MA CHI LO VUOLE IL PARTITO OPERAIO?

Redazione di Operai Contro, sono un operaio che legge il vostro giornale da sei anni. Spesso mi chiedo in quale fabbrica c’è un gruppo del Partito operaio Spesso mi chiedo in quale città si è costituita una assemblea operaia Da quando leggo il giornale mi informate puntualmente delle fabbriche che vengono chiuse Alle volte c’è una reazione degli operai, ma molto spesso c’è la soddisfazione della miseria della CIG Quando leggerò notizie di azioni di lotta degli operai? Qualcuno in qualche articolo ha detto che gli italiani aspettano sempre il santo Purtroppo mi sembra vero Un vecchio operaio di […]
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Redazione di Operai Contro,

sono un operaio che legge il vostro giornale da sei anni.

Spesso mi chiedo in quale fabbrica c’è un gruppo del Partito operaio

Spesso mi chiedo in quale città si è costituita una assemblea operaia

Da quando leggo il giornale mi informate puntualmente delle fabbriche che vengono chiuse

Alle volte c’è una reazione degli operai, ma molto spesso c’è la soddisfazione della miseria della CIG

Quando leggerò notizie di azioni di lotta degli operai?

Qualcuno in qualche articolo ha detto che gli italiani aspettano sempre il santo

Purtroppo mi sembra vero

Un vecchio operaio di Torino

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5 Comments

  1. campagnadiprimavera

    Purtroppo la stragrande maggioranza degli operai sembra più “svizzera” che nostrana, con un’aggravante supplementare: lassù di lotta di classe è sempre stata un optional (con la compiacenza dei sindacati) e gli scioperi di rilievo si contano sulle dita di una mano dal… 1948; da noi invece fino a qualche anno fa (ma sembrano secoli) erano come il pane quotidiano con relativo companatico (strigliate ai crumiri e spazzolate ai capetti). Abbiamo buttato via tutte le nostre armi migliori per qualche dollaro in più e un progresso plastificato. Berlusconi non c’è quasi più ma il berlusconismo (anche quello di “sinistra”) durerà ancora parecchio tempo. Partito Operaio? Direi piuttosto Cellule Operaie d’avanguardia per rimettere le cose nella direzione giusta, in fabbrica e fuori.

  2. Ercole2

    Non va dimenticato il fatto che 70 anni di Stalinismo pesano come un macigno sulle coscienze operaie ,è passato il concetto del capitalismo di stato per socialismo per di più in un solo paese ,e i borghesi sono andati a nozze .LO STALINISMO :non patologia del movimento operaio ma aperta controrivoluzione borghese come del resto il Maoismo queste ferite cè li trasciniamo tuttora e stimo pagando il prezzo di questo inganno storico, ma questo è solo un aspetto anche se il più doloroso.

  3. luigi

    Ercole2,
    che cosa centra lo stalinismo con il fatto che gli operai oggi non costruiscono il loro partito?
    che cosa centra lo stalinismo se gli operai si accontentano della CIG?
    Possibile che alcuni discutano solo tirando fuori il loro vangelo personale?
    Mi sembra serio il commento alla lettera dell’operaio di Torino fatta da Campagnadiprimavera che propone di iniziare con la costruzione di piccole cellule Operaie d’avanguardia.
    In ogni caso io penso che costruire assemblee operaie nelle città è un passo utile per la lotta contro il padrone.
    E’ la prima volta che intervengo
    Finiamola ogni volta che qualcuno apre una discussione di intervenire per distruggerla.

  4. VZaitzev

    Ercole2 come al solito la butta sulla sterile discussione filosofica da salotto e ben poco congeniale al periodo. E poi si tratta sempre di critiche solo utili a smontare e mai a costruire! Ercole2 sarebbe meglio fare proposte a volte e non sentenziare!

  5. luigi

    Piero De Marco scriveva
    Tra dire il fare, però, c’è di mezzo il mare: se non si coinvolge il popolo, nella prospettiva del cambiamento, non si va da nessuna parte, se non si convince, la maggioranza della popolazione che tutti avrebbero un beneficio da un mutamento radicale della struttura socioeconomica della società, ci potranno essere solo delle vittorie parziali e non sostanziali. Il popolo deve vedere gli operai non avversari ma come “avanguardia rivoluzionaria”. Come diceva Che Guevara, però, il coinvolgimento delle masse deve avvenire con l’esempio e la pratica rivoluzionaria, non con la coercizione. Cosa si fa in questo senso? Allora bisogna dire a chiare lettere che non è il tempo di “mantenere la verginità e la purezza rivoluzionaria”, bisogna “sporcarsi le mani con il popolo” e raggiungere quei ceti sottoproletari che potrebbero prendere “altre strade”. Se non si riesce in questo coinvolgimento, vi è un errore di comunicazione su cui bisogna riflettere. Per questo, come ho detto in un’altra occasione, non bisogna storcere il naso nel partecipare, promuovere o essere coinvolti in manifestazioni e proteste anche se non si condividono appieno gli obiettivi e le finalità. La priorità attuale è creare aggregazione. A questo riguardo penso che le assemblee operaie cittadine siano utili se si muovono in questa direzione,
    AULESTOC lo stroncava con questa frasi:
    Gli operai non trascorrono il tempo a scacciare le mosche. Hanno ben altri, e grossi, problemi. Bisogna essere operai e vivere da operai per capire questo. O almeno, per chi operaio non è, bisogna aver vissuto con gli operai, ai presidi, nelle occupazioni, nelle lotte, e con essi aver spartito il pane e il freddo, trascorso i giorni e le notti insieme, condiviso la rabbia e la disperazione, subìto i colpi alle spalle dei sindacalisti venduti e le mazzate dei poliziotti, sentirsi operaio dentro.
    Massimo della INNSE proponeva:
    sarebbe opportuno che la Redazione di Operai Contro ripubblicasse ( con un inserto dedicato all’argomento) tutto quanto è stato scritto sul Partito Operaio dando modo a tutti gli operai di poter farsi un idea sul partito, di conseguenza gli operai delle varie fabbriche ( lettori di O.C.) dovrebbero mettersi in contatto con la Redazione dando la loro adesione. A questo punto si potrebbe organizzare un assemblea costituente e far partire ufficialmente il Partito Operaio.
    Di fatto il giornale Operai Contro (cartaceo e non) ha pubblicato più volte le posizioni sul Partito Operaio, ma grandi consensi non ci sono stati. Eppure le posizioni riportate in OC 132 Sul Partito Operaio sono chiare, ma evidentemente non bastano.
    Ritorniamo alla proposta di Piero De Marco
    Abbiamo una teoria sul Partito ottima, non basta propagandarla . Piero De Marco poneva come priorità l’aggregazione e affermava: ” A questo riguardo penso che le assemblee operaie cittadine siano utili se si muovono in questa direzione, ”
    Che cosa ci costa tentare?
    Basta non far diventare le assemblee degli intergruppi