INTERVISTA AD OPERAIO DI POMIGLIANO IN TRASFERTA ALLA SEVEL …
Dal gruppo Facebook “Lavoratori Val di Sangro”
Alla
Sevel la situazione è diversa rispetto a Pomigliano. Lavorano tutti
e prendono anche premi e l’occupazione è in crescita.
–
Alla Sevel si lavora e aumenta l’occupazione. Ma per gli operai
non è il paradiso che può apparire. Si lavora tanto e male. Uno
potrebbe credere che essendo lo stabilimento migliore della FIAT in
Italia, le cose vadano meglio. Invece vanno peggio. Si lavora in
condizioni peggiori che a Pomigliano, ma con gli stessi ritmi e
quindi le conseguenze sul nostro fisico sono ancora più pesanti. A
Pomigliano quelli che lavorano al montaggio della panda sono già
vecchi prima di arrivare a cinquant’anni. Non ce la fanno più con
quei ritmi e quella fatica. Quelli di noi che vengono dalla linea di
montaggio di Pomigliano sono in grande difficoltà sulle linee del
ducato alla Sevel, e siamo gente abituata a far andare le mani. Il
che significa che qui invecchi ancora prima che a Pomigliano.
Da
quello che dite sembra di parlare di una fabbrica di altri tempi.
–
E forse è proprio così. L’ergonomia, termine tanto utilizzato
dalla FIAT, qui non esiste. Le postazioni sono tutte uguali, non
vengono adattate per poter sfruttare meglio le caratteristiche del
lavoratore che ti fanno lavorare di più, è vero, ma almeno non ti
spacchi giunture e schiena velocemente. Qui lavori lo stesso tanto e
fai la produzione, ma in condizioni fisiche più disagiate. Qualcuno
di noi guardando la produzione che facciamo dice che è il modo di
lavorare a Pomigliano quando facevamo l’alfa 33, decine di anni
fa.
Che
turni si fanno?
–
Si fanno tre turni. Praticamente non ci sono ferie per gli operai
del posto. Qualcuno ci ha detto che andiamo lì
anche per far andare in ferie qualcuno di loro. La cosa buona
dell’organizzazione del lavoro è che hanno conservato la mensa
durante il turno e non l’hanno messa alla fine come a Pomigliano,
questo ti fa respirare un po’.
Vi
aspettavate qualcosa di diverso?
–
Siamo operai e sappiamo come vanno le cose in fabbrica. D’altra
parte i capi che ci hanno accolto ci hanno dato subito il biglietto
da visita: qui si lavora così e molto, voi siete qui perché avete
bisogno, chi non resiste può tornarsene da dove è venuto.
Se
doveste definire la vostra condizione con poche parole cosa
direste?
–
Ne possiamo utilizzare anche una sola: schiavi.
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