SI ALLARGA LA PROTESTA CONTRO I CAMPI DI CONCENTRAMENTO PER IMMIGRATI

Redazione di Operai Contro, Sono gli immigrati che protestano contro i campi di concentramento. Kyenge si è rivelata per quello che era: un ciondolo del Pd pagata più di 20 mila euro al mese per dire che il governo non era razzista. I CIE sono peggiori dei lager. La  protesta al centro di accoglienza immigrati di Ponte Galeria di Roma si allarga: sono dieci gli immigrati magrebini che si sono cuciti la bocca e hanno iniziato lo sciopero della fame. L’avvocato Salvatore Fachile, che difende alcuni dei migranti trattenuti nel centro, riferisce che solo due sarebbero ex detenuti, mentre gli altri otto sarebbero semplici richiedenti asilo […]
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Redazione di Operai Contro,

Sono gli immigrati che protestano contro i campi di concentramento.

Kyenge si è rivelata per quello che era: un ciondolo del Pd pagata più di 20 mila euro al mese per dire che il governo non era razzista.

I CIE sono peggiori dei lager.

La  protesta al centro di accoglienza immigrati di Ponte Galeria di Roma si allarga: sono dieci gli immigrati magrebini che si sono cuciti la bocca e hanno iniziato lo sciopero della fame.

L’avvocato Salvatore Fachile, che difende alcuni dei migranti trattenuti nel centro, riferisce che solo due sarebbero ex detenuti, mentre gli altri otto sarebbero semplici richiedenti asilo sbarcati a Lampedusa e la cui richiesta sarebbe stata rapidamente respinta. Sono transitati da un altro Cie per poi essere portati a Ponte Galeria ed essere rimpatriati. ”Sono sconvolto, non ho mai visto una cosa del genere”. Queste le parole del vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, che oggi ha visitato il centro.

Il primo a innescare la protesta la mattina di ieri è stato un giovanissimo imam di 32 anni. A riferirlo èFiliberto Zaratti, deputato di Sinistra ecologia e libertà, che ha fatto visita con due colleghi di partito. L’uomo, un tunisino ex detenuto, è stato il primo a cucirsi la bocca, seguito poi dagli altri nove. Il 32enne, mercoledì 18 dicembre, aveva avuto un incontro con il Garante dei detenuti del Lazio dove, a quanto si apprende, si era lamentato dicendo di aver fatto, dal carcere, un trasferimento di soldi alla sua famiglia che non sarebbe mai arrivato a destinazione. Dopo i quattro tunisini, nel pomeriggio anche quattro marocchini e altri due tunisini hanno ripetuto il gesto.

Nel Cie Ponte Galeria al momento ci sono circa 90 persone, 61 uomini e 29 donne. Il Garante dei detenuti del Lazio da tempo si batte perché passi il progetto di effettuare le identificazioni nei penitenziari: se avvenissero nelle case circondariali, infatti, si ridurrebbero i tempi di permanenza all’interno dei centri.

“Le condizioni in cui versano i migranti presenti all’interno del Cie di Ponte Galeria sonoinaccettabili. Nel corso della visita, decisa insieme al sindaco Marino e che si è svolta contemporaneamente a quella del presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato Luigi Manconi, abbiamo parlato con 8 delle 10 persone che stanno dando vita a questa durissima e drammatica forma di protesta”.

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