ACERRA: LA STRAGE NELLA TERRA DEI FUOCHI

Redazione di Operai Contro, t’invio un articolo del Corriere della sera Un lettore di Acerra Tonia aveva sei anni. E mezzo. A quell’età anche il mezzo conta perché la meraviglia di essere bambini dura troppo poco e vale la pena contare anche i mezzi anni, i mezzi mesi, le mezze settimane. Tonia è spirata tra le braccia di sua madre pochi giorni fa. Aveva un tumore al cervello. Un medullo blastoma, questo è il termine tecnico. Ad Acerra, comune tra Napoli e Caserta, altri due bambini soffrono della stessa malattia. Una coincidenza di casi che, nella Terra dei Fuochi […]
Condividi:

Redazione di Operai Contro,

t’invio un articolo del Corriere della sera

Un lettore di Acerra

Tonia aveva sei anni. E mezzo. A quell’età anche il mezzo conta perché la meraviglia di essere bambini dura troppo poco e vale la pena contare anche i mezzi anni, i mezzi mesi, le mezze settimane. Tonia è spirata tra le braccia di sua madre pochi giorni fa. Aveva un tumore al cervello. Un medullo blastoma, questo è il termine tecnico. Ad Acerra, comune tra Napoli e Caserta, altri due bambini soffrono della stessa malattia. Una coincidenza di casi che, nella Terra dei Fuochi e dei veleni, toglie il respiro. «L’inquinamento ha causato la malattia di mia figlia? Io non lo posso dire con certezza. Ma certo qui da noi stanno succedendo cose terribili. Non possiamo continuare a stare zitti e qualcuno ci deve una risposta». La mamma di Tonia si chiama Pina. Risponde al telefono senza rabbia, senza commozione. Anzi ha bisogno di parlare, ha bisogno che qualcuno l’ascolti: «Sono convinta che, in qualsiasi altro posto, mia figlia non si sarebbe mai ammalata – spiega -. Ovunque andassi, da Roma a Pordenone, nei reparti di oncologia degli ospedali incontravo soltanto bambini della nostra zona. Tra Napoli e Caserta. A qualche medico ho chiesto come mai, se in qualche modo si spiegassero questa strage di innocenti. Loro allargavano le braccia. Non rispondevano. O forse non potevano farlo».

 

L’INCIDENZA DI TUMORI – I tumori nell’età infantile sono molto rari. Tra le varie patologie il medullo blastoma, il cancro che ha ucciso Tonia, è uno dei più comuni. Ma l’incidenza annua è comunque stimata in 0,5 casi ogni 100.000 bambini. Tre casi in un centro come Acerra, che conta 56mila abitanti, destano quanto meno dei sospetti. Soprattutto perché parliamo della Terra dei Fuochi, quel fazzoletto di Campania racchiuso tra le province di Napoli e Caserta dove la pressione ambientale di innumerevoli agenti inquinanti ha ormai esasperato un’intera popolazione. Ad Acerra c’era la Montefibre, e le pecore con il sangue alla diossina. Ci sono i cementifici. Le acque inquinate dei Regi Lagni e le discariche abusive. Da ultimo proprio qui è sorto il termovalorizzatore, e il lavoro è stato completato. Non casualmente proprio Acerra è uno dei vertici del cosiddetto triangolo della morte, il territorio a più alta incidenza tumorale d’Italia, analizzato dal primo storico studio di Lancet del 2004. Sono ormai dieci anni che si parla della terra dei tumori. Ma, nella sostanza, nessuno ha mai mosso un dito. Da una parte ci sono le istituzioni immobili di fronte a una catastrofe ambientale che dispiega la sua forza distruttiva nell’arco dei decenni a venire. Dall’altro i veleni della camorra stoccati nel sottosuolo. Le migliaia di roghi di rifiuti tossici, le oltre cinquemila discariche abusive e non. E poi le piramidi di sette milioni di ecoballe che ancora troneggiano nelle campagne di Giugliano. I pozzi inquinatii campi di cavolfiore alla diossina «radioattivi», la diossina e i metalli pesanti.

I DATI DEL MASSACRO – Secondo un recente studio dell’Istituto Pascale, tra Napoli e Caserta la mortalità per tumore è aumentata del 15-20 per cento. In alcuni comuni, come Acerra, ad esempio, l’aumento supera il 30 per cento. Fino a raggiungere picchi del 47%. Il dossier Sentieri sulle aree contaminate, che analizza dal punto di vista epidemiologico i territori più esposti, stima in 9.969 il numero di vittime dell’inquinamento in 7 anni. E sono tumori al sistema respiratorio, leucemie, malattie cardiovascolari. Un’approfondita inchiesta di Roberto Russo per il Corriere del Mezzogiorno ha svelato, tra le altre cose, che nei comuni di Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Casandrino e Sant’Antimo, negli ultimi cinque anni le richieste di «esenzione ticket per neoplasia» sono aumentate del 300%.

