Dall’osservazione di questa contraddizione, aumento del capitale costante e diminuzione di quello variabile (la spesa per il lavoro), il solo che produca valore, nasce in Marx la teoria della caduta tendenziale del saggio di profitto. La presenza di un gran numero di disoccupati è funzionale all’esistenza stessa del sistema capitalistico, poiché, alimentando la concorrenza tra gli operai, garantisce un basso livello di salari opponendosi alle rivendicazioni di aumenti salariali che diminuirebbero ancor di più il profitto per il capitalista e la massa totale di plusvalore di cui si appropria la classe capitalistica nel suo insieme (accelerando quindi la caduta tendenziale del saggio di profitto).

    La definizione marxiana è tratta dal linguaggio militare perché secondo Marx la disoccupazione è un’arma in mano ai capitalisti nel dispiegamento della lotta di classe.

    Marx prosegue la propria analisi definendo la disoccupazione come una sovrappopolazione relativa, e sottolineando come solo in natura, tra gli animali o le piante e senza l’intervento regolatore dell’uomo, si possa parlare di “sovrappopolazione assoluta” [3].

    Note[modifica | modifica sorgente]
    ^ libro I, sez. VII, cap. 23.3
    ^ […] la popolazione operaia produce in misura crescente, mediante l’accumulazione del capitale da essa stessa prodotta, i mezzi per render se stessa relativamente eccedente.
    ^ Una legge astratta della popolazione esiste soltanto per le piante e per gli animali nella misura in cui l’uomo non interviene portandovi la storia. […]La sovrappopolazione relativa è quindi lo sfondo sul quale si muove la legge della domanda e dell’offerta del lavoro.

  2. Ercole2

    Solo chi legge il Capitale di K. Marx la vera scienza degli operai arriva alla conclusione che questa crisi è determinata dalla caduta tendenziale del saggio medio di profitto è questo che distingue un’avanguardia rivoluzionaria dai riformisti faccio i complimenti a Luigi per questa sintesi , questo dev’essere il nostro lessico e sperare che gli operai facciano propria la scienza marxiana ,scuola di partito applicata alla realtà .