ILVA TARANTO: VORAGINE AI TAMBURI

Redazione di Operai Contro, Riva colpisce ancora ti mando un articolo della Gazzetta del mezzoggiorno di FRANCESCO CASULA TARANTO – Lavori realizzati male e totale assenza di manutenzione. Sono queste, secondo l’architetto Salvatore Favale, le cause già individuabili per risalire alle responsabilità della voragine che si è aperta al mercato del quartiere Tamburi il 12 febbraio 2012 e che ha inghiottito un furgone con all’interno tre persone rimaste, fortunatamente, lievemente ferite. Nelle 84 pagine che compongono la relazione, il perito nominato dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Tommassino, pur premettendo che sarebbero necessari ulteriori accertamenti «per potere affermare […]
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Redazione di Operai Contro,

Riva colpisce ancora

ti mando un articolo della Gazzetta del mezzoggiorno

di FRANCESCO CASULA

TARANTO – Lavori realizzati male e totale assenza di manutenzione. Sono queste, secondo l’architetto Salvatore Favale, le cause già individuabili per risalire alle responsabilità della voragine che si è aperta al mercato del quartiere Tamburi il 12 febbraio 2012 e che ha inghiottito un furgone con all’interno tre persone rimaste, fortunatamente, lievemente ferite. Nelle 84 pagine che compongono la relazione, il perito nominato dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Tommassino, pur premettendo che sarebbero necessari ulteriori accertamenti «per potere affermare con adeguata affidabilità» le cause dell’evento, ha comunque indicato chiaramente che esiste un nesso tra i lavori per la realizzazione dell’area mercatale terminati nel 2005 e le condotte sotterranee dell’Ilva – una delle quali si trova esattamente a qualche metro di profondità rispetto alla voragine – con le quali la fabbrica porta le acque del Mar Piccolo in fabbrica per raffreddare gli impianti.

In particolare, per il perito, vi sono due elementi evidenti: «la prima direttrice va dalle caditoie che perdevano acqua verso la galleria Ilva n. 2, la cui struttura entrava in crisi rompendosi; la seconda, dalla galleria rotta che, trascinando al suo interno tanto materiale, ormai sciolto, per circa 46 metri lineari, provocava in superficie una voragine». In sostanza, durante i sette anni tra i lavori del mercato e l’apertura della voragine, il mancato funzionamento del sistema di raccolta delle acque piovane avrebbe pian piano sciolto l’argilla – situato tra la galleria e la superficie – e generato lo svuotamento dello spazio sotto la superficie che quella mattina di febbraio avrebbe ceduto sotto il peso del furgone.

Eppure sfogliando la relazione dell’architetto Favale emerge con chiarezza che vi erano state diversi campanelli d’allarme. Il 25 gennaio 2012, ad esempio, quando la galleria numero 2 dell’Ilva è crollata. Oppure la presenza sul pavimento del piazzale del marcato, da tempo secondo il perito, di evidenti lesioni e macchie scure che, però, «nessuno ha notato».Il perito, infine, oltre a suggerire nuovi accertamenti per completare l’indagine e verificare lo stato di altre zone segnate da lesioni, punta il dito contro una serie di fattori: la totale assenza di manutenzione tra il 2005 e il 2012, la mancanza del «collaudo tecnico amministrativo» che il comune di Taranto avrebbe dovuto compiere entro qualche mese dalla fine dei lavori avvenuti a gennaio 2005 e, soprattutto, la condotta della fase progettuale e realizzativa dei lavori caratterizzata da «tante e tali leggerezze che hanno annullato il principio delle condizioni di sicurezza posta a base di ogni processo di questo genere».

ILVAOPERAIO

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