IL NODO DELLA CAUSALITÀ – Il disastro è stato confermato anche dal ministero della Salute: «Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiore ai valori dell’intera Italia per il contributo delle province di Caserta e Napoli», si legge in una relazione del gennaio scorso. Ma se per la stragrande maggioranza della popolazione campana questi dati si spiegano con l’avvelenamento della terra, per il ministero la risposta è tutta (o quasi) nello stile di vita della popolazione locale: «In assenza di studi adeguati il ministero non poteva rispondere diversamente», spiega Antonio Marfella, ricercatore di medici per l’ambiente. «Il nodo è come sempre il nesso di causalità – aggiunge Marfella -. Ovvero il collegamento scientificamente dimostrato tra inquinamento e patologie correlate. In Campania non è stato accertato perché, ad oggi, nessun istituzione lo vuole cercare».

LA STRAGE DEI BAMBINI – Da vent’anni a questa parte i tumori infantili crescono costantemente. In Europa e ancora di più in Italia. Il problema secondo i medici ambientali è l’esposizione dei genitori ad agenti esterni, che spesso comportano danni a livello epigenetico. Determinano cioè un’impronta negativa che influenza la crescita dell’embrione. In Campania non esistono dati affidabili. E così ogni singolo caso desta allarme. Lo scorso 17 luglio il sito Parallelo41 ha pubblicato una lettera della giornalista Ilaria Puglia al ministro dell’agricoltura Nunzia De Girolamo. Entrambe madri, entrambe donne, entrambe campane. Le ha scritto di Francesco, morto ad otto anni per un osteosarcoma che un giorno gli è esploso sul ginocchio e nei polmoni. O di Mesia, uccisa a 4 anni da un neuroblastoma surrenale. Di Luca stroncato a 19 anni da una leucemia diagnosticata a dicembre. Da quel giorno a casa sua non festeggiano più il Natale. «Ad un’osservazione empirica, i casi di bambini affetti da tumore — ha affermato Gaetano Rivezzi, presidente casertano e campano di Medici per l’Ambiente — sembrano corrispondere ai comuni dove è stato accertato un pesante impatto sull’ambiente. I tumori infantili, soprattutto in provincia di Caserta, sono la spia di una modifica delle patologie cliniche associabili o correlabili all’inquinamento. Purtroppo abbiamo un aumento spaventoso dei casi che si stanno moltiplicando a dismisura». I tumori che colpiscono l’età dell’innocenza sono uno schiaffo in faccia all’intera comunità degli adulti. «L’aumento di incidenza di diverse neoplasie giovanili ed in particolare dei tumori infantili – scriveva nel 2011 l’associazione italiana oncologi – è un segnale che fa pensare che la nostra generazione stia consegnando a quelle future un Ambiente gravemente ammalato»

L’ANGELO DI ACERRA – Tonia ha scoperto di essere ammalata quando aveva 2 anni e mezzo. Per i successivi quattro anni non ha mai smesso di lottare. «Sono andata a trovarla soltanto la settimana scorsa», racconta Roberta Migliorati, oncologa del Santobono di Napoli. «Era una mia paziente, la sua malattia, il medullo blastoma, è tra i più frequenti tumori cerebrali in età infantile. Ma tutto è relativo, dal momento che i tumori pediatrici sono molto rari». La dottoressa Migliorati ha in cura anche un altro dei bambini di Acerra. In passato ha assistito due bambini di Grumo Nevano, paese di 20mila abitanti, entrambi affetti da neuro blastoma. «Ma sono dati empirici che non dicono nulla sul piano scientifico – aggiunge -. Noi che operiamo sul campo avvertiamo il bisogno di un registro epidemiologico che copra l’intera regione. Esistono singoli registri di tumori pediatrici di singole Asl, la Napoli 2 o la Salerno uno, ad esempio. E noi viviamo di estrapolazioni». Nella regione con la più alta mortalità per i tumori dell’età adulta, non esiste un registro della fascia pediatrica.

IL RICORDO DI TONIA – «Come tutti i bambini che combattono contro il tumore, Tonia era eccezionale», ricorda la dottoressa Migliorati. La chiamavano la leonessa. Pronta a giocare, a saltare, a cantare, pochi giorni dopo essere uscita dalla sala operatoria. «Mia figlia era la vita in persona. L’essenza della vita». Riprende mamma Pina. Vorrebbe ricordare sua figlia così, sempre allegra, anche nei momenti più duri, quando passavano i giorni correndo da un ospedale all’altro. E per lei era quasi un gioco. «Ha subito sette interventi – prosegue -. Radioterapia e chemioterapia a due anni e mezzo. Non si è mai arresa, mai un capriccio, mai nemmeno una lacrima per il mal di testa. Io le dicevo: Tonia dobbiamo fare la terapia. Lei mi rispondeva: ok facciamo la terapia. Tonia ora avrai un po’ di dolore qui. Sì mamma, va bene mamma, non ti preoccupare mamma». Tonia voleva vivere, voleva essere felice ogni minuto e ogni mezzo minuto. «A volte si meravigliava perché qualche altro bimbo scoppiava a piangere. Lei invece no, sempre buona, responsabile, obbediente. Era un angelo, forse per questo Dio se l’è presa».

 (modifica il 30 agosto 2013)
Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.