TESI DI APRILE

PER IL DIBATTITO In occasione del 96°anniversario delle “Tesi di Aprile” di Lenin. Materiale da portare a conoscenza ed approfondire per tutti noi operai, insieme al concetto di “Stato-Comune” espresso nel Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels ed alle lettere di Marx stesso. Giunto a Pietrogrado nella notte del 3 aprile, naturalmente solo a mio nome e con le riserve dovute alla mia insufficiente preparazione, potevo presentare alla riunione del 4 aprile un rapporto sui compiti del proletariato rivoluzionario. Il solo mezzo che avevo per agevolare il mio lavoro – e quello degli oppositori in buona fede – era […]
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PER IL DIBATTITO

In occasione del 96°anniversario delle “Tesi di Aprile” di Lenin. Materiale da portare a conoscenza ed approfondire per tutti noi operai, insieme al concetto di “Stato-Comune” espresso nel Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels ed alle lettere di Marx stesso.

Giunto a Pietrogrado nella notte del 3 aprile, naturalmente solo a mio nome e con le riserve dovute alla mia insufficiente preparazione, potevo presentare alla riunione del 4 aprile un rapporto sui compiti del proletariato rivoluzionario.

Il solo mezzo che avevo per agevolare il mio lavoro – e quello degli oppositori in buona fede – era quello di preparare delle tesi scritte. Ne ho dato lettura e ne ho trasmesso il testo al compagno Tsereteli. Le ho lette molto lentamente due volte: prima alla riunione dei bolscevichi e poi a quella dei bolscevichi e dei menscevichi.

Pubblico ora queste mie tesi personali, corredate soltanto con brevissime note esplicative, che ho esplicato assai più minuziosamente nel mio rapporto.

 

TESI

1. Nel nostro atteggiamento verso la guerra, che, da parte della Russia, anche sotto il nuovo governo di Lvov e soci, rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché minima concessione al “difensismo rivoluzionario”.

Il proletariato cosciente può dare il suo consenso ad una guerra rivoluzionaria che giustifichi realmente il difensismo rivoluzionario solo alle seguenti condizioni: a) passaggio del potere al proletariato e agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte; b) rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione; c) rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del capitale.

Data l’innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario, che accettano la guerra come una necessità e non per spirito di conquista, e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l’errore in cui cadono, svelando il capitale insolubile fra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che è impossibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale.

Organizzare la propaganda più ampia di questa posizione nell’esercito combattente.

Fraternizzare.

2. L’originalità dell’attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell’insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini.

Questo passaggio è caratterizzato, anzitutto, dal massimo di possibilità legali (fra tutti i paesi belligeranti la Russia è oggi il paese più libero del mondo), inoltre, dall’assenza di violenza contro le masse, e infine, dall’inconsapevole fiducia delle masse nel governo dei capitalisti, che sono i peggiori nemici della pace, e del socialismo.

Questa situazione originale ci impone di saperci adattare alle condizioni particolari del lavoro di partito tra le grandi masse proletarie, che si sono appena ridestate alla vita politica.

3. Non appoggiare in alcun modo il Governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo, invece di “rivendicare” – ciò che è inammissibile e semina illusioni – che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico.

4. Riconoscere che il nostro partito è in minoranza, e costituisce per ora un’esigua minoranza, nella maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunistici piccolo-borghesi, che sono soggetti all’influenza della borghesia e che estendono quest’influenza al proletariato: dai socialisti-popolari e dai socialisti-rivoluzionari fino al Comitato di organizzazione (Ckheidze, Tsereteli, ecc.), a Steklov, ecc. ecc.

Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono l’unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all’influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegarealle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica.

Fino a che saremo in minoranza, svolgeremo un’opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai, perché le masse possano liberarsi dei loro errori sulla base dell’esperienza.

5. Niente repubblica parlamentare – ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un passo indietro – ma Repubblica dei Soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto.

Sopprimere la polizia, l’esercito e il corpo dei funzionari.

Lo stipendio dei funzionari – tutti eleggibili e revocabili in qualsiasi momento – non deve superare il salario medio di un buon operaio.

6. Nel programma agrario spostare il centro di gravità sui Soviet dei deputati dei salariati agricoli.

Confiscare tutte le grandi proprietà fondiarie.

Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione di Soviet locali di deputati dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire i Soviet dei deputati dei contadini poveri. Fare di ogni grande tenuta (da 100 a 300 desiatine circa, secondo le condizioni locali, ecc. e su decisione degli organismi locali) un’azienda modello coltivata per conto della comunità e sottoposto al controllo dei Soviet dei deputati dei salariati agricoli.

7. Fusione immediata di tutte le banche del paese in un’unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai.

8. Il nostro compito immediato non è l'”instaurazione” del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai.

9. Compiti del partito:

  1. convocare immediatamente il congresso del partito;
  2. modificare il programma del partito, principalmente:
    1. sull’imperialismo e sulla guerra imperialistica;
    2. sull’atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello “Stato-Comune”
    3. emendare il programma minimo, ormai invecchiato;
  3. cambiare il nome del partito

10. Rinnovare l’Internazionale.

Prendere l’iniziativa della creazione di un’Internazionale rivoluzionaria contro i socialsciovinisti e contro il “centro”

Affinché il lettore capisca per quale motivo ho dovuto sottolineare come una rara eccezione il “caso” degli oppositori in buona fede, io invito a confrontare con queste tesi la seguente obiezione del signor Goldenberg: Lenin “ha issato la bandiera della guerra civile in seno alla socialdemcrazia rivoluzionaria” (citato nel n°5 dell’Edinstvo  del signor Plekhanov).

Non è una perla?

Scrivo, leggo, ribadisco: “Data l’innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario… e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l’errore in cui cadono…”

Ma i signori della borghesia, che si dicono socialdemocratici e non sono né i larghi strati né i rappresentanti delle massedifensiste, riferiscono imperturbabili le mie opinioni in questa forma: “Ha issato (!) la bandiera (!) della guerra civile” (di cui non ho fatto parola nelle tesi o nel rapporto) “in seno (!!) alla socialdemocrazia rivoluzionaria…”.

Che cos’è questa roba? Che differenza c’è tra questo e l’istigazione dei pogrom, tra questo e la Russkaia Volia?

Scrivo, leggo, ribadisco: “i Soviet dei deputati operai sono l’unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all’influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegarealle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica”.

Ma gli oppositori di un certo tipo presentano le mie opinioni come un appello alla “guerra civile in seno alla socialdemocrazia rivoluzionaria”!!

Ho attaccato il Governo provvisorio perché non ha fissato un termine, né vicino né lontano, per la convocazione dell’Assemblea costituente, cavandosela con vuote promesse. Ho dimostrato che, senza i Soviet dei deputati degli operai e dei soldati, la convocazione dell’Assemblea costituente non è garantita e il suo complesso è impossibile.

E si pretende che io sia contrario alla più sollecita convocazione dell’Assemblea costituente!!

Direi che queste affermazioni sono “deliranti”, se decenni di lotta politica non mi avessero insegnato a considerare la buona fede degli oppositori come una rara eccezione.

Il signor Plekhanov ha scritto nel suo giornale che il mio discorso è “delirante”. Benissimo, signor Plekhanov! Ma guardate quanto siete malaccorto, maldestro e poco perspicace nella vostra polemica. Se per due ore ho detto cose deliranti, come mai centinaia di ascoltatori hanno tollerato il mio “delirio”? E poi perché il vostro giornale consacra un’intera colonna a questo delirio? Tutto questo zoppica, zoppica molto.

Certo, è molto più facile gridare, ingiurare, strepitare che tentar di esporre, chiarire, ricordare in che modo abbiano ragionato Marx ed Engels, nel 1871, nel 1872 e nel 1875, sull’esperienza della Comune di Parigi e sui caratteri dello Stato di cui il proletariato ha bisogno.

L’ex marxista signor Plekhanov, probabilmente, non vuole ricordarsi del marxismo.

Ho citato le parole di Rosa Luxemburg, che il 4 agosto 1914 definì la socialdemocrazia tedesca un “fetido cadavere”. I signori Plekhanov, Goldenberg e soci “si sono risentiti”… per conto di chi? Per conto degli sciovinisti tedeschi, che sono stati chiamati sciovinisti!

Eccoli in un bell’imbroglio, poveri socialsciovinisti russi, socialisti a parole e sciovinisti nei fatti!

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