SINDACALISTI CRUMIRI CONTRO GLI SCIOPERI OPERAI

Piaggio, Electrolux, delegati operai organizzano scioperi contro la mancanza di misure di sicurezza. Alla Piaggio, al posto di unirsi contro il nemico comune e favorire l'unità degli operai, i sindacalisti di FIM, UILM, UGL e anche USB fanno i crumiri. La concorrenza fra parrocchie sindacali è diventata insopportabile.
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Piaggio, Electrolux, delegati operai organizzano scioperi contro la mancanza di misure di sicurezza. Alla Piaggio, al posto di unirsi contro il nemico comune e favorire l’unità degli operai, i sindacalisti di FIM, UILM, UGL e anche USB fanno i crumiri. La concorrenza fra parrocchie sindacali è diventata insopportabile.


Che gli interessi dei padroni siano inconciliabili con quelli degli operai e con il benessere collettivo era evidente anche prima dell’emergenza determinata dal Covid-19. Con la pandemia, tuttavia questa inconciliabilità ha assunto una ulteriore drammatica evidenza manifestatasi grottescamente con la pretesa chiusura delle cosiddette produzioni “non essenziali”. Come denunciato su questo giornale, (SONO LORO GLI UNTORI) nelle zone dove il contagio (ed i morti) si è diffuso maggiormente gli operai delle produzioni “essenziali e non”, sono stati obbligati a lavorare. Sono stati i padroni gli untori!
Le uniche fabbriche che hanno fermato la produzione lo hanno fatto, per la gran parte, obbligate dalla mancanza di componenti dovuta al blocco della produzione nei paesi extraeuropei e dal blocco internazionale dei trasporti merci. Non ne potevano fare a meno. Ma il profitto dei padroni era e rimane essenziale nella società da loro dominata.
Istituzioni locali, governo e comitati scientifici rinnovano in queste ore, gli appelli a non sottovalutare i pericoli della fase 2. Appelli rivolti agli aspetti della vita sociale (tempo libero, sport, asporto alimentare, ecc.) mentre, sui pericoli alla salute degli operai, derivanti dalla ripresa generale della produzione industriale, edilizia e dei trasporti, l’opposizione e il governo dei padroni tacciono. E gli operai?
La ripresa della produzione non è uniforme, il reparto automobilistico (Sevel esclusa) ha comandato al lavoro alcune centinaia di addetti. Nelle fabbriche gli operai, laddove comandati, hanno dovuto ripresentarsi al lavoro, trovando protocolli di sicurezza firmati dai sindacalisti compiacenti e dettati dalle esigenze produttive dell’azienda. Sindacalisti che hanno evidentemente subordinato gli interessi e la salute degli operai al profitto del padrone. Che fare di fronte a questa situazione? Arroccarsi rifiutando il rientro in fabbrica solo a certe condizioni di sicurezza? Appare scontato che così facendo gli operai ribelli rischiano di perdere il contatto con la realtà concreta dello scontro con i padroni.
In alcune realtà, invece, pur ripresentandosi al lavoro delegati e operai combattivi non hanno accettato l’azione combinata di padroni e sindacalisti compromessi.
Alla Piaggio di Pontedera, per esempio, gli operai il 4 maggio sono rientrati senza porre alcuna pregiudiziale, saggiamente hanno valutato che i rapporti di forza non erano tali da imporne, dopo oltre un mese di chiusura. Le condizioni e le forze dovevano essere verificate sul campo. Le RSU, comunque, dagli incontri precedenti l’apertura, erano consapevoli in quali condizioni di sicurezza si sarebbe svolta la produzione. Il protocollo veniva, infatti, firmato da tutti i sindacalisti distaccati e le RSU, esclusi i rappresentanti operai Fiom e USB.
Con la connivenza di tutte le sigle sindacali (USB e burocrazie Fiom incluse) ad un delegato operaio Fiom veniva negato l’accesso a questi incontri. In questa fase e successivamente, alla ripresa della produzione, venivano avanzate dal gruppo degli operai Fiom diverse richieste che, supportate da pareri medico- scientifici indipendenti, da direttive INAIL e da comitati tecnici istituiti dal governo, avrebbero reso meno pericolosa e faticosa la permanenza in produzione. Tutte le proposte avanzate non venivano prese minimamente in considerazione né dall’azienda, né tantomeno dai sindacalisti presenti. Dopo due giorni di verifica delle condizioni di sicurezza in produzione, ritenendo l’uso dei DPI e le distanze sulle linee inadeguate e insopportabili, i delegati operai Fiom proclamano 2 ore di sciopero a fine turno per giovedì 7 e venerdì 8, mantenendo l’azienda inalterate le proprie posizioni. Ai delegati dell’’Unione Sindacale di Base (USB) presente in Piaggio, viene chiesta formalmente l’adesione allo sciopero, adesione che negano sfilandosi in attesa dell’incontro con l’azienda il giorno successivo, giovedì 7. L’azienda non ha comunque intenzione di cambiare idea, anzi con arroganza e con la ossequiosa connivenza di tutti gli altri sindacalisti (burocrati Fiom e massimalisti dell’USB inclusi), esclude dall’incontro tutta la rappresentanza di fabbrica della Fiom che in risposta conferma lo sciopero per giovedì e venerdì. La pressione delle gerarchie di fabbrica, affinché non aderiscano allo sciopero, si concentra soprattutto sugli operai con contratto a termine. Un segno di nervosismo e debolezza da parte del padrone.
Lo sciopero di due ore il giovedì e di tre ore il venerdì blocca le linee di produzione, i delegati dell’USB come Fim, Uilm e Ugl oltre a non aderire formalmente allo sciopero sono rimasti all’interno della Piaggio mentre molti dei loro iscritti hanno partecipato allo sciopero. I delegati USB di fatto, in questa vertenza, si sono collocati dalla parte di Colaninno e dei sindacalisti filopadronali. Una scelta che evidenzia come per esigenze di parrocchia si possa incrinare, di fronte al padrone, l’unità degli operai ribelli. Una scelta quella di USB che gli operai non dimenticheranno facilmente.
Il successo dello sciopero proclamato dagli operai combattivi della Piaggio di Pontedera (Pi) e della Electrolux di Susegana (Tr) sulle condizioni di lavoro al tempo del Covid-19 indicano un percorso a tutti gli operai che riconoscendo l’inconciliabilità tra profitto dei padroni e salute non vogliono accettare il servilismo dei sindacalisti compromessi ed il diktat della produzione a tutti i costi. L’arroganza ed il nervosismo palese di padron Colaninno sono dettati dalla paura del contagio, il contagio della lotta che lo colpisce dove più duole, il portafoglio!!
M.C.

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