NATUZZI: VENDOLA E I SINDACATI SMOBILITANO I PRESIDI OPERAI

Vendola e i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno smobilitato i presidi degli operai davanti agli stabilimenti del Gruppo Natuzzi con illusorie promesse. L’amministratore del Gruppo, Pasquale Natuzzi, e Confindustria Puglia hanno ringraziato, riconoscenti. Questo è il risultato della riunione di ieri 19 giugno del “tavolo” di trattativa voluto dalla Regione. Così il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha illustrato, gongolante, il “bel risultato ottenuto”: “Pasquale Natuzzi, dopo qualche ora di negoziato, ha accettato le condizioni poste dalla Regione Puglia. Ha accettato di rinviare alla data di presentazione del piano industriale, qualunque scelta riguardante l’organizzazione del lavoro”. “Abbiamo […]
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Vendola e i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno smobilitato i presidi degli operai davanti agli stabilimenti del Gruppo Natuzzi con illusorie promesse. L’amministratore del Gruppo, Pasquale Natuzzi, e Confindustria Puglia hanno ringraziato, riconoscenti. Questo è il risultato della riunione di ieri 19 giugno del “tavolo” di trattativa voluto dalla Regione.

Così il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha illustrato, gongolante, il “bel risultato ottenuto”: “Pasquale Natuzzi, dopo qualche ora di negoziato, ha accettato le condizioni poste dalla Regione Puglia. Ha accettato di rinviare alla data di presentazione del piano industriale, qualunque scelta riguardante l’organizzazione del lavoro”.

“Abbiamo proposto con grande determinazione a Pasquale Natuzzi – ha aggiunto Vendola – di fermare la giostra perché le modifiche intervenute negli ultimi giorni e gli annunci di crisi hanno determinato una situazione di grande fibrillazione e angoscia comprensibile in un territorio già attraversato da venti di crisi. Abbiamo chiesto ancora a Natuzzi, e abbiamo ottenuto, di sedersi tra una settimana al tavolo con le forze sociali perché tutti quanti dobbiamo conoscere il piano industriale, renderci conto dei problemi, capire quali sono gli investimenti e gli eventuali sacrifici e conoscere anche quale è la logica del rilancio. Il salvadanaio che abbiamo portato di 101 milioni di euro, con la sottoscrizione dell’accordo di programma, non è il salvadanaio della sopravvivenza, bensì è il salvadanaio della riqualificazione proprio per rilanciare il settore del mobile imbottito”.

Vendola ha anche chiesto a Natuzzi “di ripristinare le ordinarie relazioni industriali”. Poi ha assicurato che “la Regione Puglia, per conto suo, si impegna, già nelle prossime ore, a fare tutti i passi necessari perché siano risolte questioni antiche e che riguardano una situazione creditoria dello Stato nei confronti di Natuzzi”.

 

QUALI SONO I FATTI?

Tutti i circa 2.800 operai delle cinque fabbriche del Gruppo Natuzzi presenti in Italia (due a Santeramo in Colle, le altre a Laterza, Ginosa e Matera) sono da anni in cassa integrazione.

600 operai sono in cassa integrazione a zero ore.

Gli altri operai sono in cassa integrazione a rotazione: chi lavora una settimana, chi due, chi tre al mese.

 

Natuzzi ha detto con chiarezza che ci sono 1.900 esuberi, in pratica ha chiesto la mobilità per i 600 operai in cassa integrazione a zero ore e per altri 1.300 operai, poiché la possibilità del Gruppo di accesso alla cassa integrazione è terminata.

Gli operai Natuzzi sanno bene che mobilità significa andare fuori dalla fabbrica per sempre, che entro breve tempo saranno licenziati.

I sindacati per anni hanno ceduto alle richieste di Natuzzi di cassa integrazione per gli esuberi di turno, cercando di “contemperare” le esigenze del padrone con la quiete sociale nelle fabbriche e di porsi sempre come necessario anello di congiunzione fra padrone e operai. Il risultato è che 600 operai sono in cassa a zero ore, gli altri a rotazione, tutti alla fame.

