Sovvertimento in Egitto – respiro di sollievo nel Golfo

rassegna stampa Rainer Hermann –       Per lo più positive le reazioni dei paesi del Golfo; grande perdente è il Qatar che ha appoggiato il governo Morsi con molti miliardi di $. –       Unità delle forze di sicurezza egiziane hanno assalito gli studi dell’emittente del Qatar al-Jazeera. –       Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti (il particolare il maggiore di essi, Abu Dhabi) sono i primi paesi ad aver accolto positivamente il rovesciamento le governo egiziano di Morsi e dei Fratelli Musulmani. –       Abu Dhabi nel febbraio 2011offrì asilo a Mubarak, che però non accettò; vi si è rifugiato l’ultimo primo […]
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rassegna stampa


Rainer Hermann

–       Per lo più positive le reazioni dei paesi del Golfo; grande perdente è il Qatar che ha appoggiato il governo Morsi con molti miliardi di $.

–       Unità delle forze di sicurezza egiziane hanno assalito gli studi dell’emittente del Qatar al-Jazeera.

–       Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti (il particolare il maggiore di essi, Abu Dhabi) sono i primi paesi ad aver accolto positivamente il rovesciamento le governo egiziano di Morsi e dei Fratelli Musulmani.

–       Abu Dhabi nel febbraio 2011offrì asilo a Mubarak, che però non accettò; vi si è rifugiato l’ultimo primo ministro di Mubara, Ahmad Shafiq, dopo la sconfitta alla presidenziali del giugno 2012.

–       Gli Emirati hanno utilizzato i canali già esistenti e Shafik per influire sugli sviluppi egiziani:

–       oltre Shafiq circa 300 alti ufficiali della sicurezza egiziana si sono stabiliti ad Abu Dhabi;

–       da due anni i leader dell’opposizione egiziana si recano regolarmente ad Abu Dhabi.

–          Ognuno degli alti ufficiali dei servizi egiziani comanda una truppa d‘assalto di 50 giovani, che finanzia e usa per i propri fini; ricevono fino a circa €50 per missione.

–          Il denaro che serve per le bande dei 300 ufficiali che si sono stabiliti negli EAU e dei loro colleghi in Egitto, come pure per le manifestazioni proverrebbe, come denunciano da oltre un anno i FM, dalla famiglia regnante di Abu Dhabi.

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Asia Times      130712

La Sfinge egiziana lancia il suo sguardo verso la Siria

M K Bhadrakumar

Tesi AT:

–       Dai segnali della scorsa settimana il putsch in Egitto rappresenta probabilmente l’inizio di un sommovimento tettonico che sta per verificarsi.

–       Il conflitto che si prefigura in Egitto e l’evolversi della situazione in Siria potrebbero essere tra loro correlate.

–       Arabia Saudita, Israele e Russia mostrano posizioni sempre più simili sull’Egitto, sperano che il putsch militare contribuisca a stabilizzare la situazione. Il nuovo modello di schieramenti regionali, coinvolgente Israele e Siria, vedrebbe come azionisti USA e Russia, cosa finora impensabile.

 

–       La vittoria alle presidenziali iraniane di Rouhani e la previsione di un disgelo tra sauditi e iraniani fanno da sfondo alla coincidenza dei cambiamenti ai vertici del partito Baath al potere in Siria e ai vertici della Coalizione Nazionale Siriana.

–       Questi cambiamenti rappresentano l’ascesa dell’influenza saudita in Siria come pure in Egitto, appoggiata dagli USA, e l’eclissi dell’asse Qatar-Turchia; i Fratelli Musulmani perdono influenza nel Consiglio Nazionale Siriano.

–       La giustificazione ideologica (espressa nel messaggio del Ramadan di re saudita Abdullah) è l’approccio centrista e moderato dell’islamismo saudita contro l’estremismo, messaggio rivolto ai Fratelli musulmani in Siria e in Egitto, e ai loro sostenitori Qatar e Turchia, e che non dispiace al siriano Assad.

–       Visti i movimenti politici in atto nella regione, la Russia ha risposto con un approccio da real politik: non ha perso tempo a aprire alla giunta militare egiziana, auspicando il dialogo proprio mentre era in corso una violenta repressione contro i Fratelli musulmani, e la continuazione delle relazioni economiche.

–       la visita il 25 giugno del segretario di Stato americano, John Kerry, in Arabia Saudita rivela che il putsch egiziano era già in corso a fine giugno, e che gli Usa stavano già discutendo con i militari la transizione politica.

–       L’appoggio ai militari egiziani espresso da Usa e i loro alleati del Golfo fornisce il sostegno politico alla brutale repressione contro i FM, repressione che ha ripercussioni per la “primavera araba” nel suo insieme.

–       L’apertura della Russia alla giunta militare rientra nella sua strategia verso la Siria.

–       Israele – Usa consenzienti – apre alla mediazione russa nel Golan: dall’incontro tra il ministro Esteri russo e quello della Giustizia israeliano (riferito da Asarq Al-Awsat, giornale dell’establishment saudita) sarebbe emersa la disponibilità di Israele allo stanziamento di soldati russi, sotto bandiera Onu, nel Golan, a patto che la Russia interrompa la fornitura di missili anti-arei S-300 alla Siria.

–       Qatar, Turchia e Iran – profondamente coinvolti anche nella questione siriana – sono più isolati nella regione, dato i militari egiziani non ne gradiscono l’ingerenza nelle questioni interne egiziane.

In previsione della necessità di una prossima mediazione politica anche a fronte dello stallo militare, Assad ha prontamente acclamato il rovesciamento del governo egiziano, e rafforzato al contempo il proprio controllo sul partito Baath, sostituendone tutti i 16 dirigenti, in carica dal 2005, e rimpiazzandoli con una leva di giovani.

–       La purga del partito Baath è coincisa con il cambio al vertice del CNS, alla cui presidenza è stato nominato Ahmad Jarba, capo tribale con mentalità laica, voluto da americani e sauditi; si è dimesso il primo ministro ad interim del CNS, Ghassan Hitto, un uomo d’affari che vive in America, nominato a marzo con il sostegno di Qatar, Turchia e Usa.

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