LA “BOMBA NUCLEARE” DEL DEBITO USA

Redazione di Operai Contro, ogni anno l’asticella viene spostata un po’ più in alto, oggi è fissata alla cifra di 16mila 700 miliardi. E’ la quota massima del debito pubblico Usa che per legge non dovrebbe essere superata, ma poi inevitabilmente la cifra cresce e il limite spostato. Nel 2012 il debito era 16.190.979.268.766,67 di dollari, il tetto fu alzato, ma, al ritmo incredibile di 3,5-3,8 miliardi al giorno, il 17 ottobre prossimo verrà nuovamente superato. Il primo paese capitalistico è anche quello  più indebitato e l’entità della cifra fa presagire che l’intero debito non potrà mai essere effettivamente […]
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Redazione di Operai Contro,

ogni anno l’asticella viene spostata un po’ più in alto, oggi è fissata alla cifra di 16mila 700 miliardi. E’ la quota massima del debito pubblico Usa che per legge non dovrebbe essere superata, ma poi inevitabilmente la cifra cresce e il limite spostato. Nel 2012 il debito era 16.190.979.268.766,67 di dollari, il tetto fu alzato, ma, al ritmo incredibile di 3,5-3,8 miliardi al giorno, il 17 ottobre prossimo verrà nuovamente superato. Il primo paese capitalistico è anche quello  più indebitato e l’entità della cifra fa presagire che l’intero debito non potrà mai essere effettivamente ripagato. Se tutti i creditori, sparsi per tutto il mondo, esigessero di riprendere i loro soldi si scoprirebbe semplicemente che non ci sono. Lo stesso che se tutti i correntisti di una  banca decidessero di prelevare all’improvviso i loro soldi: neanche la più sicura delle banche con i conti più in ordine reggerebbe l’impatto.

Ma per quale ragione i creditori dovrebbero mai togliere improvvisamente la fiducia nello stato americano, se questo regolarmente paga gli interessi e, quando i titoli obbligazionari arrivano a scadenza, questi vengono regolarmente rimborsati? Ai vari investitori poco importa quanti trilioni di miliardi lo stato Usa ha già fagocitato, quanti miliardi all’anno gli servono e come li spende, quello che interessa loro è quanto ciò li possa fare ulteriormente arricchire. Se il carrozzone statale continua ad andare, ciò basta: gli interessi verranno pagati; alla scadenza i titoli verranno convertiti in denaro, per poi, salvo trovare migliore e più sicuro investimento, venire nuovamente ricomprati.

L’esempio americano è alle odierne cronache per lo “shutdown” (il blocco delle attività statali) dei primi di ottobre e il superamento del nuovo tetto che, ciò nonostante, avverrà fra circa una settimana. A quel punto la legge sul “tetto” obbligherebbe il tesoro americano a sospendere il rimborso dei titoli in scadenza. Per i contrasti tra democratici e repubblicani nella gestione del debito durante la Grande Crisi il carrozzone deraglierebbe davvero.

L’esempio è quello degli USA, ma potrebbe essere altrettanto ben applicato al debito pubblico italiano. Politici e giornalisti si stracciano le vesti intorno al debito pubblico, al deficit annuale che lo fa aumentare e ai rischi che si corrono se questo “va fuori controllo”. Obama ha usato addirittura il termine di bomba nucleare per illustrare quello che provocherebbe un mancato accordo con i repubblicani, per la ovvia sfiducia che ingenererebbe negli investitori a fronte di una dichiarazione di fatto di default degli Stati Uniti .

Invero tutti quanti hanno solamente una cosa a cuore: che la macchina statale, con il suo debito, continui a generare “interessi”. Tutti i detentori di titoli pubblici, pensando al loro piccolo-grande capitale e alla rendita garantita dallo Stato, pendono dalle loro labbra, e sono pronti a sostenere tutte le manovre del governo di turno, degli Obama, dei Letta, ecc .

 

Roberto

 

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