TERRA DEI FUOCHI: LO STATO HA CONDANNATO ALLA PENA DI MORTE LA POPOLAZIONE

Redazione di Operai Contro, lo Stato dei padroni ha condannato migliaia di innocenti alla pena di morte. i fusti tossici interrati nelle cave, le coperture politiche e massoniche, la maledizione del cancro. Poitici, magistratura,padroni, amministratori locali sapevano tutto e hanno posto il segreto sulle confessioni del pentito Carmine Schiavone che già nel 1997 aveva raccontato tutto. Politici, magistrati, padroni, amministratori locali hanno condannato a morte la popolazione per ingrassare i loro portafogli. La nostra protesta contro questi assassini è molto pacifica. Negli anni ci hanno manganellato e costretto a subire.                   […]
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Redazione di Operai Contro,

lo Stato dei padroni ha condannato migliaia di innocenti alla pena di morte.

i fusti tossici interrati nelle cave, le coperture politiche e massoniche, la maledizione del cancro.

Poitici, magistratura,padroni, amministratori locali sapevano tutto e hanno posto il segreto sulle confessioni del pentito Carmine Schiavone che già nel 1997 aveva raccontato tutto.

Politici, magistrati, padroni, amministratori locali hanno condannato a morte la popolazione per ingrassare i loro portafogli.

La nostra protesta contro questi assassini è molto pacifica. Negli anni ci hanno manganellato e costretto a subire.

                                     La mappa dei siti contaminati dalla diossina

                   La mappa dei siti contaminati dalla diossina

  «Entro venti anni gli abitanti di numerosi comuni del Casertano rischiano di morire tutti di cancro», affermò Schiavone, con un tono profetico che purtroppo è stato confermato dai fatti.

Le ricerche del Cnr e del Pascale, fatte proprie dal ministero della Salute, descrivono un’impennata della mortalità per tumori nelle province di Napoli e Caserta. Riferendosi al traffico illegale di rifiuti nocivi, Schiavone spiegò che divenne un business «autorizzato» per il clan dei Casalesi nel 1990. «Tuttavia – riferì il pentito – quel traffico veniva già attuato in precedenza. Gli abitanti rischiano tutti di morire di cancro entro 20 anni; non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita».

http://video.corriere.it/realacci-ecomafie-troppe-denunce-inascoltate/c13525d6-42e5-11e3-bd09-5fafe7fa6f7b

Nel corso della sua audizione, Schiavone cita i nomi dei referenti del clan per gli affari nello smaltimento illegale dei rifiuti. Cita Cipriano Chianese, a capo della Resit, e il suo socio Gaetano Cerci. Ovvero gli stessi imprenditori che continueranno a fare affari con lo Stato negli anni successivi, quando l’emergenza rifiuti diventerà incontrollabile. E che ora sono sotto processo. «Chianese – aggiunse Schiavone – aveva introdotto Cerci in circoli culturali ad Arezzo, a Milano, dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva rifiuti tossici. Lavorava a Milano, Arezzo, Pistoia, Massa Carrara, Santa Croce sull’Arno, La Spezia. Cerci si trovava molto bene con un signore che si chiama Licio Gelli».

LO STATO CAMORRISTICO – A proposito dei profitti enormi ottenuti smaltendo i rifiuti tossici, oltre 600 milioni di lire al mese, Schiavone aggiunge particolari sulle coperture ai più alti livelli garantite all’organizzazione criminale: «Il nostro era un clan di Stato… La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato… Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe forse potuto esistere?».

LA POLITICA – Schiavone ricostruì anche la genesi delle ecomafie casertane: «A cominciare furono mio cugino Sandokan e Francesco Bidognetti». Il potere del clan crebbe anche perché gestivano il ciclo di smaltimento dei rifiuti: «In tutti i 106 comuni della provincia di Caserta noi facevamo i sindaci, di qualunque colore fossero. (…) socialisti, democristiani, ma anche comunisti se serviva».

GLI INTERRAMENTI – Rifiuti tossici sono stati interrati lungo tutto il litorale Domitio e sversati anche nel lago di Lucrino, specchio d’acqua che si trova nell’area flegrea. Schiavone raccontò che erano coinvolte diverse organizzazioni criminali – come mafia, `ndrangheta e Sacra Corona Unita – tanto da fare ipotizzare che in diverse zone di Sicilia, Calabria e Puglia, le cosche abbiano agito come il clan dei Casalesi. Il collaboratore di giustizia si soffermò sulle modalità di smaltimento. «Avevamo creato un sistema di tipo militare, con ragazzi incensurati muniti di regolare porto d’armi che giravano in macchina. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza e della polizia. Ognuno aveva un suo reparto prestabilito».

I SITI DI SMALTIMENTO – Schiavone citò una serie di località nell’hinterland di Napoli: «Pure a Villaricca abbiamo fatto scaricare 520 fusti tossici in una cava che fu scavata nel terreno tramite Mimmuccio Ferrara. Durante lo scarico un autista rimase cieco». Ma anche luoghi molto frequentati, a due passi dai centri abitati: « A Casal di Principe, dietro il campo sportivo e nei pressi della superstrada (recentemente è stato fatto un sopralluogo e non è stato trovato nulla ndr)». I camion delle ecomafie imperversavano poi lungo il litorale domizio: «Nel 1992 c’erano 10mila ettari di terreni che costeggiavano tutta la Domitiana, tutti per l’Eurocav e tutto scavato a 30, 40 e 50 metri. Le draghe estraevano sabbia e le buche venivano sistematicamente riempite. Se lei guarda l’elenco che le ho consegnato vedrà che ci sono 70-80 camion di quelli che smaltivano dal nord. Si tratta di milioni e milioni di tonnellate. Io penso che per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato in un anno».

RIFIUTI RADIOATTIVI – Sotto terra sono finite anche scorie nucleari: «Sono al corrente che arrivavano dalla Germania camion che trasportavano fanghi nucleari che sono stati scaricati nelle discariche. Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba». Come avveniva l’interramento? «Di notte i camion scaricavano rifiuti e con le pale meccaniche vi si gettava sopra un po’ di terreno. Tutto questo per una profondità di circa 20-30 metri nella zona di Parete o di Casapesenna, in cui la falda acquifera è più bassa vi sono punti che si trovano a 30 metri».

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