OM CARRELLI: I TAVOLI SONO FALLITI L’UNO DIETRO L’ALTRO

Se non ci fossero di mezzo la sopravvivenza e la disperazione di 220 lavoratori (180 operai e 40 impiegati) e delle loro famiglie, ci sarebbe veramente da ridere, sia pure amaramente. Da ridere su come istituzioni e sindacati recitano ad arte la parte dei falsi tribuni del popolo, su come indossano la maschera di una falsa e spregiudicata ingenuità per nascondere il loro ruolo – nei fatti – di infami difensori dei padroni, su come perseverano a implorare tavoli di confronto, tavoli di trattativa, tavoli di discussione, tavoli di verifica… All’Om Carrelli Elevatori di Bari i tavoli sono falliti […]
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Se non ci fossero di mezzo la sopravvivenza e la disperazione di 220 lavoratori (180 operai e 40 impiegati) e delle loro famiglie, ci sarebbe veramente da ridere, sia pure amaramente. Da ridere su come istituzioni e sindacati recitano ad arte la parte dei falsi tribuni del popolo, su come indossano la maschera di una falsa e spregiudicata ingenuità per nascondere il loro ruolo – nei fatti – di infami difensori dei padroni, su come perseverano a implorare tavoli di confronto, tavoli di trattativa, tavoli di discussione, tavoli di verifica… All’Om Carrelli Elevatori di Bari i tavoli sono falliti l’uno dietro l’altro. È fallita la politica dei tavoli. Gli operai sono andati dietro questa politica e hanno perso. Ora non resta loro che rompere, in metafora e di fatto, i tavoli in testa a chi a essi li ha inchiodati per due anni.

Il 5 giugno si è tenuto a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico l’ultimo incontro relativo alla vertenza Om. L’incontro ha segnato la definitiva uscita di scena dalla trattativa della inglese Frazer Nash. Così è saltato l’accordo per il quale lo scorso gennaio era stato stappato lo spumante in fabbrica, l’accordo che aveva fatto esultare per la “grande vittoria” Vendola e gli altri politici pugliesi, la combriccola dei sindacalisti di Cgil-Cisl-Uil e monsignor Cacucci. Ora tutti stanno comodi a casa propria, mentre gli operai dell’Om rimangono col culo a terra, come stanno da luglio del 2011. Chi si era illuso delle buone intenzioni altrui è servito, chi si è cullato all’ombra delle altrui promesse ora dovrà ricredersi.

 

Suscitano pietà e miseria le parole dell’assessore regionale al Lavoro Leo Caroli, per il quale “l’assenza al tavolo dei vertici Kion é molto grave, ma ancora di più é quella dell’amministratore delegato della Frazer Nash che aveva chiesto lo spostamento dell’incontro alla data odierna, proprio per potervi partecipare personalmente. Entrambi gli atteggiamenti denotano una mancanza di rispetto nei confronti del governo e delle istituzioni italiane, assolutamente inaccettabile. Il fatto che si tratti in entrambi i casi di aziende che fanno parte di multinazionali non italiane conferma tristemente il sospetto che, non supportate da qualunque senso della responsabilità sociale di impresa, le stesse si muovano in una pura e crudele logica della massimizzazione dei rispettivi profitti. Di più, l’annuncio definitivo della cessazione di ogni rapporto tra le aziende, che fa svanire il progetto industriale Frazer Nash, rappresenta una autentica canagliata nei confronti dei lavoratori, in disprezzo degli accordi e degli impegni assunti per la reindustrializzazione. Tale tradimento, ben oltre i risvolti etici e morali, é prima ancora una inadempienza ad impegni giuridicamente rilevanti, e per tali motivi abbiamo già dato mandato alla avvocatura di accertare i presupposti di una azione di risarcimento per il mancato rispetto degli stessi”.

Per i padroni responsabilità sociale di impresa significa solo spremere profitti dagli operai dove è più conveniente farlo. Se a Bari non conviene farlo, vanno altrove. Tutto qua, altro che etica e morale! E così Caroli aggiunge che “occorre fare in fretta per assicurare la prosecuzione della Cigs e garantire una copertura sociale agli oltre 220 lavoratori”. Un altro po’ di ossigeno per un annetto, per la mera sopravvivenza.

Ora per gli operai si aprono due strade: o il mesto ritorno a casa per tutti o la lotta, sia pur tardiva, per impedire la fuoriuscita dalla fabbrica degli ultimi carrelli prodotti e dei macchinari già smontati che la Kion vuole portare via. Meglio tardi che mai.

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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