 

Adesso Pasquale Natuzzi ha alzato la posta e scavalcato i sindacati. Senza consultarsi preliminarmente con questi ha consegnato un piano di giornate lavorative che riduce di oltre il 50% la presenza in fabbrica dei dipendenti e ha detto apertamente che gli esuberi sono 1.900, un numero mai così alto finora.

 

Gli operai in infuocate assemblee hanno gridato che non ci stanno a farsi cacciare.

I sindacati, per mantenere il proprio ruolo di mediatori nella “trattativa” e non perdere le redini del controllo sociale, facendosi scavalcare dal malcontento operaio, hanno acconsentito ad alcuni giorni di sciopero e all’organizzazione di presidi esterni alla fabbrica di Laterza e a una di Santeramo. Hanno dato indicazione di non occupare strade o altre vie di comunicazione, tanto meno le fabbriche. Hanno chiesto un tavolo di trattativa a Natuzzi, che lo ha respinto.

La Regione Puglia si è allora fatta essa intermediaria, convocando per il 19 giugno un incontro fra le parti. Un incontro dal quale non è uscito niente, solo la “grande vittoria” di Vendola per cui Natuzzi non indicherà, prima della data di presentazione del piano industriale, nessuna scelta riguardante l’organizzazione del lavoro.

Il piano industriale è un piano di riconversione delle industrie del distretto del mobile imbottito di Puglia e Basilicata ad altre attività, secondo l’accordo di programma raggiunto lo scorso febbraio che ha messo a disposizione 101 milioni di euro (di cui 40 da parte della Regione Puglia), che dovrebbero essere utilizzati per sgravi fiscali. A oggi Natuzzi non ha presentato alcun piano di riconversione. Ma ha disposto 1.900 esuberi.

Entro una settimana Natuzzi dovrebbe presentare tale fantomatico piano industriale. Ma Vendola e i sindacati gli sono venuti apertamente incontro. Vendola ha chiesto di capire “gli eventuali sacrifici”, cioè è pronto ad accettare la mobilità, magari però per un numero più basso di operai. I sindacati hanno bloccato lo sciopero e fatto prontamente rimuovere i presidi.

 

Ieri sera davanti alla fabbrica di Ginosa non c’era anima viva, davanti a quella di Laterza rimanevano due tende vuote e pochi operai rientravano a casa alla spicciolata, lasciando il presidio deserto.

Alla Natuzzi è cominciato (ma sarebbe meglio dire continua) il lavoro di logoramento degli operai che ha portato alla chiusura di numerose fabbriche, in Puglia come altrove. Il padrone punta dieci per ottenere cinque. I politici e i sindacati gli fanno ottenere quel cinque come fosse una vittoria della mobilitazione operaia.

 

Gli operai Natuzzi ieri osservavano sgomenti che i 600 in cassa a zero ore sicuramente non rientreranno mai poiché non hanno partecipato ai corsi di formazione seguiti dagli altri per passare dalle lavorazioni manuali o meccaniche (taglio delle pelli, cucitura, ecc.) a quelle computerizzate e guardano incerti al domani. Confusi dai sindacalisti venduti, sono pronti, dicono, ad accettare il contratto di solidarietà (lavorare tutti e meno), che Natuzzi con la cassa a rotazione secondo il suo comodo però di fatto già applica. Sanno che, se va bene, Natuzzi proporrà una riduzione degli esuberi, ma che questi ci saranno, “i sindacalisti già ce lo dicono”.

 

E allora perché sciogliere i presidi? È vero che lo sciopero toglie altri soldi dal già misero salario, ma senza dimostrare la propria forza gli operai vanno al carro dei sindacati e con questi al carro del padrone, preparando la propria sconfitta. La storia dell’Adelchi di Tricase, della Franzoni Filati di Trani, dell’Om Carrelli Elevatori e della Bridgestone di Bari lo dimostra in maniera che più chiara non si può.

 

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

Natuzzi 1

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