PICCOLI E PICCOLO-MEDI AGRICOLTORI IN PIAZZA

Rovinati e disperati, possono diventare alleati degli operai industriali Redazioni di Operai contro, La “rivoluzione” dei forconi si è arenata, divisa, frantumata. Ma solo per il momento. Non poteva non incepparsi: non tanto per l’eterogeneità della protesta e delle richieste (visto che in piazza sono scesi agricoltori e alcune sigle degli autotrasportatori, ma presto la rivolta si è estesa anche ad artigiani e commercianti, piccoli imprenditori, disoccupati, studenti, semplici cittadini e simpatizzanti di estrema destra), quanto per l’assenza di una forza organizzatrice trainante. La piccola e in parte media borghesia delle campagne, del trasporto, del commercio, scenderà di nuovo […]
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Rovinati e disperati, possono diventare alleati degli operai industriali

Redazioni di Operai contro,

La “rivoluzione” dei forconi si è arenata, divisa, frantumata. Ma solo per il momento. Non poteva non incepparsi: non tanto per l’eterogeneità della protesta e delle richieste (visto che in piazza sono scesi agricoltori e alcune sigle degli autotrasportatori, ma presto la rivolta si è estesa anche ad artigiani e commercianti, piccoli imprenditori, disoccupati, studenti, semplici cittadini e simpatizzanti di estrema destra), quanto per l’assenza di una forza organizzatrice trainante. La piccola e in parte media borghesia delle campagne, del trasporto, del commercio, scenderà di nuovo in piazza, in forma ancora più dura, perché le ragioni del malcontento e della rabbia sono rimaste intatte e con il tempo diventeranno più acute. È perciò il caso di conoscere meglio le “anime” del movimento dei forconi. Cominciando dagli agricoltori, dai contadini, da coloro che per primi hanno adottato i forconi come simbolo.

Gli agricoltori nei Paesi capitalistici non costituiscono mai una classe unica. In Italia, per la storica arretratezza dello sviluppo del capitalismo anche nelle campagne, la classe dei piccoli agricoltori (i contadini), rientranti all’interno della piccola borghesia, sia pure con propri caratteri specifici, è sempre stata, e rimane, molto consistente e non di rado ha dato origine a forti lotte, a volte anche a fianco dei braccianti agricoli.

Dal feudalesimo all’inizio del capitalismo

Nell’economia italiana pressoché feudale del 1700 e del 1800, quando il capitalismo muoveva i primi passi, e in quella successiva all’unificazione dello stato e attiva fino alla seconda guerra mondiale, la divisione fra latifondisti (o agrari) e fittavoli, mezzadri, coloni, enfiteuti, compartecipanti (o, nell’insieme, contadini poveri) era netta. Da una parte i proprietari, pochi, della quasi totalità della terra coltivabile, che sottoponevano i contadini a vere e proprie angherie e tangenti vessatorie. Dall’altra coloro che, con una miriade di contratti, a volte formali, più spesso solo verbali, lavoravano di fatto per conto dei latifondisti, ma senza essere operai agricoli o senza esserlo in via esclusiva: vivevano in piccolissime aziende e da esse tiravano fuori quanto bastava alla misera sussistenza, sovente mera sopravvivenza, della propria famiglia, tanto che spesso integravano lo scarso reddito vendendo la forza delle proprie braccia ai primi veri capitalisti agrari, proprietari di medie aziende, o a mezzadri che gestivano aziende più grandi o agli stessi latifondisti, per le grosse campagne di raccolta. Ma sempre nella testa di quei contadini poveri dominava il sogno individualista, tipico della loro condizione economico-sociale piccolo-borghese, di diventare proprietari dei terreni che gestivano per conto degli agrari e di cui avevano solo un temporaneo possesso. Infatti l’obiettivo delle lotte contadine era sempre, in Sicilia, in Puglia, in Veneto e altrove, “la terra a chi la lavora”, “la terra ai contadini”. continua..Agricoltori forconi – OC

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