TURCHIA, ECONOMIA

RASSEGNA STAMPA Collassa il “miracolo economico” di Ankara – Modificazioni in Turchia David P. Goldman + Asia Times   130423 La bomba a orologeria del debito della Turchia Spengler –  Tesi (aprile 2013): –   L’ampiezza e la repentinità del rallentamento economico turco (il Pil fermo, unico a parte l’Indonesia tra i paesi emergenti) eroderà facilmente la capacità di governare del Partito di Erdogan, l’AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi), che si basava sul successo economico anziché sull’ideologia, o   e indebolirà la possibilità di utilizzare incentivi economici per frenare il separatismo curdo e contenere l’opposizione interna. o   La riduzione del deficit dall’11% al 3% significherebbe ridurre l’import dell’8%, e di conseguenza ridurre i […]
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RASSEGNA STAMPA

Collassa il “miracolo economico” di Ankara – Modificazioni in Turchia

David P. Goldman

+ Asia Times   130423

La bomba a orologeria del debito della Turchia

Spengler

  Tesi (aprile 2013):

   L’ampiezza e la repentinità del rallentamento economico turco (il Pil fermo, unico a parte l’Indonesia tra i paesi emergenti) eroderà facilmente la capacità di governare del Partito di Erdogan, l’AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi), che si basava sul successo economico anziché sull’ideologia,

o   e indebolirà la possibilità di utilizzare incentivi economici per frenare il separatismo curdo e contenere l’opposizione interna.

o   La riduzione del deficit dall’11% al 3% significherebbe ridurre l’import dell’8%, e di conseguenza ridurre i consumi interni e forse una forte recessione.

  La forte crescita del debito bancario indica che le banche turche stanno prestando ai propri clienti solo quanto basta per pagare l’interesse sui prestiti passati, molti turchi sono intrappolati nella spirale del debito, dovendo pagare un interesse del 32% (un tasso aumentato del 20% al netto di un’inflazione al 7%) su obbligazioni di carte di credito; i consumi hanno già cominciato a calare.

  Anche il prestito bancario cresce allo stesso tasso, e quindi le imprese prendono prestiti per pagare l’interesse su vecchi debiti.

La maggior parte del prestito di $80MD a breve preso dalla Turchia dal 2010 proviene dai paesi del Golfo, che hanno un interesse strategico a preservare un paese sunnita come la Turchia.

 

  Il “miracolo economico” turco (definizione del Daily Telegraph) si basava su un’espansione su base annua del credito bancario del 40% (+30% nell’ultimo anno; 30% per le famiglie e del 40% per le imprese nel 2011) finanziato dal prestiti interbancari a breve,

  che ha prodotto un deficit del bilancio dell’11% nel 2011 e del 10% 2012, alla pari a quello dei paesi UE meridionali.

o    I mercati hanno anticipato la svolta repentina dell’economia: tra il novembre 2010 e il settembre 2011 la lira turca si è svalutata del 25%;

il mercato azionario -40% in riferimento al $.

La domanda di credito ha alimentato l’importazione, che è circa il doppio dell’export, il deficit della bilancia commerciale è del 9% del PIL.

o   Nell’export prevalgono prodotti a basso valore aggiunto: tessili, abbigliamento, elettrodomestici, mobili, auto.

o   Nell’aumento dell’import hanno prevalso i beni di consumo durevoli, +60% nel 2003-2011.

o   calati invece quelli di beni strumentali e di semilavorati per l’industria.

Squilibri economic-sociali:

nonostante il successo delle industrie a media tecnologia dell’Anatolia (tessili e lavorazioni alimentari), l’entroterra turco rimane molto arretrato, 1/5 dei matrimoni è tra consanguinei, livello simile a quello dell’Egitto; pregiudizi ideologici impediscono il lavoro femminile: il tasso di attività femminile è diminuita dal 34% nel 1988 al 22% nel 2009.

o   La disoccupazione ufficiale è del 10%, ma sarebbe del 25% tenendo conto della sotto-occupazione femminile;

o   inoltre circa il 43% dell’occupazione è in nero, contro il 18% medio dei paesi avanzati.

Invecchiamento della popolazione:

  il tasso di fertilità dei turcofoni è dell’1,5, se la tendenza demografica continua, i giovani della Turchia saranno curdi, e questo alimenterebbe la richiesta di indipendenza.

  Con la svalutazione della Lira turca – a seguito della manovra di riduzione del tasso di sconto della Banca Centrale turca ad inizio anno – è diminuita la sua capacità di attrazione di depositi in Lire degli investitori esteri,

o   ciò ha costretto la Turchia a finanziare il deficit in $.

o   La scadenza del debito estero turco è inferiore a quello medio dell’Italia (7 anni), che già preoccupa, ed èraddoppiato negli ultimi 18 mesi.

  Il debito estero complessivo della Turchia è relativamente basso, con il 40% del PIL (36% quello del governo, quello del settore privato, soprattutto a breve, è triplicato negli ultimi 4 anni),

o   ma la Turchia non sarebbe preparata a rispondere ad un forte shock economico:

o   non ha molte risorse naturali (come il Brasile o la Russia)

o   manca di capitale umano, per competere con i paesi emergenti dell’Asia: solo il 26% dei turchi ha un diploma;

o   è inoltre un’importatrice netta di generi alimentari.

  Alcuni dei maggiori mercati della Turchia sono in forte declino:

  2002-2010: la quota di MO e Nord Africa è raddoppiata dal 13% al 26%, ma i problemi economici derivanti dall’instabilità nei paesi arabi faranno diminuire l’export turco.

  Anche i problemi economici in Europa peseranno sulla ripresa turca, anche se il peso dell’export turco verso di essa è sceso nel 2005-2010 da 56% al 46%.

 

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