QUESTIONE DI NOMI, QUESTIONE DI TRASFORMISMO

I borghesi si divertono al gioco delle parti, i proletari fanno la fame È tutta una questione di nomi, solo una banale e brutale questione di nomi. Il resto è solo chiacchiere, uno spietato gioco delle parti sulla pelle della credulità di chi spera in un rinnovamento sociale senza la fatica di mettere sottosopra tutta la società e rovesciare cielo e terra. A chi non si è coperto preventivamente gli occhi del pensiero critico col prosciutto del pregiudizio è stato chiaro sin dall’inizio che il polverone delle diatribe fra politici e parlamentari vecchi e nuovi consisteva solo in una […]
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I borghesi si divertono al gioco delle parti, i proletari fanno la fame

È tutta una questione di nomi, solo una banale e brutale questione di nomi. Il resto è solo chiacchiere, uno spietato gioco delle parti sulla pelle della credulità di chi spera in un rinnovamento sociale senza la fatica di mettere sottosopra tutta la società e rovesciare cielo e terra.

A chi non si è coperto preventivamente gli occhi del pensiero critico col prosciutto del pregiudizio è stato chiaro sin dall’inizio che il polverone delle diatribe fra politici e parlamentari vecchi e nuovi consisteva solo in una squallida disputa fra nomi dei possibili futuri governanti. Niente di più, niente di meno. D’altra parte, non è stato sempre così nella storia repubblicana dell’Italia?

Il Pd sbandiera i propri nomi e si sconquassa al proprio interno sulla definizione dei vecchi e nuovi nomi, da Bersani e Renzi, da Civato a Finocchiaro. Il Pdl spinge come testa d’ariete il nome di Berlusconi e, solo dopo il duce supremo, un codazzo di altri nomi pronti a governare in qualsiasi modo e con chiunque, purché governino. Anche Scelta civica ha un nome importante da proporre, Monti, e, dopo esso, una lunga lista di industriali, banchieri e uomini della finanza. Il M5S è il più incazzato sui nomi, non ne vuole sentire di vecchi nomi, ne vuole di nuovi, nuovissimi, fino a invocare la guida del governo per metterci i nomi dei propri accoliti.

 

Napolitano li ha messi tutti d’accordo svelando il “re nudo”, ciò che tutti sanno e tutti fanno finta di non vedere e di non sapere. Premessa: il governo Monti è e rimarrà in carica finché non se ne farà uno nuovo e si appresta a varare manovre di carattere economico importanti e in linea con decisioni assunte dall’Unione europea, cioè dalla borghesia unita europea, “manovre che non possono attendere e sulle quali non si può transigere”. Passo successivo: il nuovo governo “sarà chiamato a prendere altre misure sempre in linea con l’Unione europea”, non a caso una delle due commissioni di saggi è costituita proprio da esperti economisti.

 

Tutte le forze politiche hanno mostrato disponibilità verso l’inconsueto passo istituzionale compiuto da Napolitano. Anche l’M5S per bocca del capogruppo al Senato Crimi ha espresso interesse per questa novità e auspicato “un serio ed effettivo cambiamento di nomi, che segni uno stacco col passato”. Forse i nomi dei 10 “saggi” non sono proprio nuovi, forse neanche i membri di un futuro governo saranno nuovissimi o forse lo saranno, chissà! In realtà non importano i nomi, ma gli interessi di classe.

 

La borghesia ha una enormità di politici, economisti, finanzieri, intellettuali, nuovi e nuovissimi da mettere in gioco, ha sempre cavalli freschi da far correre: ma tutti organici ai suoi interessi, tutti ben pagati e coerenti con i suoi piani. Ne ha di nomi da proporre, per accontentare chiunque e anche i più riottosi dell’M5S. Può proporre anche i nomi di personaggi dentro l’M5S o più o meno vicini a esso. Per sopravvivere la borghesia è pronta a rinunciare a chiunque, ma non a se stessa, a proporre chiunque purché riproponga se stessa, a trasformarsi e mostrarsi di essere per rimanere sempre se stessa.

Quale nuovo o nuovissimo nome, anche proposto dall’M5S, si spenderebbe per un governo che, come programma minimo, blocchi tutti i licenziamenti, dia lavoro a tutti i disoccupati, raddoppi, come minimo, il salario per tutti gli operai, triplichi le pensioni da fame degli operai, e in pari tempo elimini stipendi e pensioni d’oro? Quale nuovo o nuovissimo nome, anche proposto dall’M5S, si spenderebbe per un governo operaio che espropri agli industriali le industrie, ai banchieri le banche, ai capitalisti agrari le terre, che ponga tutta la produzione di merci, di servizi e di cultura sotto il controllo degli operai, che affranchi le masse operaie e popolari italiane dalla “tutela” economica e dal comando politico della borghesia unita europea?

Nessun nuovo o nuovissimo nome si batterebbe per questi obiettivi, per nessuno di essi. Perché né la grande borghesia in crisi e i suoi rappresentanti nel Pd, nel Pdl, in Scelta civica e in altri partiti, né la piccola borghesia rovinata dalla crisi e i suoi rappresentanti nell’M5S (che ne interpreta pienamente la rabbia per la rovina economica e sociale in cui è precipitata) e in altri partiti, hanno alcun interesse a condividerli. Farlo sarebbe la propria fine!

Per gli operai, per i proletari ridotti alla fame è invece esattamente il contrario: non interessano i nomi, contano solo i fatti, solo la necessità di liberarsi una volta per sempre dalle catene dello sfruttamento e della sottomissione al giogo dei padroni.

SPARTACUS

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