IL CONFLITTO CAPITALE-AMBIENTE

Redazione di OperaiContro, credo che l’Italia possa vantare almeno in Europa il triste esempio dell’ormai insanabile conflitto tra capitale ed ambiente. Nell’intero continente non si trovano riscontri equivalenti a quelli italiani se parliamo di dissesto idrogeologico, consumo del territorio, inquinamento profondo della terra, dell’aria e dell’acqua. Qualche esempio volante, andando a braccio: a Taranto possediamo la più grande acciaieria d’Europa e tutti ne conosciamo le conseguenze; da un paio d’anni se n’è accorta anche la magistratura. Più o meno è successa la stessa cosa qualche decennio fa con il petrolchimico di Marghera; da pavese della provincia non posso non […]
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Redazione di OperaiContro,

credo che l’Italia possa vantare almeno in Europa il triste esempio
dell’ormai insanabile conflitto tra capitale ed ambiente. Nell’intero
continente non si trovano riscontri equivalenti a quelli italiani se
parliamo di dissesto idrogeologico, consumo del territorio, inquinamento
profondo della terra, dell’aria e dell’acqua.

Qualche esempio volante, andando a braccio: a Taranto possediamo la più
grande acciaieria d’Europa e tutti ne conosciamo le conseguenze; da un
paio d’anni se n’è accorta anche la magistratura. Più o meno è successa
la stessa cosa qualche decennio fa con il petrolchimico di Marghera; da
pavese della provincia non posso non citare il caso della FIBRONIT di
Broni, anche se purtroppo non ha colpito solo l’Oltrepo pavese; la
Campania quasi intera soffoca letteralmente sotto il peso ed i miasmi
dei rifiuti nelle mani della criminalità organizzata e delle istituzioni
che, se non fossero davvero compiacenti, si distinguono ben poco dalla
mafia; siamo il Paese che ha fatto partire tonnellate di rifiuti
radioattivi dalla Calabria verso le coste della Somalia, ed anche per
questo una coraggiosa giornalista ed il suo collega hanno pagato con la
vita, in un delitto senza colpevoli.

Se quotidianamente ci dovessimo aggiornare poi sullo stato dei territori
colpiti da alluvioni e terremoti, ci vorrebbe un’intera giornata per
leggerne l’elenco, dal Belice alle zone dell’aquilano passando per
Umbria e Marche. Alluvioni, terremoti, cicloni ed affini sono il
risultato di un sistema ormai al collasso ed all’esasperazione delle
minime condizioni di civiltà che abbiamo pagato a carissimo prezzo, con
migliaia di morti; come dimenticare gli operai sepolti sotto le macerie
dei capannoni mentre lavoravano crollati con il terremoto che ha colpito
l’Emilia? Ogni giorno è un potenziale, piccolo o grande Vajont che pende
sulle nostre teste.

Dopo avere partorito tra mille difficoltà un testo sulla sicurezza sul
lavoro mediamente decente nel 2008, abbiamo subìto drastici tagli di
articoli di legge, e fondi poi, che hanno cancellato anche l’ombra di
quel po’ di raziocinio che il 81/08 portava con sè. Neanche a casa
possiamo stare tranquilli, nel Paese che stila la mappa del rischio
sismico unicamente in base agli eventi registrati negli ultimi 100 anni
e che permette per giunta la costruzione più o meno lecita di case,
ville e villone sugli alvei dei fiumi e sulle coste. Le alluvioni di
Sarno e Quindici del 1998 e quella di Genova del novembre 2011 hanno
molto in comune, e sicuramente potevano essere entrambe evitate. I tanti
sproloqui dei geologi e sismologi da tubo catodico sono rimaste le
solite parole retoriche tipiche del gattopardismo capitalista,
unitamente a partiti ed apparati variche lo tengono in piedi.

Il caso della Sardegna (e l’indegno e barbaro comportamento del comune
di Olbia in particolare) è solo l’ultimo in ordine cronologico, con la
certezza funesta che seguiranno casi simili. La loro (e purtroppo
nostra, di riflesso) unica salvezza sta proprio in ciò che non vogliono
e riescono a comprendere: l’attuale sistema di produzione e di vita in
generale non regge più e le conferme arrivano dai loro scienziati che
parlano ormai apertamente di “irreversibilità”. Altro che “piani di
emergenza della protezione civile”, c’è da riscrivere da zero tutto in
termine di consumo di suolo, ambiente, inquinamento, e AHILORO, PRODUZIONE.

E nonostante tutti i tentativi più o meno in buona fede di piccola e
media borghesia “illuminata”, credo sia estremamente difficile fare
convivere una totale conversione ambientale e produttiva con l’attuale
sistema globale: per ogni buca sanno e possono solo mettere una precaria
pezza, destinata a implodere su sè stessa e causare un danno doppiamente
fatale dell’originale.

Il nostro dibattito operaio DEVE necessariamente allargarsi a questo
tema dirimente per la nostra stessa sopravvivenza, che consolida ancora
di più la nostra estraneità al sistema dei padroni. Operai ci dobbiamo
(ri) prendere il mondo tra le mani, in tutti i sensi.

Sviluppiamoci anche da qui.

Saluti Operai da Pavia, M.L.

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2 Comments

  1. piero

    Hai perfettamante ragione, ma quello che emerge è solo una piccola parte dei danni provocati da questo sistema economico basato sul profitto generato, direttamente o indirettamente, dal lavoro umano e dal suo sfruttamento. La maggiorparte dei “danni collaterali avvengono lontani dai nostri occhi, e gli effetti sono semplicemente inimmaginabili. Anche i paesi europei lindi e puliti hanno smaltito i rifiuti nella Terra dei Fuochi! La contrainformazione deve fare la sua parte, bisogna contrastare il lavaggio del cervello operato dai mass media, come se tutto ciò che sta emergendo sia solo un “incidente di percorso”, un’eccezione dovuto all’azione di pochi criminali. Perchè non devono essere considerati degli assassini, alla stessa stregua dei mafiosi, anche tutti gli imprenditori che si sono serviti di quest’ultimi per tagliare i costi di produzione? Perchè non si considerano dei criminali tutti coloro che hanno sanato l’insanabile, avvallando una distruzione del territorio che è sotto gli occhi di tutti? Allora bisogna far emergere le contradizioni del capitalismo e preparare la strada al suo superamento.

  2. Sempar

    Tutto vero. L’indipendenza degli operai passa anche da quello che sostieni: individuare tutti i responsabili, come nel caso della Terra dei Fuochi. Chi ha creato la situazione, IL PADRONE, e chi l’ha semplicemente sfruttata in un gioco complice, IL MAFIOSO.
    Tante volte, quasi tutte, chi scrive di LEGALITA’ ci descrive le eccezioni di “pochi criminali”,come giustamente scrivi. Fanno passare appunto “l’incidente di percorso”. E quasi nessuno ci racconta di un sistema MARCIO: come se i mafiosi avessero rubato nottetempo i rifiuti ai legalissimi padroni…Inoltre, la concezione borghese di crimine che appanna anche le menti di molti di noi non appaia COME INVECE ANDREBBE FATTO scempi antropici come il TAV che espone movimentazione di URANIO ai roghi di rifiuti che sviluppano DIOSSINA ed altre milioni di porcate. Non vogliamo la gara a chi fa più danni? D’accordo, ma DOBBIAMO dire che ENTRAMBI, ognuno coi propri mezzi, ci stanno UCCIDENDO. Lentamente.
    Grazie Piero per l’importante riflessione, un abbraccio.