Napoli, disabili in corteo: “Indignati da assenza istituzioni”

Abbiamo voluto rappresentare la nostra indignazione in silenzio, perché in silenzio la politica sta al cospetto dei disabili”. Al fianco di decine di genitori di ragazzi disabili, Toni Nocchetti, presidente della Onlus “Tutti a scuola”, ha camminato in silenzio per le vie di Napoli, dalla sede del Municipio alla Prefettura, per consegnare al Prefetto un foglio bianco, vuoto come le politiche italiane nei confronti della disabilità. “Dovremmo parlare dei livelli essenziali di assistenza, della scuola dei disabili, delle terapie di riabilitazione che non esistono più, dei centri che chiudono, del dramma del dopo di noi che non esiste per i genitori dei ragazzi disabili – […]
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Abbiamo voluto rappresentare la nostra indignazione in silenzio, perché in silenzio la politica sta al cospetto dei disabili”. Al fianco di decine di genitori di ragazzi disabili, Toni Nocchetti, presidente della Onlus “Tutti a scuola”, ha camminato in silenzio per le vie di Napoli, dalla sede del Municipio alla Prefettura, per consegnare al Prefetto un foglio bianco, vuoto come le politiche italiane nei confronti della disabilità. “Dovremmo parlare dei livelli essenziali di assistenza, della scuola dei disabili, delle terapie di riabilitazione che non esistono più, dei centri che chiudono, del dramma del dopo di noi che non esiste per i genitori dei ragazzi disabili – dice mentre dietro di lui sfilano decine di persone con in mano solo una fiaccola – E’ per questo che al Prefetto consegneremo il nostro silenzio e la nostra composta indignazione“. Tante le storie di vita che si sono intrecciate per le strade del capoluogo campano. Dalla piccola Gaia, che ha dovuto aspettare più di 500 giorni perché il Comune le pagasse una carrozzella adatta al suo peso che le permettesse di frequentare la scuola – “abbiamo aspettato tanto senza nessun risultato, dice la mamma, poi una settimana dopo la nostra denuncia in tv la situazione si è sbloccata” -, a genitori che hanno visto chiudere d’un colpo il centro riabilitativo che teneva in cura i figli a causa dell’assenza dei fondi. C’è pure chi ha dovuto ricorrere alla magistratura perché l’iscrizione del proprio figlio venisse accettata dalla scuola e gli venisse affidato un insegnante di sostegno. “Si è soli da ogni punto di vista – si sfoga una mamma – c’è la paura del dopo, ma anche del presente, di non farcela. Io vorrei che per un attimo chi è al potere si mettesse nei nostri panni. Per un attimo comprendesse cosa significa avere un bimbo che non sa dire quello che ha, che non si sa esprimere. Così come noi, che non riusciamo ad esprimere in questo momento il nostro grande disagio”  di Andrea Postiglione

 

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