Due operai in pericolo di vita. La RSU aveva già denunciato le condizioni di forte insicurezza in cui si lavorava. Erano sul tavolo del Prefetto, dell’ispettorato del lavoro, del sindacato territoriale ma nessuno è intervenuto. Ora gli ipocriti si indignano.
In
barba ai protocolli sulla sicurezza sbandierati ai quattro venti da
Confindustria, sindacati, prefetture ed enti locali, la situazione
sicurezza nelle fabbriche resta un mito irraggiungibile. La smentita
a tutte le menzogne contenute nei protocolli sicurezza è arrivata,
in piena pandemia, dalla 3v Sigma (industria chimica di porto
Marghera). Un incendio di proporzioni gigantesche, provocato
dall’esplosione di un serbatoio di mille metri cubi di sostanze
chimiche, è costato il ricovero in gravi condizioni di due operai
mentre altri 4
operai sono rimasti gravemente intossicati.
La
cosa grave di questa vicenda sta nel fatto che malgrado le denunce
degli operai sulle condizioni di lavoro in questa fabbrica, queste
erano
e sono state completamente inascoltate. Una denuncia in particolare
dimostra come appunto sindacati territoriali e istituzioni se ne
siano fregati allegramente di quanto stava succedendo in quella
fabbrica. Era
stata fatta l’anno scorso e riguardava la sanificazione
dell’abbigliamento da lavoro che avveniva in modo del tutto
improvvisato. Senza nessuna precauzione da parte della direzione
aziendale e senza che fosse affidata a ditte specializzate.
Denunciavano gli operai che l’azienda faceva lavare le tute in due
lavatrici domestiche, senza nessuna precauzione all’interno di un
capannone e poi gli indumenti venivano fatti asciugare sopra tubi
coibentati dentro un impianto che tratta sostanze chimiche.
Le
RSU della fabbrica denunciava ore di lavoro in eccesso e turni di
riposo saltati, chiedendo nuove assunzioni per far fronte alla
carenza di organico e ridimensionare i turni. «A
luglio dell’anno scorso avevamo scioperato. Noi dal Prefetto a
dichiarare materiale infiammabile accatastato. La ditta non ci ha
risposto. Ciò che fa più rabbia è che l’azienda era a conoscenza
della precarietà dei magazzini in cui erano conservate merci
pericolose».
Ma
le
denunce alla Prefettura da parte degli operai come sempre non vengono
prese in considerazione, ed anche in questo caso, malgrado sia stata
una denuncia circostanziata sulle linee antincendio che non
funzionavano e sull’accatastamento di prodotti chimici pericolosi,
non ha sortito nessun risultato.
La dimostrazione che le
denunce formali agli organi dello Stato come sempre finiscono in
nulla e non servono a niente, anche perchè la Prefettura registra ma
si guarda bene dall’intervenire per fermare la macchina produttiva.
Altro che Prefettura super partes, nella realtà i prefetti sono
abituati a chiudere entrambi gli occhi di fronte ai lauti profitti
dei padroni ed ai loro mezzi per ottenerli.
Ma la responsabilità
va anche attribuita ai capi del sindacato confederale che in questi
anni per non disturbare troppo i padroni ed i loro profitti, si sono
ben
guardati
dall’organizzare scioperi e fermate e dal mobilitare gli operai
contro l’assenza della sicurezza nelle fabbriche.
Fenomenale la
dichiarazione di Francesco Coco della segretaria metropolitana della
Femca Cisl, che per gli interessi del suo ipotetico cadreghino in
qualche partito politico, una volta finita la carriera nel sindacato,
afferma: «Marghera
è diventata un fiore all’occhiello in termini di sicurezza per la
chimica».
Il rogo dell’altro giorno ne è la conferma!
Ma non basta, di
fronte al fumo propagatosi dal gigantesco rogo che ha ammorbato
l’intera città di Marghera, la politica, per i suoi interessi di
bottega, non si è lasciata scappare l’occasione rilasciando
dichiarazioni roboanti per imbonirsi la cittadinanza. Come sempre i
partiti politici borghesi sono sempre pronti a intraprendere
interrogazioni parlamentari in favore, non della salute e della
sicurezza degli operai in fabbrica, ci mancherebbe, ma per difendere
la cittadinanza dall’inquinamento prodotto dal rogo che,
indistintamente, avrebbe potuto colpire borghesi grandi e piccoli,
commercianti, bottegai, preti suore e tutta la congrega di mangia
pane a tradimento.
Fa nulla se gli operai quel fumo e quei
prodotti chimici siano stati costretti in anni e anni di lavoro ad
inalarli tutti i giorni, costretti
a
respirare schifezze che hanno minato il loro fisico. L’importante è
che le schifezze siano sempre circoscritte alla fabbrica senza mai
varcarne i cancelli e che, passate l’emergenze, le tragiche
violazioni della sicurezza sul lavoro e le morti operaie in
fabbrica, tutto sia frettolosamente dimenticato e tutto torni
velocemente alla consueta massima produttività per garantire ai
padroni del vapore, ai loro servetti ed ai loro lacchè il massimo
del profitto che gli consenta
di continuare a fare la bella vita.
D.C.
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