Operai aiutati troppo tardi Condannato il sindacato

Redazione di Operai Contro, La Fiom deve risarcire 15 lavoratori: “Non ha chiesto il loro reintegro” Nel 2009 la Flexider aveva licenziato 25 dipendenti e la Fiom aveva ricevuto mandato per assisterne 17. PAOLA ITALIANO Erano stati licenziati senza giusta causa, avrebbero avuto diritto al reintegro del posto di lavoro, hanno fatto causa. Fin qui, una storia già sentita. Se non fosse che i 15 lavoratori licenziati dalla Flexider di corso Romania nel 2009, in tribunale hanno portato il sindacato. E il giudice ha dato loro ragione, almeno in parte. La Fiom è stata condannata a Torino per comportamento […]
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Redazione di Operai Contro,

La Fiom deve risarcire 15 lavoratori: “Non ha chiesto il loro reintegro”
Nel 2009 la Flexider aveva licenziato 25 dipendenti e la Fiom aveva ricevuto mandato per assisterne 17.
Erano stati licenziati senza giusta causa, avrebbero avuto diritto al reintegro del posto di lavoro, hanno fatto causa. Fin qui, una storia già sentita. Se non fosse che i 15 lavoratori licenziati dalla Flexider di corso Romania nel 2009, in tribunale hanno portato il sindacato. E il giudice ha dato loro ragione, almeno in parte. La Fiom è stata condannata a Torino per comportamento inadempiente: dovrà risarcire con 4.500 euro ciascuno gli ex operai, che il loro posto non l’hanno riavuto, e non lo riavranno più, perché il sindacato ha impugnato i licenziamenti in ritardo, quando i termini erano già scaduti.

 

Termini scaduti
La vicenda ha inizio nell’agosto del 2009, quando l’azienda metalmeccanica licenzia 25 dipendenti. L’8 settembre la Fiom riceve il mandato per assistere 17 di loro nell’impugnazione della decisione dell’azienda. Per due di loro va tutto liscio e si vedranno riconosciuta la ragione: licenziati senza giusta causa e reintegrati. Va in tutt’altro modo per gli altri 15: l’impugnazione non è stata fatta entro i termini di legge, che scadevano a metà ottobre. Hanno così perso il diritto a tornare in fabbrica.
Nessun accordo
Prima di arrivare alle vie giudiziarie, gli operai hanno tentato di trovare un accordo economico con il sindacato, che ha ammesso l’errore. Ma è stato inutile. Anche perché, secondo la Fiom, i lavoratori avrebbero consegnato in ritardo della documentazione: «La responsabilità è anche degli operai».

 

Sentenza storica
La vittoria in aula è parziale perchè il risarcimento chiesto dai legali Michele Ianniello e Alessandra Beltramo era ben più cospicuo, ammontando a 850 mila euro complessivi. Ma il giudice ha riconosciuto il concorso di colpa dei lavoratori. «Faremo ricorso in appello – spiega Ianniello – perché secondo noi non c’è alcuna documentazione da presentare in questi casi: è sufficiente spedire una raccomandata chiedendo l’impugnazione». Resta l’eccezionalità e il paradosso di una sentenza (la Fiom è stata anche condannata al pagamento delle spese processuali) che l’avvocato non esita a definire storica: «È la prima del genere in Italia nei confronti di un sindacato, il cui scopo specifico è la tutela dei lavoratori».

 

Un errore
«Una vicenda alquanto spiacevole», dice il segretario provinciale della Fiom, Federico Bellono. «Annualmente seguiamo migliaia di vicende analoghe, individuali e collettive, e un problema come questo non ci era mai capitato. Un errore può succedere. Chi si è rivolto ai giudici aveva tutto il diritto di farlo: prendiamo atto e rispettiamo quanto stabilito dalla magistratura, che ha comunque riconosciuto un concorso di responsabilità dei lavoratori stessi». La Fiom è assicurata contro «incidenti» di questo genere, l’esborso per i risarcimenti è coperto.

 

Disoccupati
Resta il fatto che, comunque andrà il ricorso in appello, i lavoratori non hanno più diritto a riavere il loro posto. «Sono persone tra i 35 e i 50 anni – spiega ancora Ianniello – e per loro il reinserimento lavorativo è molto difficile. Infatti, molti non hanno trovato un nuovo impiego oppure trovano occupazioni precarie. La cifra del risarcimento è irrisoria di fronte al dramma che stanno affrontando».
Un operaio